Orte – Dalla galleria al Parlamento: l’episodio di “Italo” diventa oggetto di interrogazione

ORTE – Un viaggio che avrebbe dovuto portarli da Roma a Udine si è trasformato in una odissea: per oltre sette-otto ore un convoglio Italo è rimasto bloccato in una galleria nei pressi di Orte, lasciando 460 passeggeri — molti con bambini, neonati, anziani o persone fragili — al buio, senza aria condizionata, senza acqua, senza cibo e soprattutto senza servizi igienici.

Stando a diverse testimonianze, i bagni si sono intasati, le scorte d’acqua sono finite quasi subito, l’aria è diventata irrespirabile e alcuni passeggeri — nel dramma — si sono dovuti spogliare per resistere al caldo intenso.

Una viaggiatrice, con bimba di pochi mesi in braccio, ha raccontato come “un bicchiere d’acqua, due snack, un tentativo di assistenza — e poi più niente per ore”: un’esperienza definita da molti “un sequestro di persona”.

Secondo l’azienda, la causa del blocco non sarebbe un guasto al treno, ma un problema di infrastruttura sulla linea: la rottura di un cavo elettrico tra Gallese e Orte avrebbe danneggiato un vetro della carrozza 7, costringendo il convoglio a fermarsi.

Ma il dettaglio più sconcertante — per molti pendolari e viaggiatori — è l’attesa di soccorsi: solo dopo molte ore sono intervenuti volontari della protezione civile, forze dell’ordine e sanitari; intorno alle 22 è arrivato un treno sostitutivo per trasbordare i passeggeri.

Dalla galleria al Parlamento: l’episodio diventa oggetto di interrogazione

L’episodio — oltre all’indignazione personale tra i passeggeri — ha attirato l’attenzione della politica. Il Partito Democratico ha presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere chiarimenti al Matteo Salvini, oggi ministro dei Trasporti, sulle eventuali responsabilità e su possibili violazioni del contratto di servizio riguardo all’assistenza ai viaggiatori.

Nel documento si evidenzia come molti passeggeri siano rimasti “abbandonati per ore in condizioni inaccettabili”, senza informazioni, soccorsi tempestivi, né rispetto dei minimi standard di dignità: come acqua, ventilazione, servizi igienici e assistenza per persone vulnerabili.

Secondo chi è salito sul treno quel giorno, quanto accaduto non può essere considerato un semplice “disservizio”: tra neonati, anziani, persone con disabilità e donne in gravidanza, la condizione è stata descritta come “umiliante e pericolosa”.

Disservizio o emergenza? I punti critici

  • Tempistica e soccorsi: servono sette-otto ore per evacuare e trasferire 460 persone — un tempo che molti considerano inaccettabile in un paese come l’Italia nel 2025.
  • Assistenza carente: acqua insufficiente, bagni inutilizzabili, comunicazioni quasi assenti. Molti passeggeri si sono trovati costretti a “salvare” la loro dignità come potevano.
  • Rischi per persone fragili: neonati, anziani, persone con problemi di salute o disabilità — condizioni che avrebbero richiesto interventi e assistenza immediati.
  • Gestione dell’emergenza sotto accusa: lentezza dell’intervento, procedure di soccorso poco chiare, comunicazione assente o insufficiente.

Una questione di dignità e tutela dei diritti dei viaggiatori

Quel che emerge è che un viaggio in treno — una forma di mobilità quotidiana, regolata, frequentata da migliaia di persone — può trasformarsi in un’esperienza traumatica quando vengono meno anche i più elementari diritti: a partire dalla sicurezza, dall’assistenza e dalla dignità umana.

Oggi, con l’interrogazione parlamentare, il caso non può essere solo “un racconto di sventura”: deve diventare un’occasione per verificare protocolli, responsabilità, trasparenza. Per garantire che ciò che è successo non si ripeta: che nessun passeggero si trovi più intrappolato in un tunnel, in balia del buio, del caldo e dell’abbandono.

Alla fine, non si tratta solo di puntualizzare chi ha sbagliato: ma di riaffermare che viaggiare — soprattutto su un treno ad alta velocità — significa affidarsi a un sistema pubblico e privato con standard minimi di tutela. E che questi standard non possono essere ignorati.