Risonanze truccate e truffe alle assicurazioni: il caso del primario di radiologia di Tarquinia. Intanto la Procura ha già chiesto l’archiviazione per improcedibilità ma c’è in agguato la mannaia della “Legge Cartabia” (senza querela di parte…). L’avvocato Pirani ha rinunciato alla difesa di Catanea
TARQUINIA – La direzione generale della Asl di Viterbo ha chiesto alla procura della Repubblica di Civitavecchia la trasmissione degli atti delle indagini relative al primario di radiologia dell’ospedale di Tarquinia, Paolo Cardello, raggiunto dal 415 bis per corruzione e falso.
Un atto dovuto, a fronte dell’avviso di fine indagini del pm Roberto Savelli sostituto procuratore a Civitavecchia.
L’inchiesta si divide in due filoni, uno relativo a Civitavecchia e l’altro a Viterbo.
Il numero degli indagati è notevolmente aumentato, anche se, in alcuni casi, il magistrato ha già disposto l’archiviazione per mancanza di prove.
Tuttavia, ciò non riguarda Cardello, bensì altri medici coinvolti loro malgrado da Pasqualino Catanea, il quale chiedeva certificati medici per permettere ad alcuni ragazzi di rientrare a scuola dopo malattie come laringiti. Questo però ha dato modo di dimostrare agli inquirenti come la rete di Catanea fosse estesa in tutta la provincia di Viterbo e non solo.
Il pm Roberto Savelli ha affidato alla Questura di Viterbo, con delega alla 3ª Sezione – Reati contro il Patrimonio e contro la Pubblica Amministrazione della Squadra Mobile, il compito di approfondire le indagini.
Gli agenti della Mobile hanno eseguito decine di perquisizioni e acquisito documenti relativi alla posizione di numerose persone “favorite” dal faccendiere Pasqualino Catanea, originario di Vetralla ma domiciliato a Tarquinia.
Oltre a Cardello, stimato medico 61enne, è indagato per concorso in corruzione e falso anche il 57enne Pasqualino Catanea. Il numero degli indagati è aumentato notevolmente e si contano ormai a decine. Molti avrebbero pagato cifre considerevoli per ottenere una corsia preferenziale negli esami diagnostici, e parte di quei soldi – si parla di circa 300 euro a diagnosi – sarebbe finita nelle tasche del primario, almeno secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti.
Le risonanze magnetiche sarebbero state “pilotate” su ginocchia, caviglie e polsi infortunati per ottenere indennizzi più cospicui dalle assicurazioni, che avrebbero poi sollevato sospetti, facendo scattare l’inchiesta. Questo filone dell’indagine si estende anche all’ospedale Andosilla di Civita Castellana.
Secondo le indagini, i “pazienti” di Cardello avrebbero avuto un accesso agevolato agli accertamenti, bypassando il sistema di prenotazione del CUP. In questo contesto, Pasqualino Catanea avrebbe avuto il ruolo di “intermediario”, reclutando clienti per il primario grazie a una rete di contatti su cui gli inquirenti stanno ancora indagando. Il faccendiere avrebbe intercettato vittime di infortuni e sinistri, facilitando loro l’accesso agli esami diagnostici necessari ai fini del risarcimento dei danni.
Sui suoi rapporti con Pasqualino Catanea, il dottor Cardello aveva dichiarato: “Non lo frequento. Non siamo amici e non vado a cena con lui. Il nostro era un rapporto puramente professionale“. Tuttavia, resta il dubbio su quale tipo di rapporto professionale potessero avere, dato che Catanea – con piccoli precedenti penali – risulta essere disoccupato.
La Asl di Viterbo ha messo in ferie forzate il primario e avviato un’azione disciplinare nei suoi confronti. Inoltre, ha richiesto alla Procura di Civitavecchia i documenti necessari per ricostruire il profilo dei presunti illeciti commessi dal dipendente.
Nel frattempo, sono iniziate le prime archiviazioni. Con l’entrata in vigore della nuova legge Cartabia, i reati contestati dalla Procura di Civitavecchia sono perseguibili solo in caso di querela di falso.
Alcune delle assicurazioni colpite dalle presunte truffe hanno presentato denuncia nei vari commissariati, ma in altri casi la procedibilità risulta impossibile. Ad esempio, per i certificati medici emessi in buona fede a studenti per il rientro a scuola (laringiti, febbre, Covid, ecc.), la denuncia dovrebbe partire dai genitori o dalle scuole, ipotesi improbabile e difficilmente sostenibile in tribunale. Soprattutto perché non è stato accertato il dolo e perché le malattie dei ragazzi sono risultate vere.
Per questo motivo, il magistrato Roberto Savelli ha già stralciato diverse posizioni riguardanti medici di base ai quali Pasqualino Catanea si era rivolto per favorire i genitori impegnati nel lavoro.
Resta da capire se il direttore generale della Asl, in via cautelativa, abbia provveduto a sporgere denuncia e se, una volta terminate le ferie forzate, intenda sospendere dal servizio e retrocedere gerarchicamente Paolo Cardello dal ruolo ricoperto presso l’ospedale di Tarquinia.
Intanto il difensore di fiducia di Pasqualino Catanea, avvocato Paolo Pirani, ha rinunciato all’incarico.