Gianni Moscherini ha denunciato alla Corte dei Conti la mancata realizzazione del parco eolico da 300 milioni, una centrale a carbone che ha devastato ambiente e salute pubblica, e una città abbandonata da chi avrebbe dovuto difenderla. Inchiesta sulla fuga di Enel da Civitavecchia, con la complicità del suo ex sindaco. Secondo i dati diffusi dall’Unione Europea la centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia è quella che detiene il record di emissioni in Italia, con 8,1 milioni di tonnellate di CO2 prodotte in un anno.
di Paolo Gianlorenzo
CIVITAVECCHIA – Per anni, Civitavecchia ha respirato il carbone e ingoiato promesse. Ha subito i veleni della centrale Torrevaldaliga Nord e accolto con speranza il grande piano di compensazione promesso da Enel nel 2008: un investimento da 300 milioni di euro per un parco eolico capace di aprire le porte alla transizione energetica e creare sviluppo.
Ma nulla di tutto questo è mai arrivato. L’unica certezza, oggi, è che Enel ha deciso di andarsene. In silenzio, lasciando alle spalle una città più povera, più malata e senza futuro.
E c’è chi quella fuga l’ha resa possibile.
Dalle promesse al silenzio
Quando, nel 2008, Enel riconvertì la centrale da olio combustibile a carbone, lo fece siglando un accordo con il Comune di Civitavecchia – allora guidato da Giovanni Moscherini – che prevedeva misure compensative straordinarie. Tra queste, la realizzazione di un parco eolico sul territorio comunale da 200 MW, con ricadute economiche stimate in oltre 80 milioni di euro e royalties annuali da 2 milioni per le casse comunali.
Una promessa scritta nero su bianco, che avrebbe dovuto rappresentare la prima vera svolta “green” per un territorio martoriato da decenni di inquinamento industriale. Ma l’energia pulita non è mai arrivata.
La svolta del 2015: un favore mascherato da “attualizzazione”
Nel 2015, con l’amministrazione passata in mano al Movimento 5 Stelle, il sindaco Antonio Cozzolino riapre il dossier sull’eolico. Enel risponde che l’accordo del 2008 non ha valore vincolante e che il progetto non è più conveniente economicamente. A sorpresa, la giunta accetta senza combattere.
Il risultato? L’intero impegno da 300 milioni viene sostituito da un assegno da appena 10 milioni di euro, in parte utilizzato per ripianare i debiti di partecipate locali. In cambio, Enel si impegna a fornire colonnine elettriche (finanziate peraltro con fondi statali ed europei), qualche intervento su edifici pubblici e lampioni a led. Il parco eolico, svanito. E con lui, l’occasione per creare posti di lavoro e avviare una vera transizione.
Cozzolino si difende: “Era un progetto irrealizzabile. Volevamo liberarci dal ricatto di Enel”. Ma c’è chi legge in quella “liberazione” un tradimento degli interessi collettivi.

Il danno erariale e l’esposto in Corte dei Conti
A sollevare il caso è proprio l’ex sindaco Giovanni Moscherini, che ha depositato un esposto alla Corte dei Conti del Lazio per presunto danno erariale. Secondo i suoi calcoli, il mancato investimento ha sottratto a Civitavecchia oltre 340 milioni di euro in valore economico diretto e indiretto.
“Con quell’accordo si doveva costruire il futuro della città – accusa Moscherini – e invece si è svenduto tutto. Cozzolino ha permesso a Enel di andarsene senza pagare il conto”. L’ex primo cittadino contesta anche l’assenza di un voto del consiglio comunale su una modifica così rilevante dell’accordo originario.
Una città in ginocchio, tra malattie e disoccupazione
Mentre il dibattito politico si consuma tra accuse e difese, Civitavecchia fa i conti con la realtà: una centrale a carbone che ha compromesso l’ambiente, aumentato l’incidenza di malattie respiratorie, danneggiato irreversibilmente il litorale e lasciato dietro di sé un deserto economico.
La chiusura dell’impianto è prevista entro il 2025, ma il destino dell’area resta incerto. Si parla di un nuovo parco eolico offshore, ma stavolta interamente a carico dello Stato. Enel? Ancora assente. L’investimento, stimato in oltre un miliardo di euro, è tutto sulle spalle del pubblico.
“È una vergogna – tuona ancora Moscherini – voglio una class action per costringere Enel a restituire ciò che ha tolto alla città. Hanno fatto greenwashing sulla pelle dei cittadini”.
Torrevaldaliga Nord, secondo gli ultimi dati prevenienti da Bruxelles, è al primo posto assoluto tra gli impianti italiani per emissioni, nel 2018 ha prodotto infatti 8,1 milioni di tonnellate di CO2: tra le 30 aziende che emettono più gas serra nel Continente, 22 sono impianti termoelettrici e tra questi, la centrale di Torrevaldaliga Nord, oltre ad essere prima in assoluto per l’Italia e al 14° posto tra le aziende con maggiori emissioni climalteranti in Europa.
Nel Lazio, secondo il registro europeo delle emissioni E-PRTR, su 11.409.000 di tonnellate di CO2 derivante da 9 impianti di produzione energetica da fonti fossili, il 78% provengono dalla Centrale Torrevaldaliga Nord di Civitavecchia, l’11,2% del totale nazionale.
Il tempo delle responsabilità
La storia di Civitavecchia è quella di una città sacrificata sull’altare dell’energia, presa in giro da chi prometteva sviluppo e ha lasciato in cambio solo polvere di carbone. Le responsabilità sono chiare: da un lato una multinazionale pronta a fuggire non appena svanisce il profitto, dall’altro una politica locale incapace – o peggio, complice – nel difendere l’interesse collettivo.
Chi pagherà il prezzo di questa disfatta?