Assoluzione definitiva per Matteo Salvini, la legale Bongiorno: “Open Arms non è mai stata sequestrata”

ROMA – È stato respinto dalla Corte di Cassazione il ricorso presentato dalla Procura di Palermo sul caso Open Arms. La Suprema Corte, accogliendo la richiesta della Procura generale, ha  confermato in via definitiva l’assoluzione di Matteo Salvini, chiudendo, di fatto, una vicenda giudiziaria che va avanti da oltre cinque anni e che ha segnato profondamente il dibattito politico sul tema dell’immigrazione. “Difendere i confini non è reato“, sono state le prime parole di commento del vicepremier sui social.

“Open Arms non è mai stata sequestrata – ha affermato la legale del vicepremier, Giulia Bongiorno – chi studia bene gli atti supera il pregiudizio di Salvini “sequestratore”. Non vedo l’ora di leggere le motivazioni”.

I fatti risalgono all’estate del 2019. La nave della ong spagnola Open Arms, con a bordo 147 persone soccorse in mare, rimase per 19 giorni bloccata tra le acque internazionali e quelle italiane, a poche miglia da Lampedusa, senza ottenere l’autorizzazione allo sbarco.

In quel periodo Salvini era ministro dell’Interno e applicava la linea dei cosiddetti “porti chiusi”, dando attuazione al decreto sicurezza bis.

Secondo la Procura di Palermo, quel prolungato stallo non poteva essere considerato una semplice scelta amministrativa o politica, ma configurava una illegittima privazione della libertà personale delle persone a bordo. Da qui l’imputazione nei confronti di Salvini di sequestro di persona aggravato, con una richiesta di condanna a sei anni di reclusione.

Il tribunale di Palermo, nella sentenza di assoluzione, pronunciata nel dicembre 2024 con la formula più ampia “il fatto non sussiste”, ha ritenuto che non gravasse sul ministro l’obbligo giuridico  di consentire lo sbarco, sostenendo che la competenza a indicare un porto sicuro spettasse allo Stato di bandiera della nave, cioè la Spagna.

Proprio su questo punto si è concentrato il ricorso della Procura di Palermo, che ha chiamato in causa la Cassazione chiedendo di ribaltare l’assoluzione. Per i magistrati dell’accusa, il sistema degli obblighi di soccorso in mare, fondato sulla Costituzione e su convenzioni internazionali sottoscritte anche dall’Italia avrebbe dovuto prevalere sulla normativa ordinaria.

La difesa di Salvini ha più volte parlato di “tutela della sicurezza nazionale”, sostenendo che il divieto di sbarco rientrasse nella legittima difesa dei confini italiani. Una tesi che l’accusa ha invece sempre contestato e che oggi trova invece pieno riscontro.