Tarquinia – Referti falsi e mazzette, l’inchiesta si allarga con nuovi filoni

“Mi serve una risonanza magnetica alle ginoccia (la mancanza della lettera h sui messaggi sarà la chiave di volta)” scriveva Cataneo. Il dottor Paolo Cardello sarà sospeso dalle funzioni e spostato in altri uffici

TARQUINIA – L’inchiesta sui referti falsati per truffare le assicurazioni si allarga. Referti falsi compilati dal dirigente medico Paolo Cardello senza passare dal centro prenotazione in cambio di denaro e altre utilità personali.

Chiave dell’inchieste è Pasqualino Catanea, 57enne vetrallese domiciliato a Tarquinia e difeso dall’avvocato Paolo Pirani.

La cosa che ha dato più fastidio di questa indagine non sono stati i passaggi di denaro o le utilità che i due ne ricavavano, ma il modus operandi, quello di far saltare le liste d’attesa anche per gli accertamenti più banali a scapito dei malati veri che non avevano amici come Catanea e medici compiacenti come Cardello.

Il magistrato Roberto Savelli, in una delle due occasioni del passaggio di buste e del fermo di polizia a carico di Catanea ha respinto la richiesta di arresto in flagranza di reato chiesto dagli uomini del commissariato di Tarquinia che stavano svolgendo le indagini, pedinamenti e visione diretta delle telecamere nascoste nell’ufficio di Cardello.

Tarquinia – Giro di mazzette scoperto dalla polizia all’Ospedale cittadino, bastava pagare 300 euro per avere false refertazioni e truffare le assicurazioni

I fatti oggetto di indagine da parte della polizia del commissariato di Tarquinia vanno dal 2022 a giugno del 2024. In realtà il periodo “caldo” in tutti i sensi saranno i mesi di aprile, maggio e giugno dello scorso anno.

Per iniziare a capire dei personaggi che gli inquirenti si sono trovati difronte parliamo di Pasqualino Catanea. Persona con piccoli precedenti penali e tifoso della juventus, senza un lavoro fisso, è riuscito a mettere insieme un discreto patrimonio immobiliare.

Utilizzava un vecchio telefono GSM convinto che fosse impossibile essere intercettato e usava ogni tipo di cautela quando al telefono chiamava i medici. Tanti. Non solo Cardello.

Certe volte volte gli amici chiedevano Tac, risonanze magnetiche e radiografie a lui perché ormai era conosciuto come “salta fila”.

Una telefonata e il gioco era fatto. Tutto questo a scapito, come detto, di persone affette magari da patologie ben più gravi costrette ad aspettare anni, mesi per avere una diagnosi e spesso costretti a rivolgersi al privato per accelerare i tempi.

Ad incastrare Pasqualino Catanea oltre alle intercettazioni telefoniche ed ambientali l’agenda degli appunti che portava sempre con se.

Un agenda ricca di nomi, numeri di telefoni, appuntamenti e cifre da pagare.

Questa attività fraudolenta deve essere andata avanti per anni. Solo così si spiega del perché il vetrallese fosse così ricercato e chiamato da tutta la provincia viterbese e non solo.

Un tam tam che lo ha fatto diventare il re delle truffe alle assicurazioni. Somme da “steccare” una volta liquidate.

Se le vittime degli incidenti non lo conoscevano spesso e volentieri era lui a contattarle.

Come funzionava il giochetto dei referti?

Raccontiamo un evento che poi è molto simile ad altri scoperti dagli investigatori.

Una persona rimane vittima di un incidente (reale). Si reca al pronto soccorso e viene refertato. Raggiunto in qualche modo da Catanea è stato convinto a ripetere gli accertamenti il giorno successivo in altro nosocomio. Tarquinia o Civita Castellana. Quanto scritto nel primo referto, quello vero, del pronto soccorso più vicino al sinistro, portava a risarcimenti economici di poche centinaia di euro.

Lui faceva tornare la vittima dell’incidente nuovamente al pronto soccorso o direttamente al reparto dove, guarda il caso, era di turno sempre e costantemente Paolo Cardello.

Lui era il suo medico di riferimento. Bastava un sms, anche scritto con i piedi e sempre con gli stessi errori grammaticali e refusi (ginoccia ricorre sempre, ndr), per avere immediata risposta. Sempre breve e concisa. Avevano un loro codice ormai collaudato.

Catanea portava il “ferito” in ospedale (Tarquinia o Civita Castellana) il medico lo visitava e lo refertava.

Qui entra in gioco la grande abilità e professionalità del dirigente Paolo Cardello che non falsificava le immagini (che fossero risonanze magnetiche o radiografie) ma scriveva gli esiti in modo tale che il “ferito” potesse ottenere un punteggio di invalidità provvisoria o permanente tale da fruttare decine di migliaia di euro.

A questa conclusioni gli investigatori ci sono arrivati grazie alla perizia di un esperto che ha dimostrato come la maggior parte dei referti fossero dei veri e propri “copia-incolla”.

I sinistri liquidati dalle assicurazioni accertati sono tutti nell’ordine di importi variabili tra i 15 e 20 mila euro che poi venivano steccati come da accordi.

Paolo Cardello, che di suo guadagna oltre 10 mila euro al mese, si accontentava di una “mancetta” che gli veniva consegnata dentro una busta bianca e che lui, una volta solo, metteva dentro il proprio portafoglio.

Le immagini filmate del passaggio delle buste non sono state sufficienti, secondo il sostituto procuratore di Civitavecchia, Roberto Savelli, a far scattare le manette.

Questo è il filone dell’inchiesta principale che però ne ha fatto aprire, come detto, un altro di portata più ampia. Quest’ultimo nasce a seguito delle denunce per truffa presentate dalle assicurazioni messe a conoscenza del raggiro avuto.

Di questa altra inchiesta è ancora in pieno svolgimento e che vede sempre Catanea assoluto protagonista parleremo in un secondo momento.

Dal giorno in cui i poliziotti hanno fermato Pasqualino Catanea e sequestrato agenda e altro materiale utile all’indagine si è leggermente arrestato il malcostume di saltare le liste d’attesa grazie ai medici compiacenti.

Nella sola Asl di Viterbo sono migliaia gli esami svolti in questo modo e questo malcostume deve cessare.

 

Gli undici indagati:
– Paolo Cardello;

– Pasqualino Catanea;
– Massimo Bertini;
– Lorenza Gambini;
– Ferruccio Salsa;
– Ferruccio Zacchei;
– Stefania Nunziato;
– Mario Sabatino;
– Fabrizio Zega;
– Teodora Loredana Sabatino;
– Giordano Rossi.


Presunzione di innocenza: Per indagato si intende una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale. Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza, fino al terzo grado di giudizio, che si basa sull’articolo 27 della Costituzione italiana, secondo il quale una persona “Non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”. La direttiva europea n 343 del 2016, recepita con la legge delega n 53 del 2021 stabilisce che “nessun indagato possa essere considerato come colpevole prima che nei suoi confronti venga emessa una sentenza di condanna”.