Era stato proprio Bergoglio a modificare l’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis
ROMA – Nuove disposizioni per le esequie papali. Era stato proprio Papa Francesco a voler semplificare diversi passaggi, e così proprio lo scorso novembre aveva provveduto ad una nuova edizione dell’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis, dedicato alle esequie del Romano Pontefice, cioè il rito con il quale la santa madre Chiesa raccomanda il suo Pastore defunto a Dio.
Tra le novità niente più triplice bara né esposizione della salma su un catafalco.
Papa Francesco lo aveva dichiarato in più occasioni: per il suo funerale desidera una cerimonia semplice, “con dignità, ma come ogni cristiano”.
Tra le principali novità introdotte, vi sono la deposizione immediata del corpo del defunto Papa all’interno della bara, l’esposizione ai fedeli nella bara aperta e l’eliminazione del trittico di feretri (cipresso, piombo e rovere). È stata inoltre introdotta una nuova prassi: il rituale da seguire nel caso in cui la sepoltura sia richiesta in un luogo diverso dalla Basilica Vaticana.
L’ultima revisione dell’Ordo era stata fatta nel 1998 da san Giovanni Paolo II e pubblicata nel 2000. Era stata utilizzata per la prima volta sette anni dopo, proprio per i funerali di Wojtyla.
Bergoglio ha chiesto esplicitamente di “semplificare e adattare alcuni riti in modo che la celebrazione delle esequie del Vescovo di Roma esprimesse meglio la fede della Chiesa in Cristo Risorto perché le esequie del Romano Pontefice sono quelle di un pastore e discepolo di Cristo e non di un potente di questo mondo”.
Sono state mantenute le tre “stazioni” classiche, quella nella casa del defunto, quella nella Basilica Vaticana e al luogo della sepoltura.
Tra le novità più rilevanti c’è anche la semplificazione dei titoli pontifici, limitati nelle premesse a Pontifex Romanus e al trittico Papa, Episcopus e Pastor.
Durante la terza stazione, quella “nel luogo di sepoltura”, la bara verrà trasportata al sepolcro dove sarà tumulata. In questa fase sarà evitata la tradizionale deposizione del corpo e la chiusura della bara di cipresso all’interno di una seconda di piombo e una terza di rovere.
Un altro elemento innovativo riguarda l’introduzione delle indicazioni necessarie per l’eventuale sepoltura in un luogo diverso dalla Basilica Vaticana. Papa Francesco ha rivelato di aver scelto la sua tomba nella Basilica di Santa Maria Maggiore, in segno della sua grande devozione alla Salus Populi Romani.
Il velo bianco
Prima della cerimonia di oggi, ieri sera, un velo di seta bianca è stato adagiato sul volto del santo Padre. È uno dei momenti più commoventi e significativi del rito di chiusura della bara del Pontefice defunto, consuetudine antica che hanno conosciuto tutti i predecessori di Francesco. Il gesto di un momento privato e intimo, lontano dalle telecamere, si è ripetuto anche ieri sera, prima della chiusura del feretro. La bara di legno rivestita in zinco, inoltre, è stata prima sigillata e poi al suo interno è stato inserito un sacchetto contenente le monete coniate durante il suo pontificato e una copia del rogito, un documento che riassume la vita e le opere del Papa. Il gesto dell’adagiare il velo di seta bianca sul volto del Pontefice ha una forte valenza simbolica, dal valore spirituale e storico radicato nella tradizione della Chiesa cattolica. Il velo, infatti, rappresenta la transizione dalla vita terrena alla dimensione spirituale: il volto del Papa è sottratto alla vista dei vivi, gli occhi del defunto smettono di vedere la luce del mondo in attesa di vedere quella di Dio. Il velo, inoltre, sul piano laico – ma nel caso del Vicario di Cristo in terra in senso sacrale – richiama un’usanza comune nei secoli passati, quando i defunti venivano coperti per preservare la loro dignità. Il volto di Papa Francesco, per dodici anni esposto agli occhi del mondo, viene ora celato, a simboleggiare che la sua missione terrena si è conclusa.