Centinaia di commenti hanno ancora una volta portato in auge la discussione. Secondo voi si tratta di un divieto giusto o sbagliato?
Anche quest’anno a Viterbo la sindaca Chiara Frontini ha firmato l’ordinanza che vieta l’esplosione di botti di Capodanno. Come ogni anno, il provvedimento raccoglie consensi da una parte della città — in particolare da chi vive con animali domestici o semplicemente teme per la sicurezza di persone e beni — ma scatena anche una valanga di critiche nei social. Sotto al nostro post sull’ordinanza, centinaia di commenti esprimono frustrazione, chiedendo a gran voce perché non vengano fatti controlli adeguati sul territorio.
Molti cittadini ritengono che l’ordinanza, pur essendo giusta nella sua intenzione, sia in realtà “ipocrisia pura”: un modo per i sindaci di togliersi responsabilità in caso di incidenti, senza però mettere in campo strumenti concreti per farla rispettare.
Perché il divieto non basta
Il primo punto da chiarire è proprio questo: un’ordinanza senza controlli effettivi rischia di restare lettera morta. In molte città italiane il clamore dei botti a Capodanno continua indisturbato, spesso ben oltre la mezzanotte, e con risultati che vanno ben oltre il semplice fastidio acustico.
Secondo i dati più recenti elaborati dalla Società Italiana di Medicina Ambientale, dal 2012 al 2025 in Italia si sono registrati circa 3.494 feriti e 7 morti legati all’uso di petardi, fuochi d’artificio o proiettili vaganti durante le festività di fine anno. Nel solo 2025, il numero di feriti è stato di 309 persone, di cui 69 ricoverate. Questi numeri mostrano come gli incidenti non siano un’eccezione, ma un fenomeno che continua a presentarsi con regolarità ogni anno.
La questione non riguarda solo le persone: le associazioni animaliste stimano decine di migliaia di animali tra domestici e selvatici impattati negativamente dai botti. Secondo alcuni rapporti, durante le festività annuali potrebbero essere circa 5.000 gli animali che perdono la vita a causa di shock, fuga o incidenti provocati dai rumori forti.
Questi numeri aiutano a comprendere perché tanti cittadini — proprietari di animali, famiglie con bambini, anziani o semplici amanti del silenzio urbano — vedano positivamente l’ordinanza. Ma è altrettanto comprensibile perché altri la considerino un gesto fine a se stesso se non accompagnato da un’effettiva presenza di forze dell’ordine e controlli mirati.
Perché non si vieta semplicemente la vendita dei botti?
Una delle domande più ricorrenti nei social è proprio questa: se i botti fanno così male, perché non si vieta la vendita di petardi e fuochi d’artificio in Italia, invece di limitarsi a proibire il loro uso?
La risposta è più complessa di quanto sembri, ed è legata al quadro normativo italiano ed europeo. La vendita di prodotti pirotecnici certificati è regolata da leggi nazionali e da standard europei di sicurezza: se il prodotto è marcato CE e rientra nelle categorie previste, è legale venderlo e acquistarlo. I singoli comuni, come Viterbo, non hanno la competenza normativa per imporre un divieto generale di vendita su tutto il territorio, perché la disciplina commerciale è materia di legge statale.
Questo significa, in pratica, che un sindaco può vietare l’uso dei botti in occasioni specifiche o in determinate aree, ma non può – da solo – proibire la vendita di petardi legali nei negozi. Per farlo servirebbe un intervento legislativo nazionale o addirittura europeo, che incida sulla normativa di base in materia di commercio e prodotti pirotecnici.
Non è tanto una “scusa”: è una questione di equilibrio istituzionale e di competenze legislative, complicata anche da interessi economici che ruotano attorno alla produzione e distribuzione di articoli festivi.
Una riflessione collettiva
Forse la chiave per affrontare davvero il problema non sta solo nei divieti, ma in una combinazione di misure:
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Controlli più incisivi nelle ore critiche, che rendano concreta l’ordinanza e non solo simbolica.
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Campagne di sensibilizzazione sui rischi reali associati ai botti — per le persone, per gli animali e per l’ambiente — non solo nei giorni immediatamente precedenti al Capodanno.
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Promozione di alternative più sicure e sostenibili per celebrare insieme: spettacoli pirotecnici organizzati da professionisti, eventi comunitari con intrattenimento e musica, soluzioni di luci al posto degli scoppi.
Il dibattito che emerge sotto ogni post o articolo non è semplicemente un “no ai divieti”: è un grido di desiderio di sicurezza, serenità e rispetto reciproco in una città che vuole iniziare l’anno con più consapevolezza e meno ferite.
Forse non si risolve tutto con un’ordinanza, ma quella riflessione vale comunque la pena di essere fatta.

