Sono più di vent’anni, da quando sono qui, che sento parlare di Viterbo città turistica: ma non ho mai visto seguire da amministrazioni e classi dirigenti un percorso in grado di rendere reale e credibile la suddetta definizione.
Ed anche la vetus urbs frontiniana, che il mondo avrebbe dovuto conquistare, non l’abbiamo vista altro fare che autopromozione, campanilismo facile, populismo trito e ritrito, banalizzazione del tema: la città dei papi si trova ancora a dover fare i conti con una presenza di visitatori sempre relativa nei numeri, sporadica, casuale più che altro, non significativa.
Ho visto sciorinare numeri e percentuali come se piovesse, un po’ di meno, un po’ di più, ma mai affrontare seriamente la questione con professionalità, progettualità e idee chiare.
Viterbo non ha un brand, non è definibile come città di quello e di quell’altro: è un polpettone di potenzialità, mai messo a fuoco e cotto a puntino, che favorisce una presenza turistica residuale, non organizzata, di passaggio più che altro, verso altre mete dotate di maggiori attrattive.
E lo stesso largo anticipo con il quale quest’anno è stata messa in piazza la Macchina di Santa Rosa dimostra come nel capoluogo della Tuscia si ragionisempre per scorciatoie o possibili furbate: poi usare turisticamente il simbolo di una festa religiosa secolare vuol dire solo togliere solennità all’evento e depotenziarne al massimo il fascino.
Se una città che potrebbe essere conosciuta come “dei Papi” o “medievale” si aggrappa all’unica manifestazione mistico-popolare che ha per spingere i visitatori nelle sue mura, vuol dire che non ha la benchè minima idea di come approcciare il turismo e va avanti alla giornata non lavorando su se stessa.
In un quadro così desolante tantopiù sconcertano i trionfalismi della sindaca che ha una visione tutta sua ed auto-elogiativa di tutto, dove altri rappresentanti delle istituzioni precedenti furono almeno capaci di abbracciare l’understatement o il silenzio,
Ma il campanilismo populista non ha forza, si spegne nei suoi limiti e nelle sue illusioni costruite a tavolino, la verità è già visibile e lampante davanti agli occhi di tutti i cittadini.
(pasquale bottone)