Viterbo – Per tre giorni cittadini ignari hanno bevuto acqua non potabile. E non è la prima volta

Ennesimo grave ritardo nella comunicazione che sottolinea come il sistema sia fallace e altamente pericoloso per la salute dei viterbesi, in particolare i più piccoli

VITERBO — Per almeno tre giorni, tra il 13 e il 16 giugno 2025, migliaia di cittadini nei quartieri Santa Barbara, Ellera, Paradiso e località La Quercia hanno bevuto acqua contaminata senza saperlo. È quanto emerge dall’ultima ordinanza firmata dalla sindaca Chiara Frontini, dopo la comunicazione della Asl di Viterbo che segnalava la presenza di enterococchi oltre i limiti di legge nella rete idrica alimentata dal serbatoio Settecannelle.

L’allarme è scattato ufficialmente solo ieri – lunedì 16 giugno – quando il Comune ha ricevuto e protocollato la comunicazione inviata dalla ASL il precedente venerdì 13 giugno. Nel frattempo, l’acqua è rimasta regolarmente in uso per fini alimentari, senza alcuna misura cautelativa imposta ai residenti.

“L’acqua erogata potrà essere utilizzata esclusivamente per igiene domestica (lavaggio denti esclusi) e, previa bollitura per almeno 10-15 minuti, per la preparazione di alimenti”, si legge nell’ordinanza sindacale n. 26.

Un sistema che non funziona

La sindaca Frontini, nel comunicato diffuso alla cittadinanza, non ha nascosto il disappunto:

“Gli episodi di non potabilità iniziano a susseguirsi con troppa frequenza, e vanno indagate le cause e anche la modalità di trasmissione. Come ho già avuto modo di scrivere formalmente, la trasmissione dei dati al Comune e a Talete non è efficace, per provvedimenti che vanno adottati nell’immediato, a tutela della salute della popolazione interessata”.

Non è la prima volta che si verifica un episodio simile. Già il 12 maggio 2025, poco più di un mese fa, si era verificata una situazione analoga. Anche in quel caso, la sindaca aveva lamentato gravi ritardi nella trasmissione delle informazioni sanitarie da parte di ARPA e ASL:

Allo stesso tempo, ho chiesto formalmente alla Asl di Viterbo di provvedere con maggiore sollecitudine alla trasmissione dei dati al Comune, e a Talete, in maniera da adottare nell’immediato i provvedimenti del caso a tutela della salute della popolazione interessata. Ricordo che i risultati delle analisi chimiche – effettuate da Arpa Lazio lo scorso 5 maggio e trasmessi dalla stessa Arpa Lazio in data 8 maggio alla Asl, sono stati notificati solo oggi al nostro protocollo generale.”

Responsabilità e trasparenza

Il gestore idrico Talete, già sotto pressione per una lunga serie di criticità gestionali, è ora chiamato a intervenire con urgenza per riportare i livelli di contaminazione sotto i limiti di legge. Ma il problema va oltre la singola emergenza tecnica: riguarda la filiera della comunicazione istituzionale e l’efficacia di un sistema che dovrebbe garantire sicurezza immediata in caso di rischio microbiologico.

La popolazione resta intanto in attesa di nuove comunicazioni e della revoca dell’ordinanza, che verrà emessa solo quando i parametri torneranno nella norma.

Approfondimento: cosa sono gli enterococchi?

Si tratta di batteri di origine fecale, indicatori della possibile presenza di contaminazione biologica dell’acqua. La loro presenza oltre i limiti è considerata un rischio sanitario, specialmente per le persone più fragili (anziani, bambini, immunodepressi).

Cosa prevede la legge?

Il Decreto Legislativo 18/2023, che recepisce la direttiva UE 2020/2184, stabilisce valori di riferimento stringenti per la qualità dell’acqua potabile, tra cui la completa assenza di enterococchi in 100 ml d’acqua.

Conclusione

Due casi in poco più di un mese. Stessi ritardi, stesso schema: analisi positive alla contaminazione, comunicazioni tardive, reazione amministrativa solo dopo giorni. Il sistema di controllo e intervento mostra falle gravi, e la popolazione è ancora una volta l’anello debole.

Un’inchiesta amministrativa indipendente, così come una verifica puntuale dei flussi tra ARPA, ASL, Comune e Talete, appare ormai imprescindibile.