Tarquinia – Inquinamento della foce del Marte, avvisi di garanzia ai vertici di Talete

Nel mirino della procura di Civitavecchia anche le imprese che si occupano della gestione dei depuratori. Tutto nasce da un esposto del sindaco Giulivi

TARQUINIA – Inquinamento del fiume Marta, la Procura di Civitavecchia ha emesso diversi avvisi di garanzia (alcuni al momento inspiegabili se non perché dovuti).

Questa mattina gli uomini dei Carabinieri Forestali, su mandato del sostituto procuratore di Civitavecchia Marina Manni, hanno notificato gli avvisi di garanzia ai vertici di Talete Spa, alle aziende che si occupano della depurazione delle acque del fiume Marta e anche ad alcuni amministratori.

Tutto è nato da un esposto presentato dal sindaco di Tarquinia, Alessandro Giulivi, a fine luglio dello scorso anno dopo che Goletta Verde rese noti i dati di inquinamento delle acque antistanti la foce del Marta.

L’esposto fu presentato dal legale del Comune Paolo Pirani e si concentrava proprio su quei dati «in data 8 e 9 luglio 2022 venivano diffuse a mezzo stampa e su testate televisive (riferimento al Tg3 Lazio) notizie in cui si citava che Goletta Verde di Legambiente ha riscontrato fortemente inquinata la Foce del Marta a causa di scarsa o assente depurazione. Tale circostanza, se fosse riscontrata a mezzo di analisi dell’Arpa (Agenzia regionale protezione ambientale), costituirebbe un danno ambientale».

Le analisi e i campionamenti annuali condotti dai volontari di Goletta Verde, «che non si vogliono sostituire ai dati ufficiali, ma vanno a integrare il lavoro svolto dalle autorità competenti», si legge nel report, evidenziano come «i controlli eseguiti nei laboratori individuati sul territorio mostrano per il fiume Marta criticità dovute alla presenza di batteri di origine fecale (Enterococchi intestinali ed Escherichia coli), considerati un marker specifico di inquinamento dovuto a scarsa o assente depurazione».

Giulivi contestava il funzionamento dei sistemi di bonifica delle acque ex Cobalb nel comune di Marta (da dove il fiume nasce) e quelli dei depuratori alle porte di Viterbo, che si occupano della depurazione degli scarichi nel fiume Urcionio, tra gli affluenti. Sistemi sui cui più volte il primo cittadino aveva sollevato dubbi e perplessità.

A distanza di un anno la Procura della Repubblica di Civitavecchia ha chiesto di effettuare degli esami più approfonditi e per farlo ha dovuto mandare gli avvisi di garanzia per permettere, a ciascuna delle parti, la possibilità di partecipare con i periti di parte.

Dunque nel mirino del magistrato il lavoro della Talete e del suo amministratore Salvatore Genova indagato insieme al direttore tecnico Alessandro Fraschetti, direttore dell’area tecnica Fabio Giorgi e al responsabile degli impianti di depurazione Roberto Ercoli.

Avvisi di garanzia anche alla Ecologia Dimarcantonio Sas e alla Ecologia Verzilli Srl.

Come atto dovuto l’avviso di garanzia è stato emesso anche al sindaco pro tempore Alessandro Giulivi e alla responsabile del settore ambiente Valentina Troiani.

Su questi due ultimi avvisi di garanzia le perplessità non sono poche visto che l’inchiesta nasce proprio dall’esposto del primo cittadino che adesso si ritrova indagato insieme alla dirigente pur non avendo ricoperto alcun ruolo politico e amministrativo nel periodo preso in esame se non come atto dovuto.

Se per questi ultimi due, la posizione è comunque piuttosto chiara, per gli altri, invece, si prospetta una lunga e minuziosa attività di indagine dei periti che dovranno fare delle campionature nei depuratori a monte e valle del fiume Marta.

Raggiunto telefonicamente il sindaco Giulivi ci ha confermato la notizia: “Sì, questa mattina ci è stato notificato l’atto per consentire l’effettuazione di prelievi e campionature delle acque del fiume Marta. Sono rimasto alquanto stupito dal fatto di essere stato inserito nella lista degli indagati invece che in quella delle parti offese visto che, se l’inchiesta ha avuto inizio, lo si deve all’esposto da me firmato e presentato alla Procura di Civitavecchia”.

La posizione è dunque facile da chiarire: “Direi che la cosa non mi spaventa né mi preoccupa. Succede che nella massa di carte e nella fretta di effettuare prelievi e fare analisi ci sia finito anche il mio nome che, come sindaco pro tempore, ho fatto il mio dovere denunciando la cosa”.

 

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