Il 2024 è stato caratterizzato da una delle inchieste e vicende più ridicole della storia politica cittadina (ma l’intelligenza artificiale ha previsto un finale a sorpresa)
VITERBO – C’eravamo tanto amati, o almeno sopportati. È così che si potrebbe sintetizzare la tragicomica vicenda che ha animato la tranquilla città di Viterbo, trasformandola in un set di telenovela dal sapore latinoamericano, con protagonisti il consigliere comunale Marco Bruzziches e la sindaca Chiara Frontini, accompagnata dal suo inseparabile marito, Fabio Cavini.
Una storia che sembra uscita da un episodio di “Le comari di un tempo”, in cui ci si accapigliava per questioni di confine o per una gallina scappata, ma qui il confine è politico, e le galline… beh, forse sono solo i cittadini che osservano increduli.
La trama si sviluppa in un’atmosfera di tensione degna di una soap opera di prim’ordine: cene conviviali trasformate in campi di battaglia, registrazioni segrete, e accuse che neanche in un romanzo di Agatha Christie.
L’episodio clou si svolge il 26 settembre 2023, durante una cena a casa, quando, tra una portata e l’altra, il marito della sindaca, Fabio Cavini, si lascia andare a frasi degne di un cattivo da fumetto.
“Noi, quando vogliamo colpire, o abbiamo qualcosa o la inventiamo… Se io voglio fare male, capisco chi del tuo stato di famiglia è più debole e poi vado a colpire quella persona”. Un perfetto copione per un antagonista da Oscar.
E la reazione? Marco Bruzziches, che forse immaginava al massimo una serata dedicata a discutere del bilancio comunale, decide che è ora di trasformarsi in regista della propria soap: registra tutto e si precipita a presentare una querela. Che dire, un vero maestro dell’arte del cliffhanger!
Ma non è finita qui. Come in ogni telenovela che si rispetti, la controparte, interpretata dalla sindaca Frontini, aggiunge il suo tocco personale, arricchendo il dramma con un pizzico di indignazione istituzionale e dichiarazioni ai giornali. I titoli fioccano, i talk locali si accendono, e la città di Viterbo si trasforma nel centro del mondo per chi ama il trash politico.
Le comari di quartiere e i vicini di casa (ma non troppo)
L’immagine che emerge è quella di due vicini di casa, non troppo vicini, che si lanciano secchiate d’acqua dalla finestra. Da una parte c’è Bruzziches, il consigliere che, con la registrazione in mano, corre in procura sperando di veder crollare l’impero Frontini. Dall’altra, la sindaca che, tra un impegno istituzionale e l’altro, deve fare i conti con il marito e con una città che osserva, sbuffa e si diverte.
La procura non resta certo a guardare e chiede il giudizio immediato per “minaccia a corpo politico”. Ma, sorpresa delle sorprese, il giudice rigetta la richiesta. La soap si infittisce, il pubblico rimane col fiato sospeso, e tutti si chiedono: “Ma questa trama dove vuole andare a parare?”
(Ecco il finale secondo l’intelligenza artificiale)
C’eravamo tanto amati… ma ora non più
Arriviamo così al gran finale, che più che un colpo di scena è un anticlimax: il 21 novembre 2024, il giudice per l’udienza preliminare proscioglie con formula piena Chiara Frontini e suo marito. “Il fatto non sussiste”, dichiara, lasciando un vuoto narrativo che neanche le peggiori serie cancellate prematuramente riescono a creare.
E il nostro consigliere? Rimane a guardare le macerie di una battaglia che non ha portato a nulla, se non a qualche titolo di giornale e a un bel po’ di imbarazzo. La giunta comunale, dal canto suo, ha scelto di non costituirsi parte civile nel procedimento, forse per evitare di finire anche lei in questo teatrino che ormai rasenta l’assurdo.
Un finale aperto per il prossimo episodio
Come ogni soap degna di questo nome, anche questa storia lascia spazio a un seguito. Magari nuovi intrecci, nuovi personaggi pronti a entrare in scena, e nuove registrazioni segrete da portare alla luce. Nel frattempo, Viterbo rimane a guardare, divertita e un po’ esasperata, chiedendosi quando finirà questa saga che sa di grottesco e di ridicolo.
Ci viene in mente il coretto che cantavano i bambini vincitori ai loro coetanei sconfitti, parliamo del dopoguerra, di due “fazioni” che giocavano a squadre nelle piazzette del rione a pallone o a ruba bandiera “e nun ce vonna sta… e nun ce vonna sta… trallallero trallalà“.
In una città come Viterbo, che affronta quotidianamente profonde difficoltà sociali e questioni ben più serie, è davvero ridicolo che la stampa dedichi tempo e fiumi d’inchiostro a una vicenda ormai scaduta nel grottesco. Mentre i veri problemi restano irrisolti, la politica locale si trasforma in un teatrino, e i cittadini non possono far altro che assistere con un misto di incredulità e sconforto.
Alla fine, “Anche i Bruzziches piangono” rimarrà una pagina indelebile della politica locale, un monito per chiunque voglia trasformare una questione amministrativa in una disputa da cortile. Perché, come ci insegna questa storia, a volte è meglio concentrarsi sui problemi veri piuttosto che su quelli inventati. O forse no, perché a Viterbo, come nelle migliori telenovelas, il dramma non manca mai.