Il M5S dell’Umbria torna sulle attività della cooperativa Piccolo Carro, tra i cui soci figurerebbe anche il figlio della garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza Maria Pia Serlupini. “La cooperativa ha ricevuto 400 euro al giorno per ogni minore ospitato – dice il M5S – accumulando una ricchezza immensa”
PERUGIA | (Acs) – “Due giorni fa il Ministero della Salute ha risposto all’interrogazione dei portavoce in Parlamento del Movimento 5 Stelle, in merito alla vicenda della cooperativa Piccolo Carro, finita al centro delle cronache soprattutto grazie alla trasmissione Chi L’Ha Visto e ai loro servizi sulla morte della giovane Daniela Sanjuan, i cui resti sono stati ritrovati a breve distanza dalla struttura. La risposta del Ministero è, a mio parere, sconvolgente e conferma quell’inspiegabile contesto in cui i coniugi Pietro Salerno e Cristina Aristei (a capo della ricchissima cooperativa, che peraltro ci risulta essere stata esclusa da LegaCoop) hanno continuato ad operare per anni, nonostante già dal 2002 il Comune di Bettona avesse emesso ordinanza di chiusura di una delle strutture”: lo afferma Maria Grazia Carbonari, consigliere regionale del Movimento 5 stelle.
“Viene infatti riferito dal Ministero – spiega – che ‘presso le strutture gestite dal Piccolo Carro sono risultati ospitati minori affetti da gravi patologie, trasformando le stesse in comunità terapeutiche senza che fosse mai stata richiesta la prevista autorizzazione regionale‘, autorizzazioni concesse dai Comuni esclusivamente per lo svolgimento di attività socio-educative e ‘non risulta rilasciata alcuna autorizzazione all’esercizio di attività socio-sanitaria, né le stesse sono state accreditate per tali finalità’”.
“Eppure – prosegue – in questo modo il Piccolo Carro incassava quasi 400 euro al giorno per ogni ragazzo ospitato (pagati con soldi pubblici), rispetto ai circa 120 euro previsti per i ricoveri in strutture che svolgono attività socio-educative. Da questo l’immensa ricchezza accumulata dalla cooperativa e dai coniugi Aristei-Salerno. Dai bilanci 2013, 2014 e 2015 risultano ben 5 milioni di euro di fatturato ogni anno di cui circa 3 milioni di euro annui distribuiti ai pochi soci e due auto di lusso (un Land Rover e un’Audi A7) inserite a bilancio come beni strumentali. E tra questi soci, risulterebbe esservi il figlio della garante dell’infanzia e l’adolescenza, Maria Pia Serlupini. La stessa si è personalmente interessata per la cooperativa Piccolo Carro, visitando personalmente le strutture con la presidente Marini meno di un anno fa, dopo l’esplodere delle inchieste di ‘Chi L’Ha Visto’ sulla morte di Daniela Sanjuan”.
“Un conflitto di interesse molto importante – aggiunge Carbonari – anche in considerazione delle numerose inchieste giudiziarie in corso sul Piccolo Carro, sul quale abbiamo chiesto già da ottobre chiarimenti alla Garante Maria Pia Serlupini, chiedendo che la stessa fosse convocata in Terza Commissione per fornire risposte chiare sui suoi rapporti con la cooperativa Piccolo Carro e i coniugi Salerno-Aristei. Ritengo molto positivo il recente intervento di chiarezza e legalità assunto dalla Regione Umbria, annunciato dall’assessore Barberini, che si è costituita in giudizio a fianco dei Comuni umbri convenuti dal Piccolo Carro per avergli revocato le autorizzazioni a seguito degli accertamenti circa la mancanza dei requisiti”.
“In attesa degli sviluppi dell’inchiesta sulla morte della piccola Daniela Sanjuan e l’altra inerente ai presunti reati di truffa a danno degli enti e di frode in pubblica fornitura a carico di Cristina Aristei e Pietro Salerno, riteniamo – conclude – che, autonomamente e parallelamente, la politica e i mezzi di informazione debbano continuare a fare chiarezza, anche raccogliendo segnalazioni e testimonianze di ex dipendenti ospiti delle strutture, sui tanti aspetti ancora non chiari. Diventa importante capire perché, per anni, nessuno è intervenuto rispetto a questa palese situazione di irregolarità, ora messa nero su bianco anche dal Ministero”.