ROMA – La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per truffa in relazione ai terreni destinati alla costruzione del futuro termovalorizzatore di Santa Palomba. La notizia, anticipata da La Repubblica, segna un nuovo sviluppo nelle indagini della Guardia di Finanza, avviate dopo la denuncia presentata dal comitato Ust Uniti per la salvaguardia del territorio.
Al centro dell’inchiesta c’è l’acquisto dei lotti da parte di AMA S.p.A., la municipalizzata dei rifiuti di Roma, che ha versato circa 7,5 milioni di euro per un’area che, secondo i denuncianti, avrebbe un valore di mercato sensibilmente inferiore. AMA, in questa vicenda, risulta parte lesa.
L’attenzione dei magistrati si concentra sulle perizie estimative redatte dal geometra Umberto Linari, incaricato da AMA di valutare i terreni. Secondo quanto emerso da un servizio della trasmissione Report (Rai 3), le perizie sarebbero state non asseverate, cioè prive del giuramento formale che ne certifica la veridicità.
Un dettaglio tutt’altro che marginale, considerato che le stime di Linari risultano quasi doppie rispetto a quelle elaborate in precedenza dall’architetto Daniele Impallara, anch’egli consulente AMA. Questa discrepanza ha indotto la Procura a ipotizzare il reato di truffa e a verificare se eventuali pressioni o conflitti d’interesse abbiano influito sulle valutazioni.
A complicare ulteriormente il quadro è il legame familiare tra Linari e Massimo Ortolani, imprenditore attivo nel settore ambientale del Lazio e padre di Luca Ortolani, presidente della società Ecosystem S.p.A..
Massimo Ortolani era già stato coinvolto in un’altra inchiesta della Procura di Roma, nota come la “truffa del Dash”, riguardante presunti illeciti nello smaltimento e nel riciclo dei materiali. Una circostanza che, pur non implicando automaticamente irregolarità nel caso Santa Palomba, spinge gli inquirenti a verificare possibili connessioni o influenze.
Fino a questo momento, né AMA né Linari hanno ricevuto notifiche formali di indagine. L’azienda capitolina ha difeso la regolarità delle procedure, sostenendo che tutte le perizie siano state affidate a professionisti abilitati e condotte “nel pieno rispetto della normativa vigente”.
Tuttavia, l’apertura del fascicolo segna un passaggio cruciale: la Procura intende accertare se vi sia stata una sopravvalutazione dolosa dei terreni e, in caso positivo, chi possa averne beneficiato.
Il caso del termovalorizzatore di Santa Palomba rappresenta un banco di prova per la credibilità della governance ambientale romana. Mentre l’impianto è presentato come una soluzione strutturale al problema dei rifiuti della capitale, la vicenda delle perizie riaccende i riflettori su una zona grigia fatta di incarichi tecnici, consulenze e interessi privati che si intersecano con decisioni pubbliche.