Irruzione della Digos, nel pomeriggio, in un appartamento di via Santa Rosa: all’interno due uomini di origine turca con una mitragliatrice, una pistola e dei caricatori. Alle basi del gesto un possibile attentato o un traffico di armi
VITERBO – Una possibile tragedia dalle dimensioni enormi è stata fortunatamente sventata.
Nel pomeriggio di oggi, mercoledì 3 settembre, la Digos di Viterbo ha fatto irruzione in un appartamento di via Santa Rosa.
All’interno, secondo le prime ricostruzioni, si trovavano due uomini di origine turca in possesso di alcune armi: una mitragliatrice, una pistola e dei caricatori. La loro intenzione, probabilmente, era quella di compiere un attentato durante il Trasporto serale della Macchina di Santa Rosa, approfittando delle migliaia di persone che ogni anno affollano le strade per assistere all’evento.
Determinante è stata la segnalazione di un cittadino viterbese che aveva notato movimenti sospetti nell’abitazione. L’appartamento si affaccia proprio sulla celebre salita percorsa al termine del Trasporto, quando la Macchina raggiunge il Santuario.
I due uomini sono stati immediatamente condotti in Questura, dove gli interrogatori si sono conclusi intorno alle 22. Si sospetta che possano avere legami con il cittadino turco ricercato a livello internazionale e arrestato a fine agosto sempre a Viterbo: un leader criminale dedito al riciclaggio e ad altri reati violenti, anche mediante l’uso di armi. Proprio il traffico di armi potrebbe rappresentare un’altra pista per le indagini qualora non si trattasse di attentato.
Il presunto attentato di questa sera, dunque, è stato evitato. Questa vicenda spiega anche il motivo delle luci comunali rimaste accese durante il Trasporto: una decisione che i cittadini avevano accolto con polemica, ma che rispondeva a precise esigenze di sicurezza.
Il Trasporto, per alcuni attimi, è stato davvero a rischio, ma la straordinaria operazione condotta dalla Digos e dalla Polizia di Stato ha permesso che si svolgesse regolarmente, scongiurando una possibile strage. Il fascicolo dell’accaduto è ora nelle mani del procuratore della Repubblica Massimiliano Siddi.