Ambulanze nel Lazio, vent’anni di opacità: Ares 118 chiede la restituzione dei 3,6 milioni “donati” per l’adeguamento Istat e conferma un sistema fuori controllo

L’adeguamento ISTAT “fantasma” e il cambio di rotta in Ares 118 ma il dg Narciso Mostarda è nel mirino per le mancate azioni sull’elisoccorso

ROMA – La notizia più recente – la richiesta formale dell’Ares 118 di recuperare 3,6 milioni di euro versati negli anni alla società Heart Life–Croce Amica come “adeguamento ISTAT” – è la cartina di tornasole di un sistema che per troppo tempo ha navigato in acque torbide.

Quella somma, riconosciuta nel 2022 dall’allora direttrice generale Maria Paola Corradi, riguarda un periodo in cui i contratti con i privati erano già scaduti da anni e il servizio veniva portato avanti con una sequenza interminabile di proroghe e affidamenti diretti. Ora il nuovo DG Narciso Mostarda, alla luce della durissima delibera dell’ANAC del 2024, certifica che quei soldi non spettavano affatto ai gestori delle ambulanze. E ne avvia la restituzione.

Nota Ares Prot. 24813-2025

La vicenda, tuttavia, non è solo un episodio amministrativo: è il simbolo di anni di gestione opaca, segnalazioni inascoltate, controlli tardivi e magistratura poco incisiva. Una storia dove le denunce giornalistiche – come quelle, inizialmente snobbate, di EtruriaNews – si sono rivelate fondate ben prima che le istituzioni si muovessero.

L’adeguamento ISTAT “fantasma” e il cambio di rotta in Ares 118

La ricostruzione è semplice e inquietante. Tra il 2016 e il 2022 Ares 118 ha continuato ad affidare a Heart Life–Croce Amica la gestione di gran parte del servizio di soccorso extra-ospedaliero, nonostante i contratti fossero scaduti nel 2018. Le proroghe, misura che dovrebbe essere eccezionale e temporalmente limitata, sono diventate la regola: sei anni consecutivi senza una nuova gara.

In questo contesto, la precedente direzione dell’Ares riconosce alla società 3.624.924 euro di adeguamenti ISTAT. Ma l’ANAC, nella delibera n. 292/2024, chiarisce che quelle proroghe non avevano alcun fondamento giuridico: erano veri e propri nuovi affidamenti, privi dei presupposti che consentono la revisione prezzi.

Mostarda prende atto della situazione e scrive che il pagamento è da considerarsi “indebito oggettivo”: quindi va restituito. Un atto dovuto, tardivo ma inevitabile, che svela quanto fragile fosse l’impalcatura amministrativa costruita negli anni precedenti.

ANAC e il “sistema delle proroghe”: 262 milioni gestiti fuori dalle regole

Il quadro tratteggiato dall’Autorità anticorruzione è devastante. L’appalto del 2015, dal valore di circa 64 milioni di euro, è stato progressivamente ampliato, esteso, prorogato e rinnovato di fatto fino ad arrivare a un totale di oltre 262 milioni. Di questi, ben 198 milioni sono stati affidati senza gara, attraverso proroghe tecniche ripetute, giustificate come necessarie ma prive di qualsiasi piano concreto per uscire dall’emergenza permanente.

ANAC Delibera n_ 292 del 12 giugno 2024

L’ANAC parla apertamente di violazione dei principi di concorrenza, trasparenza e proporzionalità. Un giudizio netto che inchioda alle proprie responsabilità la gestione amministrativa di quegli anni e rende ancora più imbarazzante il fatto che nessuno, dentro Ares o nella Regione Lazio, abbia alzato la mano per chiedere chiarezza.

EtruriaNews aveva ragione: le carte c’erano, bastava leggerle

Già anni prima che l’ANAC intervenisse, alcune testate – in particolare EtruriaNews – avevano raccontato il sistema delle proroghe infinite, il ruolo dominante di Heart Life–Croce Amica e le anomalie nei contratti del 118. A lungo quelle inchieste sono state liquidate come esagerazioni o ricostruzioni incomplete.

