Mezza Tuscia resta a secco nonostante le forti piogge di quest’anno, sindaci convocati dal Prefetto

VITERBO – A metà luglio, la Tuscia affronta una grave emergenza idrica. L’acqua è sempre più scarsa, e quasi tutti i comuni, secondo l’amministratore di Talete, Salvatore Genova, stanno sperimentando razionamenti.

Uno degli ultimi comuni colpiti è Civita Castellana, dove il quartiere di Fabbrece, sulla Nepesina, è a secco da due settimane. L’acqua scorre dai rubinetti solo per poche ore al mattino, e ieri nemmeno in quelle.

Genova ha dichiarato che la situazione è estremamente critica e ha chiesto ai sindaci, che sono le massime autorità sanitarie locali, di far rispettare le ordinanze contro lo spreco d’acqua. Tuttavia, la mancanza di controlli, complice l’impegno dei vigili urbani su fronti ritenuti più urgenti come le auto in divieto di sosta, rende queste ordinanze poco efficaci.

Su richiesta di Talete, il prefetto Gennaro Capo ha convocato per domani mattina tutti i sindaci della Tuscia per discutere e concordare una serie di azioni da intraprendere. Genova ha spiegato che il problema non è solo il prosciugamento delle falde acquifere dovuto alla combinazione di siccità e superconsumi. Infatti, la Tuscia continua a rimanere senza acqua.

“Abbiamo notato emungimenti anomali in molte zone della provincia”, ha dichiarato Genova. “Si tratta di pozzi privati che vanno ad intaccare le falde. A questo si somma, d’estate, il problema delle seconde case.” Da Vitorchiano a Civita Castellana, da Vetralla a Montefiascone, non c’è praticamente comune della provincia che non sia colpito dall’emergenza.

Genova ha aggiunto: “Laddove ci sono situazioni più critiche, interveniamo con le autobotti, ma ormai stiamo avendo difficoltà anche nel reperire i mezzi, perché l’emergenza riguarda tutta Italia.” A peggiorare la situazione c’è il problema della dispersione idrica, dovuta al cattivo stato delle reti. Secondo i dati più recenti, le perdite rappresentano il 50% dell’acqua immessa nelle reti.

La crisi idrica nella Tuscia rappresenta una sfida complessa che richiede interventi urgenti e coordinati. La convocazione dei sindaci dal prefetto è un passo necessario, ma serve un impegno più ampio per affrontare le cause alla radice, come la dispersione idrica e l’uso improprio delle risorse. Solo con azioni decisive e collaborative sarà possibile garantire un futuro sostenibile per la regione.