Scrive il Gip sull’ordinanza: “Principi tutore cosca Forniti, Terra pensava ai suoi pacchetti di voti e affari”. Sovvertito il voto del 2018 al ballottaggio grazie ai voti raccolti dal clan mafioso
APRILIA – Lo tsunami degli arresti avvenuti ad Aprilia non ci hanno sorpreso. Almeno noi che da mesi scriviamo dell’ex sindaco Antonio Terra e dell’attuale Lanfranco Principi.
Oggi la stampa addita Principi quale esponente di centrodestra. Verità assai parziale visto il curriculum politico sia di Principi che di Terra. L’inchiesta parte nel lontano 2018 quando il centrosinistra imperversava ad Aprilia e Terra era un chiaro punto di riferimento dell’ex governatore del Lazio Nicola Zingaretti.
Secondo la DDA, la cosca locale di Forniti è così forte ad Aprilia da essere in grado di assicurare il consenso elettorale alle elezioni di un suo candidato individuato da Marco Antolini, intraneo al clan Forniti, in Lanfranco Principi. Il primo cittadino apriliano cercava voti per essere eletto nel 2018 come consigliere comunale.
Principi sarebbe stato portato al cospetto di Ivan Casentini, nipote di Patrizio Forniti, e Marco Antolini, “per stringere il patto con la cosca in ordine alla sua candidatura al fianco del candidato sindaco Tonino Terra“.
Antolini avrebbe organizzato il consenso in favore di Principi: più voti avrebbero preso, più ci sarebbero state possibilità che il neo eletto consigliere comunale avesse un ruolo di rilievo nell’amministrazione Terra. E così fu, era l’anno 2018. È Antolini che contatta Principi per organizzare un incontro e presentargli Casentini, legato a Forniti e ai Montenero (Monica Montenero è la compagna di Forniti), altra famiglia di un certo peso criminale ad Aprilia.
L’incontro si concretizza e Antolini suggerisce a Principi di tenere a bada il commerciante Luigino Benevenuti e l’imprenditore Umberto Tesei che griderebbero ai quattro venti il prossimo buon risultato elettorale di Principi il quale, da ricordare, era stato eletto nell’assise civica già nel lontano 2005.
Fa riflettere la mancata applicazione delle misure personali nei confronti dell’ex sindaco Antonio Terra richieste dagli inquirenti e respinte dal Gip.
Questa situazione è al vaglio del Prefetto di Roma Lamberto Giannini che dovrà valutare se sciogliere o meno il consiglio comunale per infiltrazione mafiosa ed affidarlo a mani più sicure come quelle di un commissario speciale.
La cosa è inevitabile perché già nel 2018 le elezioni sono state “drogate” dal voto intercettato dalla cosca mafiosa a sostegno di Principi e Terra.
Il 10 giugno 2018, al ballottaggio vanno Domenico Vulcano per il centrodestra con 11.468 voti, pari al 37,83% e Antonio Terra per il centrosinistra a guida Pd che, con il 31,88%, ha preso 9.664 voti. Voto che sarà sovvertito e permetterà a Terra di iniziare il suo secondo mandato.
In quella circostanza andò molto bene la lista di Unione Civica che ottenne 1.912, di cui 453 voti per Lanfranco Principi.
Il clan con Antolini, come dimostrano gli esiti delle intercettazioni disposte dalla Dda è pronto per far vincere Terra nella sfida decisiva del ballottaggio: “Glielo puoi dire al 100% a Tonino”.
Alla fine, l’obiettivo della cosca annota il Gip – veniva conseguito: Principi eletto e Terra vittorioso al ballottaggio con il 52,71%.
Principi diventerà ben presto il vice sindaco e potrà esaudire i desiderata della cosca: assunzione di persone, affidamento lavori pubblici e altri affari. “Dove mettiamo dito noi, vinciamo”, spiega Antolini a uno dei suoi soci. “Abbiamo preso vicesindaco, assessorato alle finanze. Lanfranco mi deve sistemare mio figlio”.
Non solo Antolini voleva mettere a posto il figlio, c’era anche l’erede di un altro componente del gruppo, Antonio Ziino, a cui bisognava sistemare la casa su cui insisteva un abuso. Principi rassicura Antolini sul figlio: “Avevo già messo in cantiere di farlo venire qua e ci facevo una bella chiaccherata“. Lo stesso Antolini deve tenere a bada la cosca che vuole chiedere subito favori a Principi: “Aspettiamo che Terra vada in ferie e ci andiamo”.
Durissime le parole del Gip nelle oltre 400 pagine dell’ordinanza: “Le conversazioni restituiscono un quadro piuttosto evidente della diffusa illegalità nella quale si era venuto a trovare il Comune di Aprilia a seguito delle elezioni del 2018, essendo il sindaco interessato a curare gli affari propri o degli amici e il vice sindaco impegnato a soddisfare le incessanti richiesti di aiuti da parte degli esponenti della cosca facente capo a Forniti“.
E ancora: “gli affiliati al sodalizio del Forniti hanno posto all’incasso le cambiali politiche che il Principi aveva sottoscritto mediante gli accordi pre-elettorali intervenuti con la cosca, rivendicando pretese di piccolo e più ampio spessore economico nonché pretese personali, senza mancare di fare riferimento alle conseguenze negative che sarebbero derivate in caso di mancato adempimento ai desiderata dell’organizzazione“.
C’è un passaggio sulla turbativa d’asta che dovrebbe far riflettere molto. La questione, in città è nota: l’appalto alla fine fu una gara tra la Nuova Tesi Bus di Urbano Tesei e la Schiaffini Travel.
Per gli inquirenti, Tesei, vicino al sodalizio, e soprattutto a pezzi dell’amministrazione, sarebbe riuscito a “turbare” la gara indetta il 25 luglio 2019. Per farlo però, avrebbe avuto il concorso di Antonio Terra, sindaco, che avrebbe interessato, o meglio incaricato il suo vice, Lanfranco Principi e l’allora assessore Luana Caporaso «di dare indicazioni al R.U.P. Paolo Terribili e a membri della commissione giudicatrice identificati in Umberto Martone di procedere all’aggiudicazione della gara comunque alla ditta Nuova Tesei. Nonostante la ditta Schiaffini Travel s.p.a. avesse ottenuto un punteggio superiore di circa un punto percentuale, la gara medesima veniva aggiudicata alla Nuova Tesei s.r.l. con un punteggio pari a 98,75 e la Schiaffini Travel s.p.a. dichiarata seconda classificata con un punteggio pari a 96,25».