Scandalo a San Vittore del Lazio (Fr): Fare Verde e la denuncia sulla quarta linea dell’Inceneritore

Fare Verde e altre associazioni all’attacco: autorizzazioni irregolari e rischio ambientale

SAN VITTORE (FR) – Un nuovo capitolo si aggiunge alla lunga controversia che circonda l’impianto di incenerimento di San Vittore del Lazio. L’associazione ambientalista Fare Verde Provincia di Frosinone, con il supporto di altri enti locali e associazioni come Terra Nostra e le amministrazioni di Rocca d’Evandro, Mignano Monte Lungo e San Pietro Infine, ha presentato un’esplosiva denuncia-querela contro la realizzazione della quarta linea dell’impianto.

Al centro delle accuse vi sarebbero gravi anomalie procedurali, autorizzazioni concesse sulla base di dati fuorvianti e un potenziale danno ambientale che potrebbe avere conseguenze dirette sulla salute pubblica.

Un impianto fuori legge?

Secondo la denuncia presentata, il progetto della quarta linea sarebbe stato autorizzato dalla Regione Lazio senza verificare la reale natura dell’impianto. Per anni, infatti, il sito è stato classificato come un “termovalorizzatore”, ovvero un impianto destinato al recupero energetico dai rifiuti. Tuttavia, dagli atti emerge che San Vittore del Lazio non soddisfa i requisiti di efficienza per essere considerato tale: non sarebbe quindi un termovalorizzatore, ma un semplice inceneritore.

La differenza non è solo tecnica: la classificazione di termovalorizzatore permette all’impianto di godere di notevoli vantaggi economici e normativi, tra cui agevolazioni fiscali e incentivi pubblici. Se l’impianto venisse riconosciuto come un inceneritore senza recupero energetico, sarebbe soggetto a normative più restrittive e alla tassa ecologica prevista per chi smaltisce rifiuti senza produrre energia in modo efficiente.

Autorizzazioni basate su informazioni errate

Ma c’è di più. La denuncia evidenzia come l’autorizzazione della quarta linea si basi su una serie di informazioni erronee e contraddittorie, fornite da ACEA Ambiente, la società che gestisce l’impianto. Tra le irregolarità più gravi segnalate dagli ambientalisti:

  • Errata classificazione dell’area: secondo la società proponente, San Vittore del Lazio ricadrebbe in una zona “a basso rischio di superamento dei limiti di inquinamento atmosferico”. Tuttavia, i dati ufficiali dell’ARPA Lazio e il Piano Regionale per la Qualità dell’Aria (P.R.Q.A.) classificano la zona come “area di risanamento”, con livelli di PM10 e altri inquinanti oltre i limiti di legge.
  • Assenza di verifiche sulle emissioni: la stessa ARPA Lazio ha evidenziato come l’analisi dell’impatto ambientale fornita da ACEA sia incompleta e imprecisa. Nonostante l’impianto sia situato in un’area già fortemente inquinata, non è stata valutata adeguatamente l’aggiunta di una quarta linea di incenerimento, che aumenterebbe ulteriormente le emissioni di polveri sottili e diossine.
  • Violazioni delle norme idriche: la denuncia segnala il reiterato mancato rispetto dei limiti di approvvigionamento idrico da parte dell’impianto. Inoltre, esisterebbe uno scarico abusivo di acque meteoriche, non registrato nelle documentazioni depositate presso la Provincia di Frosinone.

Un rischio per la salute pubblica

Uno degli aspetti più preoccupanti della vicenda riguarda l’impatto sulla salute dei cittadini. Lo studio epidemiologico ERAS, condotto dal Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, evidenzia un aumento delle patologie respiratorie nelle zone vicine a impianti di termovalorizzazione. L’aggiunta della quarta linea, senza una valutazione approfondita del suo impatto, potrebbe aggravare una situazione già critica, aumentando il rischio di malattie croniche tra la popolazione locale.

Non solo: analisi di laboratorio condotte su campioni di alimenti prodotti nelle vicinanze dell’impianto (olio d’oliva, latte, uova, verdure) hanno rilevato elevate concentrazioni di metalli pesanti e idrocarburi policiclici aromatici, sostanze notoriamente cancerogene. In particolare, i livelli di diossina riscontrati nel latte di capra e nell’olio d’oliva sono prossimi ai valori limite stabiliti dal Regolamento UE 915/2023.

