Viterbo – Vasta operazione contro la mafia nigeriana, venti arresti tra Veneto, Lombardia e Lazio

L’attività dei carabinieri  rappresenta uno dei più vasti interventi antimafia degli ultimi mesi nel Nord Italia

VITERBO – Dalle prime ore di oggi è in atto una vasta operazione dei carabinieri di Vicenza su tutto il territorio nazionale, in particolare nel capoluogo berico, nelle altre province del Veneto e in quelle di Frosinone e Viterbo, per disarticolare un’organizzazione della mafia nigeriana.

L’attività, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia, vede l’esecuzione di 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere e decine di perquisizioni, finalizzata a disarticolare un’organizzazione criminale costituita da persone nigeriane.

Nell’operazione sono impegnati 300 carabinieri provenienti da tutta la regione, con il supporto dei reggimenti di Lombardia ed Emilia Romagna, delle squadre di intervento speciale dei reggimenti 7^ Trentino Alto Adige , 13^ Friuli Venezia Giulia e del 4^ battaglione Veneto, aliquota pronto intervento del provinciale di Padova, unità cinofile antidroga e un velivolo del 14esimo elinucleo di Belluno.

Perquisizioni a tappeto in tutta Italia. Parallelamente all’esecuzione delle misure cautelari, sono state effettuate decine di perquisizioni domiciliari.

L’inchiesta, sviluppata nell’ambito di un’indagine pluriennale, mira a disarticolare completamente l’organizzazione, che sarebbe attiva – secondo l’accusa – in traffici illeciti con rilevanza nazionale. L’operazione rappresenta uno dei più vasti interventi antimafia degli ultimi mesi nel Nord Italia, sottolineando la costante attenzione della Dda di Venezia nei confronti delle cellule etniche criminali radicate nel territorio.

L’organizzazione criminale transnazionale è composta da 20 cittadini nigeriani, di età compresa tra 25 e 57 anni. Gli investigatori hanno ricostruito una rete articolata su più livelli, specializzata nell’importazione e nello smercio di cocaina ed eroina nelle principali piazze di spaccio del Veneto e della Lombardia. Il rifornimento della droga proveniva in modo costante dai Paesi Bassi, da dove un fornitore stabile curava l’approvvigionamento dello stupefacente destinato all’Italia. La gestione degli accordi con l’estero era affidata al capo del sodalizio, individuato dai carabinieri come promotore e coordinatore di tutte le attività operative nel territorio nazionale.

L’importazione avveniva tramite corrieri ovulatori (“body packer”) che ingerivano ovuli termosaldati da 11 grammi ciascuno. Il tragitto era sempre lo stesso: Paesi Bassi – Francia – Ventimiglia, a bordo di treni passeggeri. Ogni viaggio portava in Italia circa un chilogrammo di droga. Su ciascun ovulo era tracciata una sigla utile a identificare il destinatario finale, elemento decisivo per ricostruire la capillare rete distributiva.