Dalle partite a briscola alle biciclette elettriche a quel marsupio da cui era inseparabile, in tanti a porgergli l’ultimo saluto
VITERBO – È morto a soli 65 anni Michelangelo Marchello, nato a Grosseto ma diventato viterbese doc, quindi cresciuto e “pasciuto” nel quartiere popolare del Pilastro, che per tutta la vita è rimasto il suo mondo, la sua casa, il suo punto fermo.
Per molti anni ha lavorato all’ufficio contabilità della Asl di Viterbo, un incarico svolto con discrezione e affidabilità. Ma Michelangelo era conosciuto soprattutto per due motivi: uno più recente, l’altro che affonda le radici in decenni di vita di quartiere.
Negli ultimi anni era diventato una presenza familiare per le strade della città grazie alla sua bicicletta elettrica a pedalata assistita. Fu tra i primi a possederne una e a usarla quotidianamente, sfrecciando in lungo e in largo per Viterbo, sempre riconoscibile, sempre parte del paesaggio urbano.
Il motivo più profondo e duraturo della sua notorietà, però, era legato al Circolo Arci Ferento, nel cuore del Pilastro, in via della Liberazione. Dentro quelle mura c’è passato di tutto e ci sono passati tutti. Dai tifosi della Viterbese alle famiglie che vi hanno organizzato le feste per i propri bambini. Dalle interminabili partite a briscola alle tombolate di Natale. Dal circolo della Juventus alle serate davanti alla televisione per seguire le partite di Coppa e di campionato di Roma e Lazio.
Quel circolo non era solo un luogo fisico, ma un pezzo di storia popolare del quartiere, e Michelangelo ne era una presenza costante, un volto amico, un punto di riferimento umano prima ancora che organizzativo.
Gli ultimi mesi della sua vita sono stati purtroppo dolorosi e difficili. Michele – come lo chiamavano in tanti – è stato accudito con grande affetto dagli amici più stretti, che lo aiutavano anche nei gesti più semplici, come andare a letto.
Un grave problema alle gambe, i ripetuti ricoveri e, come raccontano con amarezza gli amici, diagnosi sbagliate, dimissioni frettolose e analisi mai effettuate hanno segnato un calvario che lascia oggi rabbia e dolore.
Nelle parole di chi gli è stato vicino fino all’ultimo emerge tutto lo sconforto per una scomparsa iconica per il quartiere Pilastro, un quartiere che solo nel 2025 ha visto cadere, uno dopo l’altro, tanti giovani e persone non ancora anziane.
Alle esequie hanno partecipato in moltissimi, a testimonianza dell’affetto e della stima che circondavano Michelangelo. In dialetto, più di qualcuno lo ha ricordato con poche parole semplici ma pesantissime di significato: «Era un bravo cristiano». E forse non serve aggiungere altro.

