Caos a Tarquinia: il Comune cancella il presepe, poi cede alle polemiche e lo ripristina in versione ridotta

L’evento formato “mignon” torna in extremis nei piccoli festeggiamenti natalizi

TARQUINIA – Alla fine il presepe vivente si farà. Ma non senza strascichi polemici e un evidente dietrofront dell’amministrazione Sposetti, che solo pochi giorni fa aveva escluso dal calendario natalizio uno degli eventi più amati della città.

Una scelta che aveva scatenato un’ondata di critiche, proteste sui social, stupore dei cittadini e perfino prese di posizione politiche.

Dopo giorni di tensione, accuse e richieste di chiarimento, il Comune è corso ai ripari annunciando un format ridotto, quasi “mignon”, del presepe vivente. Una soluzione d’emergenza che arriva più per necessità di quietare l’opinione pubblica che per reale programmazione.

L’evento torna, ma in formato ridotto

Il presepe vivente si terrà il 26 dicembre 2025 e il 6 gennaio 2026, nonostante nel programma ufficiale “Magia di Natale” non comparisse affatto. Un’assenza che aveva lasciato sgomenti cittadini, associazioni e visitatori abituali dell’evento, simbolo identitario del Natale tarquiniese da decenni.

Secondo quanto comunicato ora dal Comune, la manifestazione – organizzata in collaborazione con l’associazione Presepe Vivente – si svolgerà nella suggestiva cornice del monastero delle Benedettine, location storica e molto amata, ma con un allestimento ridimensionato rispetto alle edizioni precedenti.

Una tradizione salvata sul filo di lana

Il complesso monastico, normalmente chiuso al pubblico, accoglierà nuovamente il percorso tra antichi mestieri, scene quotidiane e figuranti in costume.

Un ritorno che in molti definiscono “salvato in extremis”, dopo che il Comune aveva lasciato intendere che la manifestazione non rientrasse nelle priorità dell’amministrazione, scatenando una vera tempesta di proteste.

«Un’esperienza immersiva in uno dei luoghi più preziosi della città», dichiarano ora da Palazzo Comunale, puntualizzando che ulteriori informazioni saranno diffuse prossimamente.

Un cambio di tono improvviso che molti cittadini leggono come l’ennesima retromarcia obbligata dall’impatto mediatico delle polemiche, più che come una scelta convinta.

Perché tutta questa incertezza? Silenzio dall’amministrazione

Resta però il nodo che alimenta ancora scontento:

perché il presepe vivente era stato eliminato dal calendario?

E, soprattutto, perché l’amministrazione ha taciuto sulle motivazioni fino a quando lo scontro pubblico non è diventato ingestibile?

Al momento non arrivano spiegazioni ufficiali. E cresce il sospetto che la decisione sia stata dettata da mancanza di organizzazione, ritardi o contrasti interni, elementi che si sommano a una percezione già diffusa di improvvisazione nelle scelte culturali e turistiche della città.

Un ripescaggio all’ultimo minuto che non cancella il malcontento

Il ritorno dell’evento, sebbene accolto positivamente da chi non voleva rinunciare alla tradizione, lascia dietro di sé un clima di sfiducia.

Una città che punta alla Capitale Italiana della Cultura 2028 – come l’amministrazione sta rivendicando con entusiasmo – non può permettersi scelte incerte, tiri e molla, tentennamenti e ripensamenti su manifestazioni storiche del territorio.

Il presepe vivente è stato salvato.

Ma il modo in cui lo è stato – all’ultimo, in forma ridotta e solo dopo fortissime pressioni – non fa bene all’immagine dell’amministrazione, già criticata nelle ultime settimane per gestione, programmazione e comunicazione dei grandi eventi.