Viterbo – Il benefattore della Madonna di Trevignano Luigi Avella accusato dalla Diocesi di Civita Castellana

E’ stato lui a regalare, oltre a 123mila euro, la grande statua della Madonna che sorgeva nel campo di preghiera, a Gisella Cardia

VITERBO – E’ stato Luigi Avella, con le sue denunce a dare il via alle indagini sulla presunta veggente di Trevignano, Gisella Cardia, ma oggi si ritrova a sua volta accusato dalla Diocesi di Civita Castellana.La stessa diocesi che ha “condannato” le presunte apparizione, certificando nessuna presenza soprannaturale, ora ha deciso di querelare il benefattore per diffamazione. Come riporta il quotidiano la Repubblica.

“Luigi Avella, l’ex funzionario ministeriale che aveva donato 123mila euro alla santona per poi raccontare tutto alle forze dell’ordine, è stato querelato per diffamazione”.

Avella è conosciuto a Viterbo per avere girato il film sulla vita di Santa Rosa ed iniziato, sempre in città, le riprese della vita di Santa Chiara. Laureato in giurisprudenza alla Lumsa nonché in teologia presso la Pontificia Università Lateranense, è un ex funzionario del ministero dell’economia.

Luigi non ha eredi ed è molto devoto alla Madonna, crede nel progetto di Gisella Cardia, all’anagrafe siciliana Maria Giuseppa Scarpulla, di voler edificare un santuario sulle rive del lago come richiesto in una delle apparizioni mariane. Per questo versa diverse somme di denaro, 123 mila euro, oltre a trecento euro ogni mese per un anno, e diversi regali, tra elettrodomestici e automobili. “Glieli davo perché era in difficoltà economica”. 

Quando si avvicina alla presunta veggente a trarlo in inganno il benestare della chiesa.

“Se non avessi visto il vescovo Rossi stare accanto lei e benedire la statua della madonnina non avrei dato tutto questo credito a Gisella.. Quindi ho pensato che se c’era il consenso del vescovo vuol dire che erano vere”. 

A lui Gisella promette di affidare il compito di dirigere i lavori nell’area in cui sarebbe dovuto sorgere il tempio mariano. “Mi sono accorto che era una fandonia, non iniziava nessun lavoro che io dovessi dirigere, anche perché la zona era ad alto vincolo paesaggistico e naturale. Da quel momento ho cominciato a prendere le distanze”.

Benedetta Ferrari