L’ex campione di Rugby torna a chiedere pena certa per il cacciatore che ha sparato dentro la sua proprietà
NEPI – Asina uccisa nella proprietà di Andrea Lo Cicero. Era l’8 novembre 2020, quando Zaira, questo il nome della povera bestiola, è stata colpita dal proiettile di un cacciatore nella fattoria che l’ex campione di rugby ha creato per la pet-therapy di bimbi diversamente abili.
A pochi metri anche la sua abitazione, nella frazione di Umiltà. A finire a processo un 80enne del posto che ha raccontato di aver sparato “ai cinghiali” anche se all’interno della proprietà di Lo Cicero, completamente recintata, non vi era traccia di ungulati.
Un proiettile che avrebbe potuto colpire lui, sua moglie e suo figlio che in quel preciso momento hanno assistito alla scena. “Eravamo nella traiettoria di tiro, quindi avrebbe potuto prendere anche noi. Quando mi sono avvicinato a quest’uomo che si trovava al di là della mia recinzione si è rivolto con strafottenza “Non te preoccupà te la ripago sta bestia”, parole che mi hanno lasciato basito”.
Da qui la sua denuncia per tentato omicidio e omicidio, e con lui oltre 200 associazioni animaliste costituitesi parte civile.
In questi giorni è proseguito l’ascolto dei teste al Tribunale di Viterbo, ma quello che vuole Lo Cicero è una pena esemplare e in tempi brevi, visto che sono già passati cinque anni.
“Quello che voglio è che venga punito, non mi interessano i soldi, Zaira era come una figlia per me ed io e la mia famiglia ancora stiamo soffrendo”.
Venerdì scorso è stato ascoltato il genero dell’imputato e il 24 ottobre saranno sentiti gli ultimi testimoni prima dell’udienza finale e della discussione.
“Ci sarà l’esame dell’imputato e la discussione incentrata all’accertamento del reato di crudeltà. Questo sarà l’argomento prevalente prima di giungere a sentenza“, le parole dell’avvocato di Lo Cicero, Visco.
Di questi giorni la sentenza pronunciata dal tribunale di Fermo che ha costretto un cacciatore al pagamento di una maxi-multa da 45mila euro a titolo di risarcimento per aver ucciso un cane, nel 2023, scambiandolo per un cinghiale.
“In due anni la proprietaria di questo cane ha visto la conclusione del processo, io sono quasi cinque anni che aspetto, voglio vedere quanto tempo ancora ci vorrà prima che sia scritta la parola fine”.
Nel frattempo, a maggio di quest’anno, il Senato ha approvato in via definitiva una nuova legge che inasprisce le pene contro chi maltratta e uccide gli animali che passa da un massimo di due anni a tre di reclusione. Vedremo cosa succederà.