Al DiVino Etrusco taglio del nastro senza Provincia né Regione: “Tarquinia libera” ma sempre più sola

Il DivinoEtrusco è come la festa di Montedoro: “Fanno tutto tra de loro”. Gaffe e sgarbi istituzionali trasformano uno degli eventi più importanti dell’anno in una barzelletta

TARQUINIA – L’edizione 2025 del DiVino Etrusco verrà ricordata non per i vini, non per l’organizzazione impeccabile di Pro loco e Fisar Tuscia Viterbese, ma per un primato ben meno invidiabile: la “sagra della gaffe” firmata dal Comune.

Un vero peccato, perché il cuore della manifestazione funziona alla perfezione. A stonare, come sempre più spesso accade, è la gestione politica.

Dopo le dichiarazioni “rilassate” del sindaco Francesco Sposetti (quello che, con candore disarmante, ha raccontato di aver inaugurato la scorsa edizione da positivo al Covid) è arrivata un’altra perla da aggiungere alla collezione della giunta “rivoluzionaria”, meglio nota come “Tarquinia libera” (a parole, non nei fatti).

Giovedì 21 agosto, al taglio del nastro, mancava qualcosa di fondamentale: tutte le autorità provinciali e regionali. Niente presidente della Provincia Alessandro Romoli (Forza Italia), nessun assessore regionale viterbese: né Panunzi (Pd), né Sabatini o Zelli (FdI). Tutti volti abituali degli eventi della Tuscia, tutti assenti.

La “foto ricordo” di quest’anno parla da sola: pochi sorrisi, qualche assessore comunale, un paio di rappresentanti dell’Università agraria. E il vuoto. Secondo fonti affidabili, il Comune avrebbe dimenticato di invitare chiunque non appartenesse alla sua ristretta “cerchia di potere”.

Risultato: l’ennesimo sgarbo istituzionale, che rischia di bruciare rapporti preziosi con Provincia e Regione. Ma forse è proprio questa la nuova filosofia: chiudersi, isolarsi, e chiamarlo “rivoluzione”.

Del resto, gli elettori che hanno cambiato casacca per regalare alla città questo “splendido destino” non possono certo lamentarsi: “Tarquinia libera” significa anche “Tarquinia sempre più sola”.