Aveva 16 mesi quando fu investita mentre gattonava nel parcheggio dell’asilo, da allora è in stato vegetativo
VELLETRI – Dopo 7 anni di battaglie legali si conclude con la conferma di due condanne il processo d’appello relativo alla vicenda della piccola Lavinia Montebove, investita nel parcheggio dell’asilo nido di Velletri: “I due gradi di giudizio hanno accertato che c’è una responsabilità”, ha dichiarato papà Massimo, “che c’è una maestra che non ha fatto il suo dovere perché in qualche modo si è ‘dimenticata’ nostra figlia, e anche una persona che l’ha investita che probabilmente poteva guidare in maniera più accorta. Non lo dico io, ma due sentenze dei tribunali”. Hanno raccontato i genitori a Storie Italiane in onda su Rai.
E in merito alle modalità di soccorso prestate alla figlia subito dopo l’incidente, la mamma Lara ha spiegato: “Tutti sanno che i traumatizzati non vanno spostati. Bisognava chiamare l’ambulanza dicendo che c’era una bambina in stato di incoscienza, cosa già chiara perché mia figlia non piangeva già più. Sicuramente i soccorsi sarebbero arrivati in fretta e qualificati per una situazione grave come la sua”. Nonostante la sentenza non possa alleviare il dolore dei genitori, loro non si perdono d’animo: “La nostra forza è dovuta al fatto che abbiamo sempre creduto nella giustizia”, hanno aggiunto, “ci siamo sempre supportati a vicenda, con la nostra famiglia, con i nonni che ci hanno aiutato. Abbiamo la fortuna di avere altri due bambini meravigliosi. Il primogenito, Edoardo, che ha fatto 10 anni in questo periodo e una piccoletta che ne farà 5 tra poco, che è stata la nostra sfida, la nostra scommessa dopo Lavinia. Sono due doni del Cielo perché ci aiutano tanto in questa situazione”.
“E poi c’è Lavinia, perché Lavinia è viva”, hanno continuato, “Anche se in questo periodo non sta al massimo. Veniamo da un ricovero molto lungo a gennaio dove è stata sempre in rianimazione e quest’anno purtroppo c’è stato un peggioramento, acclarato anche dai medici del Bambin Gesù”.
Una situazione che richiede sicuramente un sostegno non solo morale, ma anche pratico: “L’aiuto ce l’abbiamo, un po’ di assistenza infermieristica c’è”, ha spiegato Lara, “Abbiamo tante persone che ci sostengono e la famiglia che si è stretta intorno a noi. Quando capitano queste tragedie non cambia solo la vita della persona stessa: si stravolgono tutti gli equilibri. Noi non abbiamo più privacy in casa, per 18 ore al giorno abbiamo qualcuno che ci aiuta e assiste Lavinia. Ma ormai ci siamo abituati”. Ma in questa tragica esperienza, hanno tratto anche il lato positivo: “Lavinia ci insegna ogni giorno che la vita è un dono e va custodita in ogni condizione. Lei continua ad essere un regalo come il primo giorno” ha concluso commossa la mamma.