Dallo “Stivaletto” di Ronciglione all’Olimpo del calcio e dei social

Chi è davvero Simone Giacomini, l’imprenditore dei palloni all’asta finito nelle carte dello scandalo Banca Progetto

RONCIGLIONE – Per raccontare il recente scandalo di Banca Progetto si può partire da tanti nomi: i manager dell’istituto, i mediatori, i consulenti. Ma uno dei volti che colpiscono di più l’immaginario è quello di Simone Giacomini, classe 1986, originario di Ronciglione, Viterbo: il ragazzo cresciuto tra il lago di Vico e il carnevale del paese, diventato in pochi anni un protagonista della creator economy, del calcio e ora anche del nuovo social commerce.

È su di lui che si incrociano due narrazioni opposte: da un lato il “golden boy” che industrializza l’influencer marketing e porta nel calcio idee nuove e super digitali, dall’altro l’imprenditore che compare fra i 50 e più indagati nell’inchiesta romana su Banca Progetto, accusato insieme ad altri di aver beneficiato – secondo la procura – di finanziamenti pubblicamente garantiti ottenuti in modo illecito.

Simone Giacomini

L’ascesa: dal teatro alla “fabbrica degli influencer”

Giacomini nasce a Ronciglione nel 1986. Dopo un passato da produttore teatrale, si sposta verso il mondo dell’intrattenimento digitale, affascinato da tecnologia e innovazione. È qui che nasce l’idea di Stardust, la “fabbrica degli influencer” con cui prova a industrializzare l’influencer marketing con il mantra: “People are media”.

In pochi anni Stardust diventa un attore centrale nel settore: milioni di contenuti prodotti, decine di brand in portafoglio, creator house dedicate (come la Stardust House) e, soprattutto, la fiducia di investitori pesanti, tra cui il Gruppo Gedi, che rileva il 30% della società.

Questa escalation lo porta sulle copertine e nelle interviste: viene raccontato come l’imprenditore che ha “rivoluzionato il digital”, un punto di riferimento per la new generation dei social.

Il calcio come palcoscenico: Triestina, Siena e la galassia Atlas

Parallelamente, Giacomini entra in un altro universo dove la narrazione conta tantissimo: il calcio.

  • Nel 2022/23 è presidente della Triestina in Serie C.
  • Nell’agosto 2023, tramite la romana Atlas Consulting Srl, rileva il Siena e ne diventa il nuovo proprietario, con il Comune che sceglie il progetto della sua società per far ripartire il calcio cittadino.

Atlas Consulting è la stessa società che oggi compare nelle carte dell’inchiesta su Banca Progetto, e che la stampa ha già raccontato come legata agli stessi manager che hanno portato al successo Stardust.

Anche dopo le prime notizie sull’indagine, Giacomini risulta ancora titolare di una quota minoritaria (circa il 9%) del Siena Fc, mantenendo così un piede nel mondo del pallone mentre la sua immagine pubblica continua a spostarsi sempre di più sul fronte tech e social.

Bazr: lo shopping che diventa show (e si prende i palloni della Serie A)

Dalla “fabbrica degli influencer” Giacomini fa un altro salto: fonda Bazr, definita la prima piattaforma europea (ma tutta italiana) di live social commerce. L’idea è semplice e molto ambiziosa: trasformare lo shopping online in uno show live, dove creator e esperti raccontano i prodotti in diretta, rispondono alle domande, coinvolgono le community.

Bazr punta dichiaratamente a intercettare una fetta enorme del mercato: nelle interviste Giacomini parla dell’obiettivo di arrivare, entro il 2026, a pesare fino al 20% dell’e-commerce globale, partendo da un progetto “made in Italy” che vuole dimostrare ai giovani che si può costruire una tech company internazionale senza emigrare.

Nel 2025 Bazr viene valutata intorno ai 100 milioni di euro e supera i 500.000 download nei primi mesi dal lancio.

L’idea dei palloni all’asta

Il colpo di scena che unisce calcio, social e business arriva con la partnership con la Lega Serie A, annunciata a giugno 2025:

  • Bazr diventa partner ufficiale di Serie A, Coppa Italia e Supercoppa.
  • Sulla piattaforma finiscono all’asta i palloni dei gol di 100 partite selezionate, trasformati in cimeli da collezione certificati e tracciati (anche grazie alla collaborazione con Socios.com).

L’idea è forte: ogni gol non è solo un’emozione in diretta ma un oggetto fisico che il tifoso può “portarsi a casa”, comprato via app in una live dove calcio, creator e shopping si mescolano. È la declinazione perfetta del mondo che Giacomini ha in mente: fan engagement, social, e-commerce e storytelling in una sola esperienza.

Ed è proprio in questo momento di massimo splendore mediatico – con Bazr lanciata a Sanremo, grandi testimonial televisivi, Del Piero ai side event, e la Serie A come partner – che esplode in pieno la vicenda Banca Progetto.

Il caso Banca Progetto: denaro pubblico, garanzie statali e prestiti “allegri”

Banca Progetto, istituto controllato dal fondo Oaktree e specializzato in prestiti alle Pmi con garanzia pubblica del Mediocredito Centrale, viene messa sotto la lente di Bankitalia e poi commissariata per gravi irregolarità.

