Il Lazio del vino che verrà: a Velletri la ricerca incontra il calice

Straordinario successo per l’evento promosso da Arsial nella suggestiva “Regia Cantina Sperimentale” trasformata per l’occasione in un luogo magico tra luci, sapori e gusti della storia millenaria della regione Lazio

VELLETRI –  Masterclass, convegno e business dinner hanno animato venerdì l’Azienda Dimostrativa Sperimentale Arsial di Velletri, dove istituzioni, tecnici ed enologi hanno fatto il punto su sostenibilità, vitigni autoctoni e varietà resistenti — i tre assi su cui si sta ridisegnando il futuro del vino laziale.

Già dal pomeriggio sotto la preziosa e sapiente guida di Giovanni Pica, la Masterclass ha guidato il pubblico tra assaggi di microvinificazioni nate in campo: Reale Bianca, Pampanaro, Maturano Nero, Uva Giulia accanto a Soreli e Merlot Kanthus, esempi concreti di come identità e innovazione possano coesistere in bottiglia, con impatto ambientale ridotto grazie alla resistenza alle principali patologie.

A seguire il convegno moderato dal giornalista RAI Rocco Tolfa, che ha riunito, tra gli altri, Massimiliano Raffa (Presidente Arsial), Giancarlo Righini (Assessore Agricoltura e Sovranità Alimentare, Regione Lazio), Andrea Rocchi (Presidente CREA, in videomessaggio), Pier Paolo Chiasso, Vincenzo Mercurio e Angelo Giovannini. Dal palco è arrivato un messaggio condiviso: la ricerca pubblica deve trasferirsi rapidamente in vigneto e in cantina, per rendere la filiera più resiliente a clima e mercati.

Numeri e “laboratorio a cielo aperto”

Negli ultimi due anni Arsial ha attivato 19 progetti sul comparto, con oltre 50 varietà in studio (autoctone e resistenti) e una rete che coinvolge CREA, CNR, Università della Tuscia e Tor Vergata.

Il fulcro è proprio Velletri: 3 ettari di vigneti sperimentali suddivisi per biodiversità, resistenti, uve da tavola e portinnesti, sensori meteo-ambientali e una cantina condivisa con CREA per le microvinificazioni. Un’infrastruttura che rende l’azienda un hub regionale della conoscenza a supporto di consorzi e imprese.

Il quadro produttivo regionale conferma la vitalità del settore: 18.000 ettari vitati, circa 450 cantine, valore dei vini a denominazione oltre 60 milioni di euro.

L’obiettivo dichiarato è semplificare le DO/IG, rafforzare l’identità territoriale (dai vigneti storici al progetto “Vulcano Laziale”) e accelerare su tecnologie di precisione (droni per i trattamenti con CNR, biostimolanti come basalto e caolino) e su vini a ridotto tenore alcolico da uve autoctone (con Università della Tuscia).

Il contesto (e perché conta)

La serata di Velletri arriva a valle di una vendemmia 2025 molto “tecnica”, con oltre 50 microvinificazioni pianificate fra autoctoni e resistenti nell’azienda Arsial, segno che la sperimentazione sta diventando prassi. (Arsial) Non è un caso che tutto avvenga in via Cantina Sperimentale 1, luogo simbolo della viticoltura di ricerca: qui nacque nel 1891 la Regia Cantina Sperimentale (oggi CREA Viticoltura ed Enologia), un’eredità storica che continua a formare e innovare. (Crea)

Sul fronte mercati, il primo semestre 2025 del vino italiano evidenzia una tenuta in valore (-0,4%) con volumi in calo (-3,1%), quadro che rende ancora più strategiche le leve qualità, sostenibilità e differenziazione: esattamente i capitoli al centro del progetto Arsial.

Le voci

Per l’assessore Giancarlo Righini, investire in ricerca e innovazione “significa proteggere il futuro di un comparto identitario del Lazio”, con l’azienda di Velletri come esempio virtuoso di sperimentazione al servizio della filiera. Massimiliano Raffa ha rimarcato la missione Arsial: tradurre conoscenza scientifica in strumenti operativi per le imprese, potenziando Velletri come hub dove ricerca, formazione e innovazione si integrano.

Cronaca di una giornata riuscita

Dopo masterclass e dibattito gli operatori del settore e i giornalisti hanno partecipato al Business Dinner che ha messo in dialogo prodotti tipici del Lazio e vini dei consorzi regionali, favorendo contatti tra produttori, tecnici e istituzioni — perché la competitività nasce anche a tavola, quando le idee si incontrano.

Con il calar della sera i filari illuminati, lo scoppiettio delle caldarroste, i formaggi di vari caseifici del Lazio e i tantissimi prodotti a “chilometri zero” delle piccole aziende regionali hanno reso perfetto il connubio vino-prodotti enogastronomici.

Le carni di Terre di Maremma di Domenico Eleuteri, le straordinarie castagne dell’azienda Panunzi Cesare di Canepina, la porchetta dell’Azienda Agricola Stefanoni di Viterbo, le golose frittatone e pizze salate di Carramusa (che ha curato anche l’allestimento), le diverse qualità di pane (Allumiere, Lariano, Biscetti, Grande Impero) hanno fatto da cornice alla cena preparata dalla preziosa Patrizia De Pretto che ha reso la serata ancora più straordinaria.