Nato 60 anni fa a Canepina, a lui si deve il recupero di 14 affreschi visibili al Museo Civico di Viterbo
VITERBO – Felice Orlandini, sostituto commissario della Polizia di Stato e particolarmente conosciuto nel territorio viterbese per la sua incessante attività di recupero e tutela del patrimonio culturale, va in pensione a partire dal 1° agosto 2024 dopo una lunga carriera che, tra l’altro, lo ha visto fregiarsi del titolo di ispettore onorario del Ministero della Cultura, per la provincia di Viterbo, dei beni artistici, storici e architettonici e della tutela dei beni archeologici dei comuni di Viterbo, Vetralla e Bomarzo.
Nato a Canepina 60 anni fa, Orlandini si è arruolato in Polizia nel 1987, prestando servizio presso questure e procure della Repubblica a Torino, Milano, Roma e Viterbo. Negli ultimi anni nel capoluogo della Tuscia ha ricoperto importanti ruoli nella Divisione Polizia Anticrimine, continuando comunque a distinguersi nel campo dei beni culturali, dove vanta una pluriennale esperienza. In questo ambito si è reso fautore e protagonista del recupero di numerosi dipinti, affreschi e altre opere d’arte, nonché preziosi libri, manoscritti e documenti d’archivio illecitamente sottratti alla fruibilità pubblica. Attività, queste, che hanno permesso a Felice Orlandini di essere apprezzato per la sua professionalità, sia dalle istituzioni che dall’opinione pubblica e dai media.
Ha collaborato inoltre in modo attivo alla logistica di campagne di scavo archeologico eseguite sul territorio da realtà locali, nazionali e internazionali, ad attività di ricerca bibliografica e ha ricevuto elogi per l’impegno e la disponibilità profusa nello svolgere una puntuale opera di controllo sul territorio e nell’offrire un sostegno costante alla tutela del patrimonio culturale del Viterbese, oggi sempre più a rischio per il moltiplicarsi di sollecitazioni ed interessi che operano spesso in contrasto con la sua salvaguardia.
Tra le attività di tutela condotte dal 2012 a oggi, si ricorda il sequestro e il recupero, con conseguente affidamento al Museo Civico di Viterbo, di 14 straordinari affreschi provenienti da Palazzo Spreca, vicenda che ebbe notevole risonanza sugli organi di informazione.
Quindi, le attività di tutela in collaborazione con le Suore Clarisse e con la Soprintendenza in seguito alle rivelazioni del cosiddetto tesoro di Santa Rosa, a cui hanno dato seguito importanti azioni, come l’aver per la prima volta preso cognizione di ciò che vi si conservava da circa 800 anni presso il Monastero di Santa Rosa (oggetti in oro e argento, ex voto e paramenti sacri, pergamene e altri beni di inestimabile valore).
Inoltre, il recupero di libri antichi, reliquiari e opere pittoriche appartenenti a varie chiese della provincia di Viterbo e il recupero di documentazione storica archivistica recuperata a Milano e restituita agli Archivi di Stato di Parma e Roma.