Viterbo – “Per far rivivere il centro storico serve la provincia, ma mancano servizi di qualità”

Per molti, il ritorno degli uffici comunali in centro non sarà altro che “una goccia nel mare” e serviranno misure più radicali per invertire la tendenza

VITERBO – “L’unica soluzione, per tornare a veder crescere la città, è far sì che gli abitanti della provincia ritornino a frequentare il centro storico”. Si torna a parlare del capoluogo della Tuscia, la Città dei papi, e stavolta, a parlare, sono dei professionisti del terzo settore, radicati nel cuore di Viterbo che da oltre 20 anni esercitano la loro professione.

Il concetto principale che ci esprimono è qualcosa di semplice, ma che in molti sottovalutano ancora: “Il centro storico deve offrire più servizi e devono essere servizi di qualità”. Di che tipo di servizi parliamo? Ovviamente di servizi di intrattenimento, food e beverage. “In ogni città – ci spiegano ancora – è la movida, quella buona, a fare la felicità degli esercizi commerciali. Per Viterbo non è sufficiente il turismo perché il turista è generalmente quella persona che visita musei, chiese, può fermarsi per mangiare un panino, ma difficilmente spenderà grandi somme”.

A spendere, invece, sono gli stessi abitanti. Coloro che vivono realmente la città e che poi, tornano in centro “per mettersi in mostra”, o per incontrare qualcuno, per una cena in compagnia, per un appuntamento romantico. “Tutta la provincia cerca questo, ma ormai, essendo il centro di Viterbo sempre più scarno di servizi, preferisce dirigersi a Terni o a Roma, in cerca di qualcosa da fare”.

Il nocciolo della questione è in gran parte legato anche alla crescita della povertà e la diminuzione del reddito pro capite viterbese, che comporta un “degrado” – in senso lato – della qualità dei servizi offerti. Se proliferano luoghi come kebab, piccoli negozi di alimentari, parrucchieri da poche decine di euro e altri negozi simili, è perché la spesa media continua vertiginosamente a scendere, trasformando nel tempo il tessuto economico cittadino, che vedrà sempre meno servizi, ed esercizi commerciali, in grado di attrarre la sopraccitata movida.

Invertire la tendenza è chiaramente possibile, ma in tempi di crisi nazionale non è ovviamente semplice. Farlo richiederebbe uno sforzo reale e congiunto tra amministrazione, enti e cittadini. Qualcosa di simile si è visto nel piccolo comune di Grotte di Castro, dove la giunta ha recentemente presentato un bando che vuole mettere l’amministrazione al centro del dialogo tra domanda e offerta di locali commerciali. Un ruolo da intermediario fondamentale in un periodo storico così critico.

“Il ritorno degli uffici comunali in centro sarà sicuramente una nota positiva – ci spiegano, riferendosi ai recenti annunci da parte dell’amministrazione – ma non saranno quei 40-60 dipendenti comunali, presenti principalmente solo la mattina, a fare la differenza. Sarà una goccia nel mare”.

Uno slancio potrebbe essere dato, secondo le persone da noi intervistate, dallo street food. Non eventi una tantum, ovviamente, che potenzialmente non fanno altro che ridurre la clientela dei già presenti ristoranti del centro, ma esercizi di somministrazione vera e propria. “Lo street food, così come lo slow food sono stati la chiave di volta per molte località – ci spiegano ancora – Questo perché sono in grado di attrarre persone e ‘trattenerle’ sul luogo. Allo stesso modo servirebbero più bar e locali di qualità. Ce ne sono troppo pochi per essere un capoluogo di provincia e in molti dei presenti non c’è neanche spazio per sedere”.

Ora, in molti attendono l’apertura di alcuni specifici locali nel centro storico. Parliamo ovviamente di Schenardi, la quale apertura si prospetta “entro la fine dell’anno” e il locale dedicato allo slow food che troverà spazio in piazza delle Erbe, dove era un tempo la gelateria e yogurteria “Gelart”. Sulla questione, tuttavia, tutti coloro che abbiamo ascoltato sono concordi: “Non saranno una bacchetta magica, è bene precisarlo, perché in troppi sembrano riporre in queste aperture fin troppa speranza (amministrazione compresa, ndr). Quello che è certo è che la direzione giusta è questa e deve essere intrapresa prima che anche il Corso e le zone limitrofe possano svalutarsi troppo, permettendo anche qui la nascita di esercizi ‘più economici’, cosa che trasporterebbe anche quest’area in una spirale economica al ribasso davvero pericolosa”.