Dall’associazione parlano di violenze omotransfobiche quotidiane nella Città dei Papi anche se dalla partecipazione di ieri non sembrerebbe
VITERBO – “Questa è una città difficile in cui crescere, soprattutto per la comunità Queer. Vannacci ha cominciato da qui a presentare il suo libro omotransfobico e misogino. Vittorio Sgarbi è assessore al nostro comune. E’ una città dove le violenze omostransfobiche sono all’ordine del giorno. Ecco perché è difficile dichiarare la propria identità“.
Con queste parole dalla pagina social del Tuscia Pride invitavano i cittadini al corteo che si è snodato ieri tra le vie del centro. E Viterbo ha risposto alla grande, perché le violenze quotidiane di cui si parla sopra, la città non le ha mai perpetrate (mentre sono in crescita quelle contro le donne) e Vittorio Sgarbi partecipava al Padova Pride Village già dieci anni fa dichiarandosi a favore dell’amore libero “che non può essere soltanto quello omosessuale, ma una lotta di liberazione, a tutela dei diritti dell’individuo (anche se non gay)”.
Così oltre 3mila persone nella “retrograda e medioevale” Viterbo sono scese in strada per i diritti queer e trans al motto: “F(e)roce, pe’ davero!” ma non era omofobo usare il termine “frocio”?.
“Con l’obiettivo – dichiarano dall’organizzazione – di diventare un pride permanente”.
Tra i presenti, l’assessore comunale Alfonso Antoniozzi e Emanuele Aronne con diversi consiglieri, e dalla Regione Lazio la consigliere e coordinatrice Pd Marta Bonafoni, entusiasta di aver raggiunto la Città dei papi: “Partecipo ai Pride da quello del 2000, fanno 24 anni.
b.f.