Lo storico ex presidente della Cantina Sociale che per oltre 50 anni, raccoglie le lamentele di molti viticoltori, sollevando una questione particolarmente sentita e di fondamentale importanza
MONTEFIASCONE – Mario Trapè, storico ex presidente della Cantina Sociale che per oltre 50 anni ha guidato la società, torna a parlare delle problematiche che ora affliggono l’azienda che aveva lasciato “con i conti in ordine e fondamentali investimenti appena effettuati”.
Oggi, a pochi giorni dall’insediamento del nuovo consiglio della Cantina Sociale, che non vede tra le sue fila Trapè, l’azienda sembra aver già raccolto alcuni problemi di gestione. Contattato da noi al telefono, l’ex presidente e storico politico falisco, ci spiega nello specifico cosa c’è che – a suo dire – non starebbe andando per il verso giusto. “Attualmente si sta pagando l’acconto del 2024 e la Cantina sta acquistando le uve dei viticoltori a € 10 al quintale per la D.O.C., € 7 al quintale per l’uva rossa dei Colli Etruschi e € 5 al quintale per l’uva da tavola, quella sempre ottima ma non certificata, fondamentale per moltissime attività. Ecco, quest’ultimo dato è preoccupante perché acquistandola a soli 5 euro non si permette al viticoltore di avere un guadagno, di coprire i costi. È ingiusto, non è dignitoso e si rischia di creare una vera crisi per tutto il comparto. All’agricoltore deve essere data la possibilità di rientrare delle spese, tra cui la manodopera. Non era mai successo in oltre 50 anni che venisse pagata così poco”.
Ma come poi Mario Trapè ci permette di comprendere, i problemi della Cantina Sociale non si fermano al prezzo troppo basso delle uve. Ci sarebbe, infatti, una vera e propria trascuratezza del patrimonio che l’ex presidente aveva contribuito a lasciare “in eredità” ai futuri componenti del consiglio di amministrazione e a tutti i soci. Nel particolare, come molti camperisti confermano, l’area camper è attualmente in stato di abbandono e anche il depuratore non sarebbe funzionante. “È un vero dispiacere venire a conoscenza di questi problemi – afferma Trapè – Eppure ci eravamo dati tanto da fare per quella zona, così come per il depuratore che era stato rimesso a nuovo da una ditta specializzata. Un vero peccato sentire anche quotidianamente minacce di vendita del chiosco bar, che sarebbe un fiore all’occhiello. Questa è trascuratezza e mancanza di cura del patrimonio della Cantina”.
Solo a marzo, poco dopo la uscita dal consiglio, Trapè ci spiegava come l’azienda veniva lasciata con un patrimonio solido con terreni e fabbricati, comprendente circa due ettari situati sul fronte stradale della Cassia Roma – Siena. Ricca di un’area area camper, indicata sul piano regolatore, e di un bar chiosco. Un patrimonio che Mario Trapè aveva sanato completamente, curandolo negli anni e nel totale rispetto delle leggi e delle norme nelle sue lunghe esperienze anche come sindaco di Montefiascone. Una rarità considerato che molte cantine, anche ben note, hanno invece dovuto chiudere i battenti per fallimento al momento della vendita, quando in vari casi sono emersi casi di abusivismo davanti al notaio.
Nonostante questo, Trapè preferisce concentrarsi sulla questione delle uve. “La gestione del patrimonio, tuttavia, è secondaria al problema più grave del prezzo di acquisto dell’uva – sottolinea ancora – La Cantina non può comportarsi in questo modo nei confronti dei viticoltori. Da gennaio, quando avevo lasciato tutto in ordine e la cantina piena di vino, nessuno si è mai fatto sentire, neanche per chiedermi un consiglio. Magari avrei potuto aiutare a evitare questi problemi, anche perché voglio ricordare a tutti come io non abbia scelto di andarmene autonomamente. Sono anzi stato allontanato, per la dimissione di alcuni consiglieri e senza chiarimenti, cosa che mi ha impedito di terminare il mio naturale mandato che si sarebbe concluso a dicembre 2025”.