Il presidente della Provincia, Alessandro Romoli, versione Sherlock Holmes
VITERBO — E niente: nella provincia dei leoni rampanti e delle rotonde eterne, è partita l’operazione più avvincente dell’autunno amministrativo: “Caccia alla Talpa”. Pare che, dopo la pubblicazione dell’avviso per lo specialista di polizia provinciale, qualcuno abbia sussurrato troppo forte nei corridoi, e la notizia sia scivolata fuori prima del dovuto — addirittura con profezia incorporata sul vincitore.
Il presidente Alessandro Romoli, versione detective col cappello a quadretti (cit. vignette locali), ha imbracciato la lente d’ingrandimento e ha ordinato indagini interne: “Non cerchiamo il merito, cerchiamo la talpa”. Che poi, detta così, è quasi un programma politico.
Manuale pratico del clientelismo (edizione tascabile)
Capitolo 1: Il concorso che non sorprende nessuno
Quattro candidati, una sedia. La matematica direbbe 25% di chance a testa. La geografia locale obietta: dipende dal CAP. Il sentiment di corridoio, invece, è alle stelle: “C’è già il nome!” dicono i veggenti della burocrazia. La commissione si insedia oggi, ma molti hanno già segnato in agenda il giorno della fumata bianca.
Capitolo 2: La meritocrazia a orologeria
In teoria vince chi è più bravo. In pratica, vince chi è più bravo a non sorprendere: curriculum giusto, esperienza giusta, riferimento giusto, magari guida anche bene la macchina. Il resto è folclore, come le buste sigillate con lo scotch di casa e la traccia del tema che somiglia terribilmente alla traccia delle telefonate della settimana prima.
Capitolo 3: La talpa come parafulmine
Se il palazzo perde credibilità, si cerca la talpa. Non la causa, non il metodo, non il clima per cui ogni atto pubblico viene vissuto come una tombola truccata. No: la talpa. Così, anche stavolta, la colpa è del mormorio, non dell’eco che lo moltiplica.
Quattro candidati, un copione
Il Candidato 1 arriva preparatissimo: codici, normative, procedure.
Il Candidato 2 arriva preparatissimo: ai saluti.
Il Candidato 3 arriva con la calma di chi “tanto si sa”.
Il Candidato 4 arriva davvero ingenuo: crede che valga la pena provarci.
Tra questi c’è Il Vincitore: presente, e per molti già noto. La leggenda dice che si presenti solo per firmare — con penna nuova, offerta da qualcuno che tiene alla forma più che alla sostanza.
L’indagine che non indaga
Mentre si cercano talpe, nessuno osserva le gallerie scavate da decenni: quelle consuetudini che trasformano i concorsi in percorsi guidati. Gli orari delle prove sussurrati ai “curiosi”, le FAQ personalizzate, il “tranquillo, ci vediamo là” che vale più di qualunque simulazione.
La domanda è semplice: perché in provincia ogni concorso somiglia a una rimpatriata tra amici?
La risposta pure: perché il sistema premia la familiarità e punisce l’estraneità. La bravura? Utile, ma non necessaria.
Elogio del rumorista
In un mondo normale, chi fa trapelare indiscrezioni prima di un concorso andrebbe sanzionato. In un mondo clientelare, il rumorista è un whistleblower involontario: ci ricorda che il re è in costume da bagno anche d’inverno. Senza di lui, dovremmo fingere che l’acqua sia calda e la piscina pubblica. Con lui, almeno ci concediamo un sorrisetto amaro.
Provincia di Viterbo: avviso di mobilità esterna per un posto di Specialista di Polizia Provinciale
Proposta indecente (ma utile)
Se proprio deve essere predestinazione, istituzionalizziamola:
- Bando pubblicato insieme alla foto del vincitore,
- conferenza stampa con consegna simbolica delle chiavi dell’ufficio,
- prova orale sostituita da brindisi di benvenuto.
Almeno risparmiamo carta, tempo e pudore. E nessuno dovrà più inseguire talpe: basterà nutrirle bene e dar loro un tesserino.
Finale aperto (ma non troppo)
Oggi la commissione è al lavoro. Si sentirà un fruscio, poi un sospiro. Qualcuno giurerà: “È stato difficile, tutti bravi.” Un altro aggiungerà: “Ha vinto il merito.” E in fondo alla sala, un coro sommesso risponderà: “Certo, come no.”
Intanto, dalle campagne della Tuscia arriva un rumore inconfondibile: non è una talpa che scava. È la fiducia dei cittadini che, ancora una volta, sprofonda di qualche centimetro.
E finché continueremo a cercare l’animale invece di chiudere le gallerie, il clientelismo resterà specie protetta. Con buona pace del detective e della sua lente.