L’uomo viveva a Vetralla, altri sei degli arrestati vivono nel viterbese
La mappa del terrore nella Tuscia
VITERBO – Omicidio, lesioni, minacce, associazione a delinquere e traffico d’armi, sono alcune delle accuse che gravano su Baris Boyun (nella foto di copertina), boss della mafia turca arrestato ieri a Bagnaia. Elemento di spicco appartenente a un’organizzazione criminale responsabile di 19 tra omicidi e tentati omicidi, commessi tra il 2019 ed il 2020, nel suo Paese d’origine, uno degli uomini più ricercati da Ankara che dalla piccola frazione del viterbese stava pianificando un attentato eclatante. “Dammi una settimana di tempo, sto facendo grandi preparatorie, tutta la Turchia ne parlerà” diceva, intercettato.
L’uomo era stato arrestato a Milano lo scorso 21 gennaio quando la polizia lo aveva trovato in macchina con la moglie in possesso di una pistola.
Dal 2 febbraio era passato agli arresti domiciliari a Crotone, dove la notte del 18 marzo avrebbe subito un attentato con due killer che spararono contro la sua porta d’ingresso. Da Crotone, Boyun era stata poi trasferito nel viterbese da dove stava progettando di vendicarsi con un attentato a una fabbrica in Turchia, con l’obiettivo di uccidere il rivale mafioso, attentato che fallì grazie all’intervento della polizia turca su indicazione della polizia italiana.
Ad incastrarlo nei suoi folli piani, le microspie presenti nell’abitazione e nel braccialetto elettronico che hanno portato all’arresto di 18 persone, tra loro, il viterbese Giorgio Meschini e diversi turchi residenti in zona, Caglar Senci residente a Tuscania, Ahmet Durmus residente a Vetralla, Bayram Demir residente a Nepi, Firat Cogalan residente a Vetralla, Cancin e Akarsu in dimora a Montefiascone.
Durmus residente a Vetralla è braccio destro di Boyun lo assiste e sostiene nella realizzazione delle singole operazioni criminali: procura autovetture alloggi e denaro proveniente dalla Turchia e da altri Paesi che ricicla in Italia, traffica un rilevante numero di armi che occulta nella propria abitazione ed in zone adiacenti, dà ospitalità a esponenti di organizzazioni criminali da indicazioni su come “superare” i controlli di Polizia e su cosa dire se vengono fermati.
“Dove va fratello Baris io gli sono dietro- afferma ed aggiunge parlando con un sodale- certo. Ho preso anche il permesso, ti posso dire una cosa confidenziale, sacrifico la mia vita per fratello Baris”
Baris Boyun definito “Il Fratello maggiore”
“Ciascun associato agisce e si determina secondo un proprio ruolo ed in esecuzione di un preciso mandato organizzazione rispetto alla quale Boyun Baris (Il Fratello maggiore ) viene riconosciuto ed è indiscutibilmente il Capo quindi mandante di omicidi, stragi ed attentati dinamitardi …….gli altri di coadiutori – fratelli e sostenitori che promuovono organizzano e ideologicamente sostengono “la lotta armata” in Turchia per la quale molti di loro hanno costituto e dirigono una vera e propria banda armata con finalità terroristiche ma diffusa anche sul territorio europeo dove hanno posto le proprie basi logistiche nei vari Paesi dell’Europa tra cui l’Italia da dove continuano a programmare organizzare e dare esecuzioni ai loro programmi criminali e che hanno individuato soprattutto quale “luogo protetto” da cui dirigere la lotta armata“.