NOLA – Una delegazione del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa è partita da Viterbo all’alba di ieri, 30 giugno, per arrivare in tempo a “danzare” con i Gigli di Nola, tradizione millenaria delle grandi macchine a spalla.
Anche i viterbesi “facchini” tra i 128 uomini che occorrono a cullare un Giglio, tra loro Raffaele Ascenzi, portatore e ideatore di diverse Macchine di Santa Rosa, che dopo essersi confrontato con il capo paranza (i cullatori prendono il nome di paranza) inizia a danzare e far danzare il simbolo della tradizione cittadina nella Ballata dei Gigli, una danza ammaliante che dura più di un giorno.
I Gigli
Otto torri piramidali con i loro stili, dal barocco al metafisico, dal gotico al post-moderno, alte circa 25 metri e pesanti 25 quintali con struttura di base in legno rivestita di cartapesta o polistirolo, ognuna dedicato ad una professione che, secondo la tradizione, ricorda le corporazioni delle arti e dei mestieri: ortolano, salumiere, bettoliere, panettiere, beccaio, calzolaio, fabbro e sarto, che accolsero oltre 1500 anni fa, il ritorno di San Paolino da Bordeaux loro vescovo, ognuno portando con se un giglio.
I cullatori necessari a sollevare il Giglio sono 128 tra dai 13 ai 70 anni, e insieme prendono il nome di paranza.
Al capo-paranza spetta la totale autorità di comando, è lui che impartisce i comandi che i cullatori dovranno eseguire con sincronismo e precisione.
Insieme al Trasporto della Macchina di Santa Rosa di Viterbo, alla Discesa dei Candelieri di Sassari e alla Varia di Palmi, compongono la rete delle grandi Macchine a spalla (GRAMAS), Patrimonio Immateriale UNESCO dal 2013.