All’ospedale di Civitavecchia dopo una notte di dolori e un antidolorifico lo hanno mandato a casa ma i medici del vicino ospedale viterbese lo hanno rivisitato e gli hanno salvato la vita
CIVITAVECCHIA – Un episodio che solleva ancora una volta interrogativi sull’efficienza del sistema sanitario locale. È la storia di A.L., un uomo di 38 anni residente a Civitavecchia, che ha rischiato gravi conseguenze a causa di una diagnosi errata al Pronto Soccorso dell’ospedale San Paolo.
Tutto è iniziato domenica sera, quando il paziente si è recato in ospedale con forti dolori addominali. All’accettazione è stato classificato come codice 3, ovvero un’urgenza differibile. Nonostante abbia trascorso la notte tra coliche e dolori lancinanti, il mattino successivo è stato dimesso con una prescrizione di Spasmomen al bisogno e una dieta leggera.
Sembrava che il peggio fosse passato, ma così non è stato.
Nella stessa giornata di lunedì 14 aprile, a fronte del persistere dei dolori e di un peggioramento generale del suo stato di salute, A.L. ha deciso di recarsi al Pronto Soccorso dell’ospedale di Tarquinia. Qui, il quadro clinico è apparso subito più serio.
Una Tac con contrasto ha evidenziato un’occlusione intestinale: una condizione grave che ha richiesto un immediato intervento chirurgico. Il paziente è stato quindi ricoverato e operato d’urgenza.
Dopo due giorni di degenza post-operatoria, A.L. è stato dimesso nella giornata di ieri, con una prognosi di dieci giorni.
Un epilogo positivo, certo, ma che lascia l’amaro in bocca: se il secondo parere medico non fosse stato cercato tempestivamente, le conseguenze avrebbero potuto essere ben più gravi. Un caso che evidenzia come, anche oggi, errori di valutazione possano mettere a rischio la salute dei cittadini. Questa volta a prevalere è stata la buona sanità, ma solo per un colpo di fortuna. E non dovrebbe mai essere così.