Regione Lazio – Anac accusa l’Ares 118 “gravissime irregolarità negli affidamenti diretti per il servizio di soccorso sanitario in emergenza extra-ospedaliera”

Oggi si scopre che avevano ragione. Le stesse criticità sollevate dai giornalisti compaiono, parola per parola, nelle censure dell’Autorità anticorruzione: estensioni fuori perimetro, ritardi ingiustificati nel bandire nuove gare, affidamenti diretti miliardari e revisione prezzi applicata dove non era possibile farlo.

È un dettaglio che pesa come un macigno: se giornalisti senza poteri ispettivi erano riusciti a ricostruire tutto, com’è possibile che non ci siano riusciti dirigenti pagati per vigilare sull’uso di risorse pubbliche, avvocature interne, nuclei di valutazione, organi di controllo regionale?

La magistratura: molta attività, pochi effetti

Nel frattempo, tra Pavia, Latina e Napoli si aprivano procedimenti penali per fatti che lambivano direttamente o indirettamente Heart Life–Croce Amica: dalle presunte false attestazioni nelle gare in provincia di Latina alle inchieste lombarde su cooperative riconducibili agli stessi soggetti, fino alle censure del TAR Campania sulla mancanza di verifiche dell’ASL Napoli 1.

Eppure tutti questi fronti giudiziari, pur rilevanti, non hanno impedito che la società continuasse a operare, aggiudicarsi appalti o mantenere le postazioni già in gestione. Una sorta di limbo in cui tutto sembra contestabile ma nulla realmente bloccato, in cui la magistratura appare più osservatore che protagonista.

La responsabilità erariale: un rischio ignorato per anni

La Corte dei conti da tempo segnala le criticità finanziarie della sanità laziale, e Ares 118 è spesso citata per irregolarità procedurali e sprechi. Eppure solo con la delibera ANAC e il nuovo orientamento della dirigenza si è compreso che il mancato recupero di somme indebite – come i 3,6 milioni dell’adeguamento ISTAT – avrebbe potuto configurare danno erariale certo.

Una situazione al limite del paradosso: la stessa amministrazione che ha pagato indebitamente, ora deve correre ai ripari per non essere essa stessa accusata di danno all’erario.

Un sistema opaco che si poteva interrompere molto prima

La sensazione è che la vicenda del 118 nel Lazio non sia il frutto di un singolo errore o di un episodio isolato, ma il risultato di un sistema amministrativo che ha scelto la via dell’opacità, della proroga continua, della non-gara come pratica ordinaria.

Le istituzioni si sono mosse tardi:

  • tardi l’ANAC,

  • tardi la magistratura,

  • tardissimo Ares 118.

Nel frattempo, centinaia di milioni scorrevano verso gli stessi soggetti senza un reale confronto concorrenziale.

Il recupero dei 3,6 milioni è solo un primo gesto. Il vero tema è capire come sia stato possibile arrivare fin qui: perché nessuno ha suonato l’allarme quando le anomalie erano evidenti, perché le inchieste giornalistiche sono state ignorate, e soprattutto perché un servizio pubblico essenziale come quello delle ambulanze sia stato lasciato per anni nelle mani di un sistema che ha funzionato più per inerzia che per trasparenza.

La vicenda Ares–Heart Life Croce Amica non è solo un caso di mala gestione: è una lezione, durissima, su come il controllo pubblico può fallire quando chi dovrebbe tutelarlo sceglie di chiudere gli occhi.

Ma non finisce qui. Infatti l’Ares 118, come la vicenda fin qui raccontata ci fa capire, è poco avvezza ai controlli e soprattutto a prendere provvedimenti a tutela dei soldi pubblici spesi. C’è un fascicolo imponente nelle mani del magistrato romano Gianfranco Gallo che riguarda la gestione dell’ultimo affidamento fatto per il servizio di elisoccorso. Affidamento pieno di ombre, sanzioni mai erogate, basi operative non rispondenti al capitolato d’appalto, elicotteri usati invece che nuovi. Questo capitolo andrà ad investire il nuovo management che, probabilmente, ha fatto male a chiudere gli occhi su quanto segnalato loro non solo dai giornali.