ALTRO CHE “SOCCORSO ROSSO”, ARRIVA IL “SOCCORSO ALPINO” – Il PD non è stato in grado di organizzare un minimo di difesa per il suo sindaco. Quei pochi che hanno aperto bocca non sono riusciti ad andare oltre le solite frasi di circostanza: “esprimiamo fiducia nell’operato della Magistratura e ci auguriamo che sia fatta chiarezza al più presto”; “fiducia nel sindaco, non è in dubbio la sua onestà”, “le Istituzioni vengono prima di tutto”. Una presa di posizione, a difesa delle coop sociali e dell’amministrazione comunale ternana, è arrivata dalla LEGACOOPSOCIALI del Friuli Venezia Giulia.
GRILLO AVEVA RAGIONE SUL PD? – Beppe Grillo non aveva tutti i torti quando, nel messaggio diretto al Sindaco di Terni agli arresti domiciliari, riferendosi al PD augurò a Di Girolamo di stare tranquillo “in casa: è sicuramente un ambiente migliore di quello che frequenta nel suo partito”.
TERNI | (Terninrete.it) – L’inchiesta della procura della Repubblica di Terni sugli appalti ha varcato i confini locali. Soprattutto dei recenti sviluppi che hanno portato all’arresto, fra gli altri, del sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, tutt’ora ai domiciliari, si sono occupati tutti i media nazionali.
La eco dell’inchiesta ternana è arrivata fino in Friuli.
Abbiamo ricevuto un intervento di Gian Luigi Bettoli che è Presidente di Legacoopsociali Friuli Venezia Giulia dal 2005, storico del movimento operaio e di Liberazione e scrittore.
Tra Catania e Terni, la magistratura contro gli ultimi.
“Sarebbero già bastate le dichiarazioni del Procuratore della Repubblica di Catania – in mancanza di prove, e perfino di un fascicolo di indagine – contro le ONG impegnate a salvare vite dalla morte per annegamento nel Mediterraneo. Condanna a morte decretata cinicamente dalle autorità della Fortezza Europa e da qualche impresentabile politicante locale in cerca di carriera.
Ma quello che è accaduto in questi giorni alla procura della repubblica di Terni supera ogni limite nella fantasia. Accusare una pubblica amministrazione di aver “privilegiato” delle cooperative sociali di inserimento lavorativo (di persone inserite dai servizi socio-sanitari-educativi pubblici, in quanto pazienti psichiatrici, tossicodipendenti, disabili, minori disadattati, carcerati od ex carcerati, e via discorrendo) attraverso, ad esempio, la richiesta che avessero delle sedi locali e, addirittura… inserissero le persone svantaggiate stesse, è un patente esempio di abuso del potere giudiziario.
In buona sostanza: la procura di Terni non accusa il Comune omonimo e le cooperative sociali di avere violato la legge, ma di averla applicata!
La cooperazione sociale, come più volte riconosciuto dalla Unione Europea, che a tal fine ha adattato la sua normativa appaltistica, svolge una funzione sociale pubblica, a tutela delle fasce deboli della popolazione. E la può esercitare solo in rapporto dialogico e di servizio con le amministrazioni locali, a partire dal proprio territorio, in rapporto con i servizi sociali, sanitari ed educativi civici. Attraverso procedure specifiche, che sono state cavillosamente precisate dalle legislazioni europea, nazionale, regionale, dai pronunciamenti dell’AVCP e dell’ANAC, e codificati – come nel caso ternano – in delibere di indirizzo degli enti locali. Processi laboriosi, che da un quarto di secolo hanno stabilito precedenti di grande complessità, al cui confronto le proroghe imputate al Comune di Terni appaiono ridicole, se paragonate al complesso di ritardi normativi e procedurali che riguardano il complesso del “sistema Italia”.
Il caso di Terni, in questo contesto, è un esempio virtuoso, cui mi onoro anche di aver marginalmente contribuito, attraverso la testimonianza in loco della primigenia esperienza friulano-giuliana di promozione della cooperazione sociale. Anche in quel caso: ci volle non meno di un anno, la prima volta, per ottenere il riconoscimento agli internati nel manicomio di poter essere soci di una cooperativa. Domanda retorica: tutte le vite rubate dalle istituzioni e dalla malasanità e malassistenza, tutti i redditi non percepiti dagli “ultimi”, tutte la famiglie distrutte per la mancanza di risposte, tutti i senza lavoro suicidi, tutte le madri di famiglia che si sono dovute prostituire per garantire un boccone ai propri figli, non sono cose che interessano alla magistratura?
Vogliamo chiarire un aspetto particolare: non riteniamo in assoluto negativo il ruolo della Magistratura – quando fa il suo lavoro – nella vigilanza sulla cooperazione. Troppe vicende scandalose hanno resa evidente la necessità di incidere il bisturi in fenomeni degenerativi, che sono innanzitutto antagonisti della stessa autogestione cooperativa.
Cooperazione è democrazia economica, liberazione dal dominio capitalistico, anteposizione di interessi collettivi alla speculazione privata. Per questo non è tanto grave che siano emersi in questi ultimi anni fenomeni di illegalità cooperativa; quanto che queste stesse vicende abbiano posto in secondo piano un fenomeno degenerativo che non è meno grave, ma è innanzitutto politico. Intendiamo fenomeni di concentrazione aziendale che privilegiano strutture tecnocratiche sulla democrazia sociale; pratica aziendali non socialmente responsabili; gli stessi trattamenti economici dei gruppi dirigenti (non è accettabile che managers cooperativi possano ricevere liquidazioni milionarie!).
In buona sintesi: che ci siano ladri tra noi, lo ritengo grave ma inevitabile (siamo umani, e mica tutti lavorano per la Causa); che ci sia una sostituzione del pensiero capitalista a quello mutualista ed autogestionario, lo ritengo inaccettabile.
Comunque, in termini politici, quella di Terni stenta a configurarsi come un’inchiesta (come ce ne sono, e debbono esserci, ogni qual volta ci sia una malversazione) piuttosto un vero e proprio atto dall’alto in cui si mettono in discussione le leggi della Repubblica e viene messa in discussione la responsabilità delle istituzioni politiche.
Ciò testimonia del clima da cambio di regime di questo paese. Come al solito, il vuoto della politica viene occupato da altri. Visti i cambi precedenti, potremmo pure disinteressarci del quadro politico e dei patetici personaggi che cercano di costruirsi carriere a scapito del destino degli “ultimi”. Ma del destino delle persone concrete, già svantaggiate di loro, e per soprammercato vittime sacrificali di iniziative arbitrarie, non possiamo disinteressarci assolutamente”.