I lavoratori in sciopero (e snobbati) di Campi Bisenzio. Violenza e sgomberi ai cancelli. “Turni di 14 ore per 6 giorni a settimana”
Sono 160 i lavoratori che da quindici giorni protestano per avere un piccolo pacchetto di diritti. Sono i facchini del magazzino del gruppo Mondo Convenienza di Campi Bisenzio che hanno presentato un dossier da brivido sulle condizioni di sfruttamento cui vengono sottoposti e stanno attuando un picchetto che potrebbe costare molto caro in termini fisici e di sicurezza oltre che economici.
L’Italia è uno dei pochi paesi d’Europa in cui il leader assoluto di mercato dell’arredo non è il colosso Ikea ma questo gruppo fondato da un viterbese, Gianni Carosi, che oggi ha un fatturato superiore al miliardo e 200 milioni che supera il colosso svedese in quanto a ricavi legati ai complementi di arredo esclusa l’oggettistica e arredi per la ristorazione.
Gianni Carosi è uno scaltro imprenditore di Bagnaia, piccola frazione di Viterbo. Ha iniziato praticamente da zero. Un’avventura partita da Civitavecchia 37 anni fa che oggi è entrata in una nuova dimensione grazie al digitale. Nel 2017 Mondo Convenienza ha creato una «digital factory» e da allora circa il sette per cento del fatturato viene investito nel digitale.
Tutto però ha un prezzo. Quello più alto, come al solito, lo stanno pagando i lavoratori che hanno iniziato a protestare per gli orari di lavoro massacranti e una paga non adeguata.
Due settimane di proteste condite da scontri verbali e fisici anche tra i lavoratori.
Addirittura uno dei manifestanti è stato letteralmente investito dal furgone di un capo area che stava uscendo dai cancelli nonostante lo sciopero in corso.
Alcuni lavoratori si sono incatenati e sono stati sgomberati con la forza dalla polizia.
Gli agenti, in assetto antisommossa, hanno tagliato le catene con una tronchesi e cercato di portare via i manifestanti con la forza, tra urla, spintoni e tanta disperazione.
Nell’aria un senso di impotenza: nessuno sa fare o vuole fare nulla per lo sfruttamento al limite della schiavitù che in Italia vige nel mondo della logistica.
I dipendenti denunciano di lavorare dalle 12 alle 15 ore al giorno, con inizio alle 7 e si va avanti fino alle 22 per 1200-1300 euro al mese. Tutti hanno un contratto del settore delle pulizie e non della logistica e del trasporto; tutte le bolle di accompagnamento delle consegne indicano “piano zero”, mentre, in realtà, quasi sempre i mobili e l’oggettistica vanno a clienti di piani superiori e la consegna avviene da parte degli stessi trasportatori.
L’ordine è uno solo: ogni camion che parte pieno va consegnata vuoto la sera. Nonostante le denunce dei lavoratori, l’azienda non ha ancora commentato la situazione. La ditta appaltatrice RL Logistica e Montaggi afferma che i contratti sono regolari e non ha intenzione di aprire un dialogo con i dipendenti in sciopero.
Il sindacato Si Cobas afferma che “questa situazione di lavoro povero e di dumping salariale è presente da anni in tutti i magazzini Mondo Convenienza a livello nazionale. Inchieste giudiziarie sono in corso a Bologna e Ivrea, dove l’azienda è accusata di sfruttamento, caporalato e razzismo”.