Un vero viterbese che ci ha sempre emozionato con le sue parole e ha fermato il tempo con le sue foto.
Ogni suo scatto esprime un sentimento un qualcosa che ti stringe la gola e ti avvolge il cuore.
Sensazioni che oggi lui prova ad ogni messaggio immagine o video che tutti i suoi familiari ed amici gli trasmettono.
Lontano dalla sua terra in uno spazio enorme dentro e fuori, che probabilmente ci fa rendere conto quanto siamo piccoli e nello stesso tempo grandi in un mondo che forse non ci appartiene.
Vogliamo far conoscere ai nostri lettori la grande sensibilità del nostro cittadino, Bruno Pagnanelli, tramite le sue parole scritte nella sua pagina Facebook.
Mi scendono le lacrime e non so come fermarle.
Ogni messaggio che mi arriva è come fosse una spremuta per il cuore, un abbraccio all’anima, come una carezza infinita. Sono iniziati da stamani, alle 6, alla vostra ora di pranzo.
Mi sono svegliato e ho trovato il telefono pieno.
Ho pensato che ho una famiglia meravigliosa, amici incantevoli ma smettetela, vi prego.
Non posso farcela, sono da solo, indifeso in uno spazio enorme, dentro e fuori, che mi ricorda quanto io sia piccolo e lontano. Ed è un continuo, da tutte le parti.
Sul telefono, sulla posta, su wattsup, su telegram, sulla messaggeria di Facebook.
Mi dicono: ci siamo, guarda qui, và che bello, lo vedi? sono arrivati.. e mi mandano foto, audio, messaggi,” mò te mando què, te lo fo vede, t’è arrivato?.. “
Oggi è il giorno della mia città, Viterbo la vedo con i vostri occhi, con le vostre parole e la sento tutta, la sento addosso, come fosse ancora mia.
E’ mia. Anche da qui.
Oggi è il giorno che ho sempre visto da fuori e che poi ho potuto vedere da dentro.
Oggi “sei di Viterbo”.
Oggi sei suo e lei è tua.
Non ha importanza chi siate e cosa facciate, è il giorno delle radici, dove ogni male viene dimenticato, dove si condonano odio e debolezze e ogni ricordo per chi si è amato, riaffiora con il suono della banda. Dove brividi e lacrime si incontrano, le mani si stringono e gli abbracci pesano come macigni.
E’ il giorno dove bianco e luce vincono il buio e dove il “solito” mare diventa oceano, dove passione e gioia si mischiano, come paura e meraviglia. Ed è il giorno in cui diventiamo davvero città, dove quel gruppo che ho conosciuto e che adoro, riesce a dimostrare che insieme si fanno cose che altri non fanno.
Sono appena tornato, ho comperato un tostapane, una macchina per il caffè. Sono stato attento agli stop, alle precedenze, ai semafori ma avevo il cuore da un’altra parte. Non volevo, poi mi è arrivato un messaggio più forte degli altri. Qualcuno che conosce lo stato d’animo di uno di quegli uomini con la fascia rossa.
Lui è un fratellino per me.
Te lo dico mentre sarai pronto per sollevarla. Alle 21 e 15 in punto Alessio.
Guardalo sempre quel davanzale Alessio.
Guardalo, prima di andar via con gli altri vestiti di bianco.
Alza la testa a guardare.
Lei è lì che ti guarda e ti abbraccia ancora. Ed è orgogliosa di te.
Buon lavoro. Buon tutto.
Poi me la racconterete di nuovo. Adesso stacco, non ne posso più.