“L’indecente non è un eroe, non è rosso, né nero, ma è l’uomo che torna a se stesso, a partire dalla sua privatezza, dal sogno, dal ricordo, dall’infanzia, dallo spirito, dalla ricomposizione di un’idea, dalla cultura e dalla coltivazione di un pensiero critico”
ROMA – Dal 10 dicembre in libreria “Indecenti. Uomini e donne oltre il politicamente corretto: per una rinascita antropologica e spirituale”, il nuovo libro di Emanuele Ricucci.
Nel tempo del delirio politicamente corretto, dove le opinioni autoritarie soppiantano le idee autorevoli, cosa sta accadendo all’uomo occidentale? Sempre più assente e sradicato, esso si è trasformato in un perfetto ingranaggio del conformismo, astratto e ripetibile, senza Dio e senza confini, perennemente migrante e precario, spogliato di ogni profondità e di ogni connessione con lo spirito. È questo il tanto decantato “progresso” della democrazia liberale? Come siamo passati dalla “morale del Bene” alla moralizzazione della società? Tra le pagine di questo testo – seguendo i precedenti capitoli della “trilogia degli uomini sovrani di se stessi”, nello specifico tra “Torniamo Uomini”, pubblicato dal quotidiano Il Giornale e “Contro la folla. Il tempo degli uomini sovrani”, con una pungente introduzione di Vittorio Sgarbi – Emanuele Ricucci non pone un problema già noto, ma offre una possibile soluzione: la ricerca di una nuova integrità oltre le follie del progresso, la resa degli individui in scatola, mondati da ogni dimensione di profondità per essere perfetti consumatori e conformisti e lo scenario infernale dell’uomo folla.
Ciò che serve – in questo contesto liquido, globale e virtuale – è la volontà di edificare l’uomo sovrano di se stesso, l’indecente che non si accodi alla rasserenante decenza dell’imposizione e combatta l’auto annullamento in atto.
L’indecente non è un eroe, non è rosso, né nero, ma è l’uomo che torna a se stesso, a partire dalla sua privatezza, dal sogno, dal ricordo, dall’infanzia, dallo spirito, dalla ricomposizione di un’idea, dalla cultura e dalla coltivazione di un pensiero critico, dalla libertà intesa come partecipazione a se stesso, al tempo, al reale, nel rifiuto del neoreale (mediatico). E che con questo lancia una sfida reale al mondo di oggi. Nessuna pratica, ma teoria. Anticorpi alle follie del progresso. Un individuo che torni a coltivare sé stesso, a dedicarsi la vita, avendo cura del proprio rapporto con la felicità e con la cultura, con l’arte e con la morte, con il tempo e con l’amore, col coraggio e con Dio, con l’Assoluto, con la Natura e con la Bellezza, essendo parte del proprio tempo.
Un viaggio da Ortega y Gasset a Simone Weil, da Marcello Veneziani a Dominique Venner, da Rainer Maria Rilke a Paul Bloom, attraversando l’arte, l’antropologia, la sociologia e la poesia. Perché – oggi più che mai – libertà è trasmettersi la fiaccola dell’indecenza.
EMANUELE RICUCCI nato a Roma il 23 aprile 1987, scrittore, comunicatore, scrive di cultura per Libero Quotidiano. È stato assistente e collaboratore parlamentare di Vittorio Sgarbi, dal 2018 al 2023, e nello staff dei collaboratori tecnici di Marcello Veneziani. Già collaboratore per la comunicazione del Gruppo Misto Camera dei deputati, è autore di satira ed è stato caporedattore de Il Giornale OFF, approfondimento culturale del sabato de Il Giornale. Ha scritto, tra gli altri, per Il Giornale, Il Tempo e Candido, mensile di satira fondato nel 1945 da Giovannino Guareschi, e in diverse riviste del settore politico e culturale. Conferenziere, ha collaborato a numerose pubblicazioni. Ha studiato Scienze Politiche e scritto otto libri, tra cui si ricordano Diario del Ritorno (con la prefazione di Marcello Veneziani), Il coraggio di essere ultraitaliani. Manifesto per una orgogliosa difesa dell’identità nazionale (scritto con Antonio Rapisarda e Guerino Nuccio Bovalino), La Satira è una cosa seria, Torniamo Uomini. Contro chi ci vuole schiavi, per tornare sovrani di noi stessi – questi ultimi tre prodotti e distribuiti in allegato con il quotidiano Il Giornale – e Contro la folla. Il tempo degli uomini sovrani (con la prefazione di Vittorio Sgarbi). Dal 2015 scrive anche sul suo blog Contraerea su IlGiornale.it. È stato consulente per la comunicazione della Fondazione Pallavicino di Genova, nonché di altri importanti enti del mondo culturale e direttore artistico del Centro Studi Ricerca “Il Leone” di Viterbo.