Civitavecchia – Senza dita lo salva dall’infarto e si ritrovano grazie ai social: “Sono in debito con i miei angeli”

Moreno Campinoti ha un arresto cardiaco nel suo bar a Pisa. Tra le grida dei presenti la civitavecchiese Emanuela De Francesco non esita a intervenire. Aveva appena concluso la formazione per il soccorso: “Con la mia malformazione temevo di non farcela”

CIVITAVECCHIA – Si vedono a distanza e scambiano un cenno di saluto, si avvicinano e si sciolgono in un lungo abbraccio durante il quale Moreno Campinoti, noto imprenditore pisano, riesce a stento a trattenere le lacrime. Sta abbracciando Emanuela e Alessandro, le persone che gli hanno salvato la vita.

La notizia è finita su tutti i quotidiani nazionali e soprattutto toscani come questo pubblicato da “La Nazione“.

“Sono i miei angeli custodi – dice emozionato Moreno, mentre sua moglie in lacrime abbraccia e applaude i due salvatori – Ho un debito immenso con loro, posso godermi nuovamente la compagnia di mia moglie, mia figlia e dei miei nipotini”.

Esattamente due mesi fa, Emanuela De Francesco nata con agenesia della mano sinistra nella quale non ha le dita, e il compagno Alessandro Picone stavano gustando un aperitivo al bar quando, allarmati dalle grida, hanno visto che l’uomo dietro al bancone del bar era caduto a terra per un arresto cardiaco e, delle oltre 20 persone presenti, nessuno sapeva cosa fare. Emanuela, fresca di lezioni di primo soccorso, si è lanciata al salvataggio.

“Il momento era complesso, tra chi era nel panico, chi non capiva cosa era successo e chi, indifferente, continuava a chiedere un mancato resto per una bottiglietta d’acqua, ho dovuto agire in fretta. In questa confusione mi sono lanciata oltre il bancone del bar per controllare la situazione: non c’era battito né respiro, il colorito era pessimo e quindi ho iniziato il massaggio cardiaco. Alternandomi col mio compagno abbiamo preso un certo ritmo e dopo un po’ Moreno ha ripreso a respirare“. Dopo una decina di minuti è arrivata l’ambulanza col defibrillatore, che non è stato necessario grazie al soccorso di Alessandro ed Emanuela. Per lei è una doppia vittoria: non solo ha salvato una vita ma è riuscita a farlo con un massaggio cardiaco nonostante la malformazione della mano sinistra.

“Quando ho deciso, a novembre, di fare il corso di soccorso non erano sicuri che potessi eseguire la manovra salvavita con la mia mano. Fortunatamente, nei massaggi la mano sinistra deve restare stretta in pugno e quindi nonostante la malformazione la mia mano è ugualmente efficace. Non avrei mai pensato che mi sarebbe servita così presto”.

Emanuela De Francesco è la sorella dell’ex assessore della giunta MoscheriniVincenzo De Francesco, che ha lasciato Civitavecchia ormai da qualche anno e si è sposata a Pisa dove lavora e messo su famiglia.

Dopo una lunga degenza in ospedale e una ricerca sui social dei suoi salvatori, Moreno ha finalmente conosciuto i suoi “due angeli custodi” in un emozionante incontro sulle Piagge, a poca distanza da dove è stata sventata la tragedia. “Dopo che mi hanno detto che due persone mi hanno salvato la vita – dice Moreno -, ho messo un post sui social per cercare e ringraziare i miei salvatori. Emanuela e Alessandro hanno risposto all’appello proprio nel giorno del mio compleanno e finalmente siamo qui. Mi sto contenendo dal dare a tutti e due migliaia di baci, però quando li ho visti mi è venuto un groppo alla gola“.

“Dopo aver praticato il massaggio cardiaco a Moreno siamo rimasti in apprensione per 10 giorni – affermano Emanuela e Alessandro -. Non sapevamo come stesse ed è stato un sollievo quando abbiamo visto il post social del bar che ci cercava. Noi non lo conoscevamo prima di salvargli la vita e incontrarlo mi sembrava strano. Quando però lo abbiamo visto a distanza, felice insieme alla sua famiglia è stato veramente stupendo”.

Emanuela ha sfruttato l’occasione per ribadire l’importanza dei corsi di primo soccorso e soprattutto dei defibrillatori nei luoghi di lavoro, che possono realmente salvare delle vite. Il bar era infatti sprovvisto dello strumento che, come spiega Moreno, “era stato portato via per essere sostituito, avendo le batterie scariche, ma non è stato più riconsegnato. Se non fosse stato per due persone eccezionali come loro non sarei qui, sono la testimonianza vivente dell’importanza dei defibrillatori sui luoghi di lavoro”.