Viterbo – Morte di Andrea Di Nino: al via il processo a due medici e due agenti della penitenziaria

VITERBO – Dopo sette anni di attesa, ha preso il via il processo per la morte di Andrea Di Nino, detenuto romano trovato impiccato nella cella d’isolamento del carcere di Mammagialla la sera del 21 maggio 2018.

Il caso, che ha sollevato numerosi interrogativi e polemiche, vede imputati due medici e due agenti della polizia penitenziaria, accusati di omicidio colposo. Il procedimento si svolge davanti al giudice Jacopo Rocchi.

Le circostanze della morte

Andrea Di Nino aveva 36 anni al momento del decesso. Era detenuto a Mammagialla da due anni con l’accusa di detenzione di stupefacenti e sarebbe tornato in libertà nel giro di un anno. La sera del 21 maggio 2018 fu trovato impiccato nella cella d’isolamento, dove era stato trasferito pochi giorni prima. La famiglia, composta da 13 parenti, è in attesa di giustizia e si è costituita parte civile per chiedere la condanna degli imputati e il risarcimento dei danni.

L’avvio del dibattimento

L’udienza iniziale del processo, prevista per ieri, è stata posticipata di qualche mese. Il giudice Rocchi ha disposto ulteriori verifiche su un certificato medico presentato da uno degli imputati, un sanitario, relativo alle proprie condizioni di salute. A difendere i quattro imputati sono gli avvocati Massimo Pistilli, Lorenzo Lepri e Andrea Danti.

Un altro filone processuale: l’assoluzione dell’ex direttore del carcere

Il processo attuale rappresenta un ulteriore filone dell’inchiesta sulla morte di Di Nino. Già il 6 ottobre 2022 l’ex direttore della casa circondariale sulla Teverina, Pierpaolo D’Andria, è stato assolto. Assistito dall’avvocato Marco Russo, aveva scelto il rito abbreviato davanti al gup Giacomo Autizi. La sua assoluzione è stata confermata anche in appello martedì scorso.

«Al di là della soddisfazione professionale per il risultato conseguito – ha dichiarato il difensore Marco Russo – il mio primo pensiero non può che andare al mio assistito, Pierpaolo D’Andria. Solo chi ha vissuto la sofferenza di essere sottoposti a un procedimento penale può comprendere come, anche dopo un esito favorevole, non si è più gli stessi. La propria vita, stravolta da accuse di tale entità, è destinata a cambiare per sempre».

La lunga attesa di giustizia

La famiglia di Andrea Di Nino spera che questo processo porti finalmente chiarezza e giustizia su una vicenda che ha segnato profondamente i suoi cari. Dopo sette anni di attesa, resta alta l’attenzione sulle responsabilità e sulle dinamiche che hanno portato alla morte del detenuto. Il caso di Andrea Di Nino continua a rappresentare una ferita aperta non solo per la sua famiglia, ma anche per il sistema carcerario, chiamato a fare i conti con episodi che mettono in discussione le garanzie e la dignità dei detenuti.