CAPRAROLA – I militari del Nucleo carabinieri forestale di Caprarola, in collaborazione con i guardia parco della Riserva naturale regionale Lago di Vico, nell’ambito dei servizi finalizzati alla tutela del territorio, hanno effettuato il sequestro amministrativo per bracconaggio ittico, in località Pantanello, di un natante in vetroresina rinvenuto sulla battigia del lago.
“La barca conteneva – si legge nella nota dei carabinieri – un motore elettrico alimentato da due batterie; 100 esemplari per un peso di circa 60 chili di Lavarello privi di vita, meglio conosciuti con il nome del genere ‘coregone’, disposti in tre contenitori di polistirolo; n. 10 reti per la pesca riposti in un sacco di plastica; il tutto lasciato incustodito da ignoti, che si dileguavano dopo essere stati sorpresi da alcuni residenti.
Il materiale sequestrato, per un valore stimato di circa 2mila euro, è stato posto a disposizione del sindaco di Caprarola, in qualità di autorità amministrativa, per la successiva confisca.
Il tempestivo intervento dei militari della specialità forestale dell’arma, ha evitato che la specie ittica catturata abusivamente venisse immessa in commercio, in violazione delle norme sanitarie, con conseguente pericolo per la salute pubblica. Le acque del lago di Vico rientrano nel perimetro della rete Natura 2000, riconosciute Sito di interesse comunitario e Zona di protezione speciale, sono ricomprese nel territorio della Riserva naturale regionale del Lago di Vico”.
Il bracconaggio ittico, fenomeno in aumento e praticato da soggetti senza scrupoli, contribuisce, altresì, al degrado ambientale, minacciando la biodiversità dell’ecosistema lacuale.
Gli autori di tali pratiche illecite rischiano, infatti, salvo che il fatto non costituisca reato, sanzioni che vanno da un minimo di 1.000 ad un massimo di 6mila euro, il sequestro e la confisca del prodotto pescato e degli strumenti ed attrezzi utilizzati, nonché il sequestro e la confisca dei natanti e dei mezzi di trasporto e conservazione del pescato.
Inoltre, la norma violata prevede anche il risarcimento all’ente territoriale competente di una somma di 20 euro a capo pescato, somma che viene raddoppiata nel caso in cui il pescato risulti privo di vita, da utilizzare per il ristoro delle spese relative all’adozione delle misure di ripopolamento delle acque.