“Megan non voleva essere dimenticata” l’artista circense Niemen racconta il suo amore per la giovane moglie deceduta

La perdita della giovane moglie, neanche trentenne, progetti di vita insieme, sogni, speranze, spezzati in un attimo. Un dolore straziante per l’artista circense Maverik Niemen, che, ad un anno dalla scomparsa della sua compagna di vita, Megan Intruglio, anch’essa stella del circo, ha voluto dedicare a lei il libro della loro storia d’amore, uno dei gesti più intensi e profondi, affinché Megan non venga mai dimenticata.

La nostra storia d’amore: In Memoria di Megan è un libro che parla della relazione di due ragazzi che attraversano le tempeste della vita, fatta di dolori, battaglie e coraggio.

Una storia d’amore che non si spezza nemmeno davanti all’inimmaginabile.

Con Maverik abbiamo approfondito i temi contenuti nel volume, i pensieri, i messaggi che lo stesso vuole lanciare.

 Da cosa è nata l’esigenza di scriverlo?

C’è un motivo molto personale dietro questo libro. Megan aveva una paura profonda: quella di essere dimenticata. Non tanto dalle persone care che aveva vicino, ma col passare degli anni, quando il tempo comincia a cancellare le tracce.
Io non potevo permetterlo.
La nostra è stata una storia d’amore intensa, profonda, a tratti quasi cinematografica. Non perfetta, ma vera. E ho sentito il bisogno di metterla su carta per darle forma, voce, memoria.
Perché ciò che abbiamo vissuto, anche se magari agli occhi degli altri non sempre era visibile, per noi era tutto.
Questo libro è il mio modo di dire: “Megan, tu non sarai dimenticata.”
E se un giorno anche solo un bambino, uno sconosciuto, aprirà questo libro e leggerà il suo nome… allora lei continuerà a vivere anche lì.
Per me questo è il senso: trasformare il dolore in memoria, e l’amore in qualcosa che resta.

Nel libro emerge con forza la passione per l’attività circense . Cos’è per te il circo e cosa è stato per Megan?
Il circo è il luogo dove io e Megan siamo nati, cresciuti e dove ci siamo incontrati. È stato la nostra scuola di vita, la nostra casa, e il primo palcoscenico su cui abbiamo imparato a esprimerci davvero per quello che eravamo.
Abbiamo condiviso emozioni, sacrifici, viaggi infiniti e tanti applausi. E oggi, quella passione continua a vivere attraverso di me. Attualmente mi esibisco in uno dei circhi più prestigiosi d’Europa: il Circo Charles Knie, in Germania.
Il circo è molto più di uno spettacolo: è numeri audaci, vita nomade, amicizie profonde, grigliate sotto le stelle, notti di prove, sogni e grandi fatiche.
È un mondo affascinante, ma non privo di difficoltà. Oggi più che mai il circo affronta un periodo complesso, tra cambiamenti culturali e nuove sensibilità. Tuttavia, credo fortemente che possa evolversi e ritrovare il riconoscimento che merita, pur restando fedele alla sua anima.
Esistono tante vie nel mondo dello spettacolo, ma poche riescono a trasmettere l’intensità e l’emozione che si provano entrando in una pista circense.

Parte dell’incasso sarà devoluto alla ricerca sul cancro. Come mai questa scelta?
Ho deciso di donare parte dell’incasso del libro in beneficenza perché questa scelta nasce da un’esperienza vissuta in prima persona, nel momento più difficile della nostra vita.
Quando Megan si è ammalata, abbiamo cominciato a frequentare ospedali. Io stavo bene, lei no. E proprio stando al suo fianco, da sano, ho realizzato quanto sia preziosa, e fragile, la salute. Quando ti trovi davanti a un letto d’ospedale, il denaro, le preoccupazioni quotidiane, tutto passa in secondo piano. L’unico desiderio che rimane è stare bene.
Ho visto la mia compagna soffrire, e insieme a lei ho visto bambini lottare tra la vita e la morte. In quei corridoi d’ospedale mi si è aperto un mondo. Avevo pensato persino di travestirmi da supereroe, per portare un sorriso, un attimo di leggerezza a quei piccoli pazienti.
In quel periodo ogni nostra energia e risparmio era dedicata a lei. Ma dentro di me è cambiato qualcosa.
È nata una consapevolezza nuova: che chi soffre, chi lotta ogni giorno per vivere, merita tutto il supporto possibile. E che ci sono persone, come gli infermieri che ogni giorno cercavano di far sorridere Megan, che meritano ogni riconoscenza.
Donare per me è questo: è dire grazie. È ridare un po’ del bene che abbiamo ricevuto, e contribuire, anche solo in parte, a migliorare la vita di chi sta lottando.
Ogni anno farò la mia parte. E se questo libro può aiutare anche solo una persona in più, allora avrà avuto un senso ancora più profondo.