Madre e figlioletta italiane costrette a vivere nascoste a Il Cairo, telefonata al ministro Tajani

Il Ministro degli esteri già dieci mesi fa aveva detto che avrebbe seguito la vicenda, ma ad oggi, dopo due anni, c’è una bambina che non ha più visto la luce del sole e una donna perseguitata e vittima di abusi

EGITTO – Costrette da due anni a vivere barricate in un appartamento a Il Cairo, come in un bunker, per sfuggire alla implacabile persecuzione del loro aguzzino, l’ex marito della donna e padre della sua figlioletta  di due anni.

Ad occuparsi del caso Le Iene nella puntata del 20 maggio.

“Siamo perseguitate, abbiamo paura è un uomo violento“, racconta la ventiseienne originaria di Sanremo, Nessy Guerra.

Tramite la sua pagina social, l’uomo lancia castighi e maledizioni, arrivando perfino a minacciare il governo italiano, che secondo le sue farneticazioni dovrebbe dargli 30 milioni di euro di risarcimento danni per “liberare” le due donne altrimenti “possono anche restare altri vent’anni”.

Nonostante i suoi deliri religiosi, l’uomo è nato e cresciuto in Italia da madre italiana e padre egiziano residente in Italia, e non sarebbe neanche musulmano, “il signore ha sottomesso tutte le creature al mio comando” dichiara nelle sue farneticazioni.

A seguirlo nelle sue pazzie la madre, divorziata da anni dal padre.

Nessy e Tamer si conoscono qualche anno fa a Genova dove lui aveva un’attività.

Eravamo molto in sintonia, anche se i momenti di passione si alternavano a quelli di gelosia. Lui era un manipolatore, mi ha ammaliato. Mi è mancato qualcuno che mi dicesse fermati“.

Quattro anni fa la vacanza in Egitto a Hurgada, si innamorano de posto e decidono di andarci a vivere, anche se per farlo devono sposarsi, come prevede la legge locale. “Stavamo bene, lavoravamo e stava anche per arrivare un bambino, visto che ero incinta”.

All’improvviso la trasformazione. “Pensava di essere seguito, sentiva delle voci, soffriva di manie di persecuzione. Ogni giorno peggio”. Racconta Nessy.

Poi l’uso di droga, l’uomo torna a casa sempre stravolto, dopo un periodo in una comunità arriva il delirio della fede, dichiara fedeltà alla Sharia e si dichiara “illuminato”.

“Non potevo più uscire di casa, la vita felice era finita e iniziava la mia vita di prigioniera”.

Il padre dell’uomo prova ad intervenire, come fatto più volte, ma Tamer è sempre più fuori controllo, ed inizia anche ad essere violento con la moglie e la piccola.

La donna, sfinita, una sera tenta la fuga.

“Sono andata all’aeroporto per tornare in Italia e lì ho trovato lui e sua madre“.

La donna si rivolge al consolato, ma Tamer se la prende anche con il console italiano Federico Novellino e sempre nei suoi video lo accusa di aver firmato un passaporto con un nome falso, quello della sua bambina.

Infine avvia una campagna diffamatoria nei confronti di Nessy accusandola di prostituzione e adulterio, due reati gravissimi in Egitto, presentandosi in tribunale con foto e video di lei nuda, che assicura Nessy essere di quando stavano insieme a Genova.

“Lui diceva che facevo la prostituta on line”. E così viene arrestata per alcuni giorni.

Da qui la decisione di lasciare Hurgada e trasferirsi a Il Cairo una megalopoli da 25 milioni di abitanti dove sperano di non essere trovate.

Ma anche qui ricomincia l’incubo. Lui prova più volte a portarle via la piccola, tra le fitte stradine, la donna si nasconde in alcuni negozi, ma Tamer imperterrito prosegue a farle le poste per ore, arrivando addirittura ad offrire ricompense con tanto di foto di lei e la piccola.

“Siamo dovute scappare di notte” perché anche qui ci aveva trovato.

Infine la decisione di non uscire più di casa, la piccola non ha mai visto la luce del sole e le tapparelle sono abbassate.

Nel 2024 il ministro degli esteri Antonio Tajani si era occupato del caso.

“Una vicenda che ci sta molto a cuore” aveva dichiarato a luglio, ma dopo quasi un anno nulla è stato fatto.

Con l’inviata de Le Iene riprovano a contattarlo con un video messaggio al cellulare.

Buonasera sono Nessy Guerra, conosce la mia situazione, noi siamo sempre qua ed è straziante, mia figlia è privata della vita, non può uscire, non può andare a giocare, non può andare all’asilo, viviamo con la paura costante. Siamo logorate”.

Dopo qualche minuto arriva la telefonata del portavoce del Ministro che afferma di essere al lavoro per risolvere la situazione.

“Lo abbiamo sempre fatto per tutti, figuriamoci per chi ha passaporto italiano. E’ nostro dovere farlo“.

“Vogliamo tornare in Italia qui siamo perseguitate da un pazzo” conclude la donna.

La storia, che ha commosso il pubblico, solleva interrogativi sulla sicurezza delle donne e sull’efficacia delle istituzioni nel tutelarle, soprattutto oltre confine,  evidenziando le difficoltà di ottenere protezione in un contesto internazionale e le lacune nei sistemi di supporto per le vittime di abusi.