MONTEFIASCONE – Riceviamo e pubblichiamo la nota inviata da Enrico Calvario – Presidente dell’Associazione Lago di Bolsena OdV e membro del Comitato Scientifico del Biodistretto Lago di Bolsena: Premetto che valuto molto positivamente la grande attenzione mostrata in questo periodo da singoli/e cittadini/cittadine e da associazioni, riguardo gli accadimenti che hanno coinvolto il lungolago di Montefiascone: credo che questo risultato sia anche frutto del lavoro di sensibilizzazione portato avanti in questi anni dalle associazioni che operano sul territorio, Biodistretto del Lago di Bolsena compreso.
Detto questo, credo che quanto riportato nel comunicato emanato dal Biodistretto chiarisca bene quanto accaduto e riconduca la discussione, in modo pacato, agli obiettivi ed ai contenuti attuativi del progetto del Biodistretto Lago di Bolsena, diversamente dai toni decisamente poco costruttivi comparsi su alcuni social.
Obiettivi, non di tipo ideologico, ma riferiti a quelle “buone pratiche” di rinaturalizzazione richiamate peraltro nelle Misure di Conservazione della Zona Speciale di Conservazione (ZSC) Lago di Bolsena, emanate dalla Regione Lazio con DGR 162/2016, che tra gli “Interventi attivi e azioni da incentivare”, la cui attuazione è ritenuta prioritaria per il conseguimento degli obiettivi di gestione del sito, prevede il seguente: “Promozione di un progetto complessivo di ripristino e conservazione dei canneti a Phragmites australis, che sviluppi i seguenti aspetti”:
a) limitazione degli effetti negativi dovuti alla competizione con Arundo donax;
b) azioni per accertare le cause dei fenomeni di moria del canneto (sindrome “die back”);
c) azioni finalizzate a limitare i fenomeni di eutrofizzazione;
d) azioni per limitare gli effetti negativi dovuti alla presenza della nutria.
Misure di conservazione che derivano, almeno in parte, da quelle contenute nel Piano di Gestione dei siti Natura 2000 (anno 2009), approvato dalla Provincia di Viterbo, al quale contribuì anche l’Associazione Lago di Bolsena e che ho firmato quale responsabile tecnico e coordinatore scientifico, insieme al Professor Antonio Leone dell’allora Dipartimento DAF dell’Università della Tuscia.
Altro aspetto che penso sia opportuno richiamare e sottolineare, mai evidenziato nei toni polemici comparsi su alcuni social, è che nel tratto più interno in cui è stata tolta la Canna domestica, il progetto del Biodistretto ha previsto la messa a dimora di individui arborei di Salice bianco ed Ontano nero, le piante che naturalmente occupavano in tempi storici recenti (e non biblici) quel tratto di fascia ripariale, come riportato in diversi lavori scientifici di tipo botanico-vegetazionale riferiti ai laghi vulcanici del Lazio ed al Lago di Bolsena in particolare.
Nessun pratino all’inglese, nessuna rimozione di alberi, nessuna estirpazione di Cannuccia di palude, nessun danno e nessun disturbo per la nidificazione delle specie acquatiche di uccelli, che non potevano nidificare in quel tratto proprio perché purtroppo il canneto a Cannuccia di palude è ridotto al lumicino e perché l’intervento di rimozione della Canna domestica è stato effettuato al di fuori del periodo riproduttivo delle specie di uccelli acquatici.
Canneto a Cannuccia di palude e fascia ripariale la cui importanza la nostra Associazione ha sempre rimarcato, in ogni occasione tecnica ed in ogni intervento pubblico, come pure la rilevanza del lago e delle sue isole rispetto ai popolamenti di Uccelli acquatici, svernanti, nidificanti, in migrazione, che costituiscono, oltre ad un positivo segnale di vitalità del nostro lago (nonostante tutto), un sicuro motivo di interesse dal punto di vista del turismo naturalistico, non ancora significativamente messo in luce. Certo è che il solo e semplice asporto della Canna domestica, in tratti estesi e senza che sia previsto un progetto complessivo di ripristino della vegetazione ripariale, espone il lago a frequentazione umana e le specie di uccelli al disturbo.
Smentiamo con forza la gravissima affermazione comparsa su i siti Viterbonews e Civonline, attribuita ai quattro docenti dell’Unitus Dipartimento Dafne, usciti dal Biodistretto che sosterrebbero… “che il piano, denominato ‘Nuovi modelli di gestione della vegetazione ripariale del lago di Bolsena’, abbia portato alla distruzione di un’ampia area incontaminata, ricca di biodiversità e protetta, contravvenendo alle vigenti direttive europee in materia”.
Ripetiamo che, nessun elemento di biodiversità è stato intaccato a parte l’Arundo donax, nessuna nidificazione è stata perturbata, nessuna specie floristica di valore conservazionistico è stata eliminata, nessuna direttiva europea è stata contravvenuta e ricordiamo a tal proposito che il progetto è stato sottoposto alla procedura di Valutazione di incidenza, che ha ottenuto parere positivo dal competente ufficio della Regione Lazio.
Il progetto del Biodistretto prevede il monitoraggio di quanto accadrà, rispetto alle azioni intraprese; sicuramente ci sarà bisogno di ulteriori interventi per evitare che la Canna domestica si riprenda quel tratto di riva (eradicarla è molto complesso, ne eravamo e ne siamo consapevoli), sarà necessario controllare che gli alberi piantati si accrescano senza problemi e verificare se la Cannuccia di palude avrà la forza di ricolonizzare autonomamente almeno parte degli spazi che le sono propri o se sarà necessario sperimentarne, come effettuato in altri contesti, la ripiantumazione diretta, a partire naturalmente da materiale vegetale presente nel nostro lago, previe analisi chimico-fisiche-biologiche atte a cercare di comprendere altri possibili cause che hanno causato la sua mancata espansione e regressione (oltre alla competizione diretta con Arundo donax), attribuibili al fenomeno del “die-back” del canneto.
Noi dell’Associazione Lago di Bolsena, a questo piccolo tratto di riva teniamo molto (come anche a tutto l’ecosistema lacustre per la verità); il progetto costituisce un test che ci sarà utile per ragionare in termini tecnici su cosa andare a proporre in altri contesti. Il Biodistretto ha aperto la strada in questo senso, ha creato occasioni di confronto, altre ne creerà e noi con lui: ben vengano le discussioni costruttive, anche dure se necessario, noi ci siamo e mettiamo volentieri a disposizione le nostre competenze tecniche ed il nostro impegno, che da sempre ci caratterizzano, per difendere e per quanto possibile contribuire a migliorare lo stato ecologico di questo straordinario ecosistema lacustre. Siamo disponibili al dialogo. Su quanto accaduto e accadrà nel tratto di riva esterno a quello dato in concessione dal Comune di Montefiascone al Biodistretto, interverremo nei modi che riterremo opportuni e necessari.