Secondo le carte citate dalla stampa:

  • l’istituto avrebbe concesso prestiti per decine di milioni di euro a società con scarsa consistenza patrimoniale, spesso coperti da garanzie statali fino all’80%;
  • molti finanziamenti presenterebbero “diffuse e gravi anomalie”, con valutazioni del merito creditizio considerate inadeguate;
  • una parte del denaro avrebbe seguito percorsi opachi, arrivando anche a società del mondo del calcio e a realtà legate alla galassia Stardust/Atlas/Bazr.

La Procura di Roma contesta, a vari livelli, i reati di indebita percezione di erogazioni pubbliche e malversazione, con circa 80 milioni di euro di prestiti finiti sotto radiografia giudiziaria.

È in questo contesto che spunta il nome di Simone Giacomini.

Atlas Consulting, Stardust e i finanziamenti nel mirino

Nell’avviso di conclusione delle indagini che riguarda il filone romano, tra i 50 e più indagati compare anche Simone Giacomini, indicato come amministratore di fatto della Atlas Consulting Srl.

Secondo quanto contestato dalla Procura (accuse che dovranno essere tutte provate in giudizio), Giacomini, insieme all’amministratore formale Antonino Maira, al mediatore Andrea Centofanti, all’agente di Banca Progetto Ida Ruggiero e ad alcuni membri del comitato crediti dell’istituto, avrebbe concorso a far ottenere ad Atlas Consulting:

  • un primo mutuo chirografario da 1,5 milioni di euro;
  • un secondo finanziamento da 3,5 milioni di euro;

entrambi coperti in larga parte da garanzia pubblica del Mediocredito Centrale e, secondo l’accusa, concessi “in violazione di ogni criterio di valutazione del merito creditizio”, attraverso la presentazione di dati non veritieri sulla situazione economico-finanziaria e con aumenti di capitale ritenuti fittizi (versamenti attestati ma, sempre secondo l’accusa, mai effettivamente eseguiti).

Nelle carte si sostiene che i finanziamenti fossero finalizzati a sostenere e far crescere il progetto Stardust e l’ecosistema collegato (tra cui la piattaforma Bazr e altre iniziative nel digital e nel calcio), ma con modalità incompatibili con le regole previste per l’accesso ai fondi garantiti dallo Stato.

Ancora una volta: Giacomini respinge le accuse e, come tutti gli indagati, ha diritto a difendersi in giudizio. Finché non ci sarà un processo e un’eventuale sentenza definitiva, queste restano ipotesi della Procura.

Due immagini che si sovrappongono

Oggi, dunque, su Simone Giacomini convivono due immagini:

  1. Il visionario del digitale
    • fondatore di Stardust, scuola e fabbrica di influencer;
    • imprenditore che rivendica un progetto “tutto italiano”, deciso a competere con le Big Tech globali partendo da un ufficio a Milano;
    • uomo di calcio che porta nel mondo di club storici come Triestina e Siena linguaggi e dinamiche della creator economy.
  2. L’indagato nell’affaire Banca Progetto
    • al centro, secondo l’accusa, di un sistema di finanziamenti pubblicamente garantiti ritenuti viziati da falsi e omissioni;
    • parte di una galassia di società – da Atlas Consulting a Stardust, fino a Bazr – cresciute anche grazie a quei prestiti oggi sotto contestazione.

Nel mezzo, un paradosso molto italiano: mentre Banca Progetto viene commissariata e si discute di un salvataggio da centinaia di milioni a carico del sistema bancario e, indirettamente, dei contribuenti, la stessa stagione di finanza “facile” ha contribuito a spingere in alto storie imprenditoriali raccontate come casi di successo, simboli di un’Italia giovane, creativa, digitale.

Che cosa significa per la Serie A e per la “new generation” del business

Per la Lega Serie A, che ha scelto Bazr come partner per una delle sue iniziative più innovative sul fronte del fan engagement – i palloni dei gol messi all’asta in live streaming – il nome di Giacomini è un asset ma anche un possibile fattore di rischio reputazionale, se l’inchiesta dovesse evolvere in modo sfavorevole per gli indagati.

Per la nuova generazione di imprenditori digitali, il caso Banca Progetto pone domande non banali:

  • fino a che punto è sano un modello di crescita alimentato da finanza a leva, per di più garantita dallo Stato?
  • dove finisce l’innovazione e dove inizia l’azzardo, quando una startup scala velocemente grazie a linee di credito concepite per sostenere l’economia reale?
  • chi controlla davvero che i fondi pubblicamente garantiti vadano a progetti solidi, e non solo a storie ben raccontate?

Una storia ancora aperta

La parabola di Simone Giacomini, dal ragazzo di Ronciglione che sognava il palcoscenico al fondatore di piattaforme tech che dialogano con Serie A, Sanremo e i grandi brand, resta una delle più emblematiche dell’Italia digitale post-pandemia.

La vicenda giudiziaria su Banca Progetto è invece una storia ancora tutta da scrivere nei tribunali. Lì si capirà se i prestiti alla galassia Stardust/Atlas/Bazr siano stati il carburante legittimo di un successo imprenditoriale o, come sostiene l’accusa, il frutto di un sistema distorto che ha utilizzato male – e forse abusato – delle garanzie pubbliche pensate per sostenere imprese e lavoro.

Fino ad allora, l’immagine di Giacomini resterà sospesa tra due gol molto diversi:
quello della innovazione, che porta i tifosi a contendersi online i palloni finiti in rete in Serie A,
e quello – ancora tutto da convalidare o annullare – segnato nel campo, ben più scivoloso, della giustizia penale e della finanza pubblica.