Civitavecchia – Omicidio Teodora, la donna ai carabinieri: “… ho avuto molta paura, non voglio morire a causa sua”

Il grido di dolore inascoltato della dipendente di CSP massacrata a coltellate dall’ex compagno sul pianerottolo di casa

CIVITAVECCHIA – Si è parlato tanto di codice rosso in queste ultime settimane. Dei numerosi femminicidi e di come contrastare questo terribile fenomeno che ogni anno fa registrare decine e decine di vittime.

In questo contesto provoca immenso dolore la terribile fine di Teodora Petrova Kamenova massacrata a coltellate dall’ex compagno nell’androne di via Gorizia, palazzo in cui viveva nel cuore pulsante della città di Civitavecchia.

Era il 15 maggio 2025, all’incirca le 14.45 quando Teodora, 47 anni, cittadina bulgara, veniva colpita mortalmente all’altezza del cuore da tre fendenti sferrati dall’ex convivente José German Luna Varela.

Di questo abbiamo ed hanno scritto tanto tutti. Quello che manca in questa terribile storia sono quei tasselli che rendono la vicenda ancora più inquietante.

Civitavecchia – Teodora aveva denunciato: nessuno l’ha salvata. Uccisa a coltellate dall’ex

Teodora si era presentata al pronto soccorso dell’Ospedale San Paolo di Civitavecchia il 9 gennaio 2025 chiedendo di essere medicata. Aveva una profonda ferita alla mano e uno squarcio sul mignolo che doveva essere ricucito.

Il medico del Pronto Soccorso ha fatto il proprio dovere e avvisato le forza dell’ordine di un probabile “Codice Rosso”.

La Procura di Civitavecchia apre immediatamente un fascicolo contro “NOTI” (Mod. 21) affidato alla dottoressa Mannu e due giorni dopo, siamo all’11 gennaio, trasmette il tutto al Comandante della Stazione Carabinieri di Civitavecchia, Luogotenente Stefano Sorbelli.

Quest’ultimo, come prevede la legge, senza indugio e nei tempi imposti dal “Codice Rosso” fa convocare la donna presso gli uffici della caserma per raccogliere informazioni e farle presentare una querela che comunque sarebbe scattata d’ufficio.

Il giorno successivo, cioè il giorno 12 gennaio 2025 intorno alle 10 la donna si è presentata davanti ai carabinieri che hanno iniziano a raccogliere le sue dichiarazioni.

Secondo quanto riferito dalla donna ai militari dell’Arma, il 9 gennaio 2025 una lite per gelosia sarebbe degenerata in una grave aggressione all’interno dell’abitazione di Civitavecchia condivisa dalla vittima e dal compagno, Jose German Varela Luna.

La donna racconta di essere rientrata dal lavoro nel pomeriggio, distesa a letto in pigiama, quando l’uomo sarebbe tornato a casa riaprendo una discussione iniziata la mattina al bar: le avrebbe rimproverato di essere stata poco affettuosa e sospettato che avesse parlato di lui al barista. Di fronte al rifiuto della compagna e alla presa d’atto che lei non si sentiva più innamorata, l’uomo avrebbe iniziato a colpire oggetti in camera, facendo cadere a terra la televisione e una stufetta elettrica.

La donna riferisce di aver pensato di chiamare il 112 e di essere stata poi raggiunta da alcuni schiaffi al volto, in particolare sulla guancia sinistra, zona già interessata in passato da un delicato intervento maxillo-facciale.

Nel verbale racconta che, mentre lui si spogliava per fare la doccia, intuendo che stesse cercando aiuto, sarebbe andato in cucina, avrebbe preso un coltello e sarebbe tornato in camera.

Qui, secondo la sua versione, l’avrebbe spinta sul letto, immobilizzata salendole a cavalcioni sulla pancia e puntandole il coltello a pochi centimetri dalla testa. Nel tentativo di schivare la lama, la donna si sarebbe ferita al mignolo della mano sinistra.

Alla vista del sangue, l’uomo avrebbe cambiato atteggiamento, chiedendole scusa e pregandola di non andare in ospedale. Lei invece, vista la profondità del taglio, si recò da sola al pronto soccorso, da dove poi è partita la segnalazione all’autorità giudiziaria.

Nelle sommarie informazioni, la vittima riferisce che la relazione con Varela durava da quasi due anni e che “quasi da subito” sarebbero iniziati problemi e litigi, con altri episodi di violenza fisica e verbale mai denunciati: in particolare uno, nell’estate precedente, in cui sarebbe stata spinta a terra e colpita al ginocchio sinistro durante una discussione per gelosia.

Racconta inoltre di insulti ripetuti (“puttana”, “drogata”) e di oggetti di casa danneggiati nel corso delle liti, ma precisa che l’uomo non avrebbe mai limitato la sua libertà economica né le sue frequentazioni.

Dopo l’episodio del 9 gennaio, la donna ha lasciato l’abitazione di Civitavecchia e si sarebbe trasferita dalla madre a Santa Marinella. Racconta di non aver più avuto contatti diretti con l’uomo, se non tramite un messaggio per chiedergli se avesse lasciato casa, dandogli un termine per andarsene e annunciando l’intenzione di cambiare la serratura.

Durante questo racconto c’è un passaggio molto forte che colpisce la coscienza di chi poteva agire in tempo e non l’ha fatto. Durante la conversazione con i carabinieri la donna afferma: “Nel tempo ho patito tanti suoi atteggiamenti volenti, ma ho cercato sempre di perdonarlo, forse perché in fondo avevo ancora qualche sentimento nei suoi confronti; ma dopo l’ultimo episodio non ho intenzione più di perdonarlo; dopo averlo visto brandire nei miei confronti un coltello, ho avuto molta paura, non voglio morire a causa sua“.

Purtroppo le sue paure e i suoi timori hanno trovato l’epilogo con le coltellate che l’uomo gli ha sferrato con un coltello da cucina appena acquistato in un negozio di via Marconi e che si era messo nel calzino pronto a colpire Teodora fino a cagionarne la morte.

Ora c’è da capire che cosa non ha funzionato nell’applicazione del “Codice Rosso”. La segnalazione è partita subito. I carabinieri hanno agito nell’immediatezza dei tempi imposti dalla legge (3 giorni). Hanno trasmesso gli esiti delle dichiarazioni e i referti medici rilasciati dal pronto soccorso alla Procura della Repubblica di Civitavecchia.

Qual era il passaggio successivo, o meglio chi era l’istituto che avrebbe dovuto esaminare gli esiti delle prove raccolte e far scattare un divieto assoluto di avvicinamento?

Domande che al momento hanno solo una risposta. A distanza di 4 mesi da quella denuncia la donna è stata uccisa.

– SEGUE