VITERBO – Il messaggio del vescovo Francesco Piazza ai fedeli in occasione delle festività natalizie.
“Carissimi Fratelli e Sorelle amati da Dio,
si conclude con il Natale del Signore Gesù, nostra unica speranza, il percorso impegnativo e fecondo del cammino dell’Avvento.
Insieme abbiamo acceso le luci del silenzio, del cammino nella speranza, della gioia, della invocazione e della gratitudine che hanno rischiarato, nell’attesa dell’Incontro, il nostro cuore e la vita.
Abbiamo insieme invocato il Signore che viene tra noi, nella nostra non facile quotidianità, alimentando il desiderio della Sua presenza con la preghiera che orienta a Lui lo sguardo, non per distoglierlo dalle vicende talvolta complesse e sofferte, ma per poterle leggere con lo sguardo del Suo amore provvidente che dona conforto nel cammino: fa’ o Signore che intensamente ti desideri; desiderandoti ti cerchi; cercandoti ti incontri; incontrandoti ti ami; amandoti ti segua!
Nella invocazione sperimentiamo, infatti, la trasformazione del cuore: dalle situazioni di bisogno che spingono a pregarlo, a chiamarlo nella nostra fatica del vivere, si passa alla condivisione consolante di un Amore di cui si sperimenta l’efficacia in un nuovo modo di leggere la vita e le sue vicende. Se è definita la prospettiva del nostro procedere verso di Lui, bisognosi come siamo di quel conforto che sottrae dalla solitudine nell’affrontare le difficoltà, nel Suo Natale è svelata la Sua prospettiva, quella dell’Amore incondizionato che, nella fede, lascia subito intravedere l’Amore crocifisso per noi. Il Dio trino ed unico, nell’Incarnazione del Verbo, mostra l’evidenza dell’Amore quale risposta alla paura del mondo, alle ansie e preoccupazioni che generano lo sguardo dell’incertezza e della preoccupazione.
Nell’incontro con il Verbo umanato, ognuno può riconoscere che «il suo amore per me ha umiliato la sua grandezza, si è fatto simile a me perché io lo riceva, si è fatto simile a me perché io di lui mi rivesta. Ha preso la mia natura perché io lo comprenda, il mio volto, perché io da lui non mi distolga» (Anonimo del II secolo, Dalle Odi di Salomone).
Il Dio amante della sua creatura si è fatto simile a me, è entrato nella mia vita, nella difficoltà del cammino e in questa sua presenza chiede di accoglierlo per rivestirsi della sua forza, rivestirsi di Lui nell’affrontare le controverse sorprese del quotidiano.
Possiamo riconoscere nella sua Parola il modo con cui rileggere realmente le vicende e riconoscendone la vicinanza lo sguardo non si distolga mai da Lui, soprattutto nella prova. Ognuno può invocarlo perché ha condiviso fino in fondo la nostra umanità, attraversata da fragilità e bisogni: è una certezza, questa, che non deve mai abbandonarci. Dobbiamo essere grati per questa compagnia di Dio con la lode di Efrem il Siro nel III Inno sulla Natività: «Benedetto l’infante, che oggi ha ringiovanito l’umanità. Benedetto il frutto, che ha chinato sé stesso verso la nostra fame. Benedetto il buono che in un istante ha arricchito tutta la nostra povertà e ha colmato la nostra indigenza. Benedetto colui che è stato piegato dalla sua misericordia a prendersi cura della nostra infermità».
Carissimi Fratelli e Sorelle, nel Natale di Gesù rendiamo acuto lo sguardo interiore e scopriamo la vicinanza di Dio, il suo essere sempre con noi e tra noi: non dobbiamo aver timore di riconoscere questo amore che si dona e ci sostiene; dobbiamo lasciare sempre un posto nel cuore, tra le tante preoccupazioni, alla concretezza di questo amore che guida nel vivere svelandone l’essenziale, il senso e il valore in ogni condizione e situazione.
La consolante sensazione di essere amati e sostenuti da Dio, trino e unico, matura nella fiducia e nell’affidamento. È necessario fidarsi di Dio, della certezza del suo amore rivelata nel Figlio fatto uomo per noi, della sua pedagogia dell’amore che chiama ad una intimità reale e profonda con la sua Parola, divenuta carne: «Dio, vedendo il mondo sconvolto dalla paura, interviene sollecitamente per richiamarlo con l’amore, invitarlo con la grazia, trattenerlo con la carità, stringerlo a sé con l’affetto» (Pietro Crisologo, Disc. 147).
Sono questi i tratti di un Amore che attrae e coinvolge: sottrae dalle paure del mondo con l’Amore che riporta il cuore a Lui; invita attraverso i suoi doni come condizioni di un nuovo sguardo; trattiene con amorevole cura per riconsegnare equilibrio e serenità nelle vicende che travolgono e oscurano sentimenti e pensieri; stringe a sé in un abbraccio che dona sicurezza e trasmette le vibrazioni di un Amore che ridisegna la vita.
Il Santo Natale è l’abbraccio di Dio che coinvolge e avvolge; in esso possiamo riconsegnarci alla vita con rinnovata fiducia e con la consolazione della Sua Presenza in noi e tra noi. Se tanto ha amato noi sue creature, al punto da donarci il Figlio, nato per noi, in questo Amore dovrà essere riconsiderata tutta la nostra vita e vivere alla sua presenza. Ancora il Crisologo sottolinea: «O uomo, perché hai di te un concetto così basso, quando sei tanto prezioso per Dio? Perché mai, tu che sei così onorato da Dio, ti spogli irragionevolmente del tuo onore? Perché indaghi da che cosa sei stato tratto e non ricerchi per qual fine sei stato creato? Tutto questo edificio del mondo, che i tuoi occhi contemplano, non è stato forse fatto per te?». Non dobbiamo snaturare questo sguardo dell’Amore rivelato nella semplicità umana dello sguardo con cui il Figlio la guarda: la vita, con la trama delle sue condizioni, è un dono di cui dobbiamo essere sempre e comunque grati a Lui, in ogni circostanza. Se avvertiamo e riconosciamo l’abbraccio affettuoso di Dio, in Cristo, nella Parola e nella Eucarestia, sarà sempre possibile trovare la luce della speranza anche nelle vie più buie del nostro cammino. Lasciamoci attrarre dall’Amore incarnato e nel suo abbraccio incondizionato procediamo con fiducia, avendo cura di noi stessi, guardando con nuovi occhi coloro che condividono la nostra vita: sarà la grazia dell’Amore che ci sosterrà nei giorni che il Signore disporrà per noi.
L’abbraccio di Dio e la mia preghiera per tutti voi, ma soprattutto per gli ammalati e per chi ha perso fiducia nel vivere, saranno consolazione e conforto nel cammino. Santo e sereno Natale”.