Mancati controlli e violazioni amministrative

Oltre ai problemi ambientali e sanitari, la denuncia evidenzia anche una serie di violazioni amministrative che gettano un’ombra sulla regolarità dell’iter autorizzativo:

  • Mancato rispetto delle tempistiche previste per la Conferenza dei Servizi: l’azienda proponente ha fornito documenti e integrazioni in ritardo, superando il termine massimo di 30 giorni imposto dalla normativa. Nonostante ciò, la Regione Lazio ha accettato comunque la documentazione senza procedere all’archiviazione del procedimento, come invece avrebbe dovuto fare.
  • Assenza di concessione edilizia valida: la costruzione dell’impianto sarebbe avvenuta su un’area per cui il Consiglio di Stato aveva annullato la concessione edilizia, rendendo l’intera struttura potenzialmente abusiva.
  • Fattori escludenti ignorati: secondo il Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti (P.R.G.R.), gli impianti di incenerimento non possono sorgere a meno di 1000 metri da scuole, ospedali o aree sensibili. Eppure, a circa 600 metri dall’inceneritore esiste una scuola dell’infanzia, mentre una scuola primaria dista circa un chilometro.

Le richieste degli ambientalisti

Alla luce di queste gravi irregolarità, Fare Verde e le altre associazioni hanno chiesto un intervento immediato delle autorità competenti. In particolare, la denuncia presentata mira a ottenere:

  1. La sospensione immediata dei lavori della quarta linea di incenerimento, in attesa di una verifica approfondita delle autorizzazioni rilasciate.
  2. Un’indagine indipendente sulla gestione dell’impianto, per chiarire la reale natura delle attività svolte e accertare eventuali illeciti.
  3. Un monitoraggio continuo della qualità dell’aria e delle matrici ambientali per valutare l’effettivo impatto delle emissioni sulla popolazione e sull’ambiente.

Conclusione: un caso destinato a far discutere

Il caso di San Vittore del Lazio si profila come una delle più gravi controversie ambientali della Regione Lazio. Se le accuse mosse nella denuncia verranno confermate, ci troveremmo di fronte a un caso clamoroso di autorizzazioni rilasciate senza il rispetto delle normative ambientali e sanitarie, con conseguenze potenzialmente devastanti per il territorio e per la salute pubblica. La parola ora passa alle autorità giudiziarie, chiamate a fare chiarezza su un caso che potrebbe avere ripercussioni nazionali nel dibattito sulla gestione dei rifiuti e sulla tutela ambientale.

ECCO LA DENUNCIA E TUTTI GLI ALLEGATI

ATTO DI DENUNCIA_POLIZIA

 

ALLEGATO 1

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ALLEGATO 2

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ALLEGATO 3

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ALLEGATO 4

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ALLEGATO 5

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ALLEGATO 6

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ALLEGATO 7

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ALLEGATO 8

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ALLEGATO 9

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ALLEGATO 10

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ALLEGATO 11

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ALLEGATO 12

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ALLEGATO 13

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ALLEGATO 14

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ALLEGATO 15

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ALLEGATO 16

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ALLEGATO 17

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ALLEGATO 18

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ALLEGATO 19

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ALLEGATO 20

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ALLEGATO 21

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ALLEGATO 22

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ALLEGATO 23

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ALLEGATO 24

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ALLEGATO 25

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ALLEGATO 26

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ALLEGATO 27

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ALLEGATO 28

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ALLEGATO 29

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ALLEGATO 30

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ALLEGATO 31

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ALLEGATO 32

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ALLEGATO 33

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ALLEGATO 34

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ALLEGATO 35

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ALLEGATO 36

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ALLEGATO 37

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ALLEGATO 38

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ALLEGATO 39

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ALLEGATO 40

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ALLEGATO 41

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ALLEGATO 42

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ALLEGATO 43

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ALLEGATO 44

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ALLEGATO 45

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ALLEGATO 46

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ALLEGATO 47

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ALLEGATO 48

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ALLEGATO 49

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ALLEGATO 50

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ALLEGATO 51

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ALLEGATO 52

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ALLEGATO 53

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ALLEGATO 54

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ALLEGATO 55

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ALLEGATO 56

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ALLEGATO 57

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ALLEGATO 58

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ALLEGATO 59

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ALLEGATO 60

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ALLEGATO 61

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ALLEGATO 62

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ALLEGATO 63

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