Con quale faccia si propone la città a Capitale della Cultura quando si assiste a questo scempio
TARQUINIA – A Tarquinia può accadere anche questo: un’opera d’arte pubblica, pensata per accogliere cittadini e visitatori all’ingresso della città, viene lasciata a terra come un ingombro qualunque.
“La Spiga”, opera del Maestro Capotondi, destinata a rappresentare un simbolo identitario di Tarquinia, non solo non è mai stata installata, ma risulta oggi abbandonata nell’area della ex Conalma. Un’area dismessa, priva di tutela e di qualsiasi dignità culturale.
Un fatto che non può essere liquidato come una semplice svista amministrativa.
Qui non si parla di arredo urbano, ma di un’opera d’arte commissionata, realizzata e destinata alla collettività. Trattarla come materiale di risulta equivale a:
• mortificare il lavoro dell’artista;
• tradire la funzione pubblica della cultura;
• danneggiare l’immagine di una città che vive anche — e soprattutto — della propria identità storica e artistica.
Tarquinia è patrimonio UNESCO. Tarquinia si presenta al mondo come città d’arte. Anzi, si propone quale comune capofila per puntare ad ottenere il titolo di Capitale della Cultura. Eppure un’opera simbolica viene lasciata all’abbandono, esposta al degrado, al danneggiamento o alla scomparsa, senza spiegazioni ufficiali e senza un cronoprogramma di ricollocazione.
La domanda non è più solo perché “La Spiga” non sia stata installata. La vera domanda è: chi si assume la responsabilità di questo scempio culturale?
Chi doveva custodire l’opera? Chi ha deciso di accantonarla? E soprattutto: quando si porrà rimedio a una situazione che getta un’ombra pesante sulla gestione del patrimonio pubblico?
La cultura non si celebra nei discorsi ufficiali o nelle brochure turistiche. La cultura si dimostra nei fatti. E oggi, davanti a “La Spiga” abbandonata, i fatti raccontano una storia che Tarquinia non merita.


