ROMA – Cresce la preoccupazione per le condizioni di salute di Vittorio Sgarbi. Dopo settimane di silenzio e immagini social che lo ritraevano in apparente ripresa, a rompere l’equilibrio è la voce di Barbara Hary, madre di Evelina Sgarbi, che in un’intervista a La Stampa tratteggia un quadro allarmante.
«Vittorio sta male, molto male. Non è vero che stia guarendo. Bisogna fare subito qualcosa per salvarlo», afferma, descrivendo l’angoscia della figlia e mettendo in dubbio la corrispondenza tra le fotografie circolate e lo stato reale del critico d’arte.
La testimonianza fa riferimento, in particolare, a un’assenza che avrebbe colpito familiari e sostenitori: la mancata partecipazione all’inaugurazione di una via ad Arpino, evento pensato — secondo Hary — per segnalare un ritorno alla normalità. «Lo hanno aspettato per ore, ma non è mai arrivato. Non ce la fa a reggere impegni pubblici», sostiene. Nelle immagini recenti, aggiunge, Sgarbi apparirebbe «provato, quasi irriconoscibile».
La madre di Evelina ripercorre segnali di malessere che, a suo dire, sarebbero emersi già nel 2024: dimagrimento evidente, malori durante presentazioni a Milano e Ferrara, incontri sempre più radi. A marzo, racconta, la figlia avrebbe saputo del ricovero al Policlinico Gemelli di Roma e sarebbe rimasta sconvolta dalle condizioni del padre: «Mi ha scritto che pesava appena 47 chili, mentre prima ne pesava quasi il doppio. Era in uno stato di prostrazione assoluta». Hary riferisce anche di conversazioni con Sabrina Colle, compagna di Sgarbi, secondo cui il critico «si rifiutava di mangiare» e la vicenda doveva restare «assolutamente riservata». Da allora, i contatti diretti si sarebbero rarefatti, con filtri su telefonate e visite: «Solo la signora Colle può essere informata», sarebbe stata la risposta ricevuta in ospedale.
Di fronte all’assenza di notizie certe, madre e figlia avrebbero incaricato un legale per chiedere la nomina di un amministratore di sostegno, misura che consentirebbe di seguire più da vicino le condizioni e le decisioni che riguardano Sgarbi. Nel suo appello pubblico, Hary si rivolge alla sorella del critico, Elisabetta Sgarbi, perché intervenga «al più presto» e favorisca un trasferimento a Ro Ferrarese, luogo che considera più protettivo per la ripresa. «A Roma vive chiuso in casa, non vede nessuno… Questa potrebbe essere la sua salvezza», dice, attribuendo il drastico dimagrimento anche a una fase depressiva.
La ricostruzione trova però una netta smentita nell’entourage dell’intellettuale, che parla di «miglioramento lento ma costante» e assicura che «il peggio è alle spalle». Resta dunque un fossato tra versioni contrapposte: da un lato l’allarme della famiglia materna di Evelina, dall’altro la rassicurazione di chi vive accanto a Sgarbi. In mezzo, il bisogno di chiarezza: aggiornamenti ufficiali sulle condizioni e sul percorso di cura appaiono indispensabili per stemperare voci, timori e polemiche. In attesa di riscontri, la vicenda chiama in causa il diritto alla riservatezza, ma anche l’esigenza — invocata dai familiari — di garantire al critico d’arte tutta l’assistenza necessaria.