La cosa più brutta della gestione del sindaco Francesco Sposetti aver fatto annullare anche l’evento più bello e atteso dell’anno come il Presepe Vivente
Tarquinia affronta le festività natalizie con un vuoto che pesa come un macigno. Dopo anni in cui il periodo di dicembre rappresentava una vetrina per la città, con manifestazioni capaci di richiamare migliaia di visitatori – come il celebre presepe vivente – quest’anno la programmazione sembra dissolta nel nulla.
Una scelta che sta suscitando sconcerto e amarezza, soprattutto tra chi ritiene che un’amministrazione comunale abbia il dovere di alimentare la vita culturale e turistica del territorio.
A sollevare con forza la questione è anche Monica Calzolari, ex assessora ai beni culturali, che torna ad attaccare la gestione attuale parlando apertamente di occasione mancata e di visione culturale assente.
La commemorazione del centenario della morte del compositore tarquiniese Giacomo Setaccioli – musicista di spessore nazionale, didatta e critico – avrebbe potuto rappresentare un momento di rilancio e orgoglio per la città. Invece, denuncia Calzolari, si è trasformata nell’ennesima prova di fragilità e disinteresse verso la storia culturale locale.
Setaccioli, nato nel 1868, studiò al Conservatorio di Roma grazie ai sacrifici della propria famiglia. Riuscì ad affermarsi come autore e intellettuale del suo tempo, tanto da essere inserito nei repertori più autorevoli del Novecento. Oggi, però, molti tarquiniesi conoscono il suo nome solo perché è associato alla banda cittadina.
Un paradosso che, secondo l’ex assessora, traduce “una memoria corta e una grave mancanza di riconoscimento verso un talento che ha portato in alto il nome della città”.
La sua riflessione si fa ancora più aspra ricordando i pezzi mancanti della storia del compositore: la morte prematura, le partiture scomparse, il destino beffardo di un artista che non sembra trovare riposo neppure nel centenario della sua scomparsa.
“Il mancato concerto dedicato a Setaccioli è un’occasione persa”, ribadisce Calzolari, sottolineando quanto questa ricorrenza meritasse tutt’altro trattamento.
Nella sua analisi si legge un’accusa chiara: la politica culturale attuale privilegerebbe eventi più superficiali e immediati in termini di consenso, ignorando le radici e le eccellenze che potrebbero definire l’identità della città. E la mancata organizzazione di un calendario natalizio degno della tradizione non fa che amplificare la sensazione di una città spenta, rinunciataria, priva di un progetto.
Tarquinia era abituata a vivere il Natale come un richiamo di emozioni, presenze, turismo. Oggi si ritrova a fare i conti con un silenzio che brucia. Le critiche che emergono non sono solo un lamento nostalgico, ma un monito: una comunità senza cultura e senza memoria è una comunità che rinuncia al proprio futuro.
L’amministrazione resta in attesa di risposte. I cittadini, invece, aspettano i fatti. E soprattutto, aspettano il Natale che Tarquinia merita